Il naso etrusco di Elly Schlein
Analisi di Ben Cohen
(traduzione di Yehudit Weisz)
Elly Schlein
“Allora il Signore Dio disse a Mosè: Tutti gli ebrei avranno il naso lungo.”
Per secoli, in una forma o nell'altra, questa perfida frecciatina da campo da gioco è stata rivolta contro gli ebrei. Mentre l'antisemitismo di solito implica affermazioni diffamatorie sul comportamento ebraico - doppia lealtà, dominio finanziario e temi simili - l'odio si è esteso anche alla presunta fisionomia ebraica, con i suoi stereotipi di enormi nasi adunchi, di voci stridule ed nervose e di corpi bassi e tarchiati. Molte delle caricature di ebrei propagandate dai nazisti accentuavano queste presunte caratteristiche. Come gli altri tropi sul potere finanziario e politico ebraico, quelli che si basano sulla bruttezza fisica ebraica sono continuati per tutto il dopoguerra. Sono pericolosi per la stessa ragione per cui sono pericolose altre espressioni di antisemitismo, in quanto trasmettono non solo un messaggio di sinistra alterità ebraica, ma l'idea che gli ebrei siano in qualche modo meno che umani. E per i nazisti, ovviamente, l'affermazione che gli ebrei fossero subumani, untermenschen , era la chiave della loro ideologia. Tuttavia, in linea con la traiettoria dell'antisemitismo del dopoguerra, le affermazioni sugli ebrei che molti speravano fossero state spazzate via con la sconfitta dei nazisti sono persistite, riapparendo nei luoghi più inaspettati. Come una conferenza stampa tenuta all'inizio di febbraio da una donna che, la scorsa settimana, è stata eletta alla guida del Pd, la principale opposizione di centrosinistra italiana.
Elly Schlein è una 37enne con doppia nazionalità italo-statunitense, sua madre è italiana e suo padre è un ebreo americano. Nel 2008 e nel 2012, Schlein aveva lavorato a Chicago come volontaria per le campagne elettorali dell'ex Presidente Barack Obama. Nel 2013 si è trasferita in Italia, unendo le forze con un gruppo di fuoriusciti dall’estrema sinistra che cercavano di spodestare la leadership centrista del partito. Domenica scorsa ci sono riusciti, quando inaspettatamente Schlein ha sconfitto con il 54% dei voti il suo rivale di partito, Stefano Bonaccini. Dato che l'Italia è governata da un partito ultranazionalista, Fratelli d'Italia (FdI), è lecito ritenere che un Paese la cui storia recente illustra bene i pericoli della polarizzazione, con l'elezione di Schlein sia destinato a proseguire su questa strada. Il parallelo più ovvio per il PD sono i cinque anni trascorsi dal Partito Laburista britannico sotto il suo leader di estrema sinistra, Jeremy Corbyn, eletto nel 2015 e il cui mandato si è concluso in modo ignominioso con la schiacciante sconfitta del Labour nelle elezioni generali del 2020. Ciò che ha segnato il periodo di Corbyn sono state le accuse ricorrenti di antisemitismo nei ranghi del Labour con cadenza quasi quotidiana. Se Schlein imporrà un simile insieme di ossessioni al PD è ancora una questione aperta, ma le previsioni sono preoccupanti.
Il che mi riporta a quella conferenza stampa.
A Schlein era stato chiesto cosa pensava del vergognoso insulto ricevuto online, in cui la si prendeva di mira perché ha una compagna, perché è cresciuta in una casa benestante e perché suo padre è ebreo, e di qui l’origine del suo naso lungo e arcuato. Schlein ha iniziato il suo intervento denunciando “l'esercito di odiatori... che partono dal mio naso e dal mio cognome per esprimere vili sentimenti antisemiti.” Ma, ha continuato, “per quanto io sia orgogliosa del lato ebraico della mia famiglia paterna, io non sono ebrea, perché come sapete, questo si tramanda attraverso la linea materna.” Poi, riguardo agli insulti al suo naso, ha detto: “Ma la cosa più folle è il dibattito sul mio naso”, ha detto ai giornalisti riuniti. “Perché non è un 'naso ebreo Schlein' che ho ereditato da mio padre, come scrivono i razzisti sul web? Perché è un naso tipicamente etrusco.” C'è molto da evidenziare qui, in primis la determinazione di Schlein a negare di essere ebrea nello stesso istante in cui condanna l'antisemitismo. Tecnicamente, ovviamente, lei ha ragione: in termini di halachah, legge religiosa ebraica, lei non è ebrea. Secondo però la definizione di ebreo delineata nelle famigerate leggi razziali naziste, lei lo è sicuramente - e di conseguenza avrebbe diritto alla cittadinanza israeliana ai sensi della Legge israeliana del ritorno. Dato che il contesto di questa discussione era l'incitamento all’odio antisemita e non un seminario accademico sull'identità ebraica, la definizione nazista era certamente più pertinente di quella halachica . Se avesse voluto condannare gli antisemiti senza prendere le distanze dalle sue origini ebraiche, Schlein avrebbe potuto dire: “Sebbene io non sia considerata ebrea dal punto di vista religioso perché mia madre non è ebrea, per quanto riguarda gli antisemiti, io sono del tutto una ebrea, e vittima nello stesso modo del pregiudizio e del fanatismo che gli ebrei hanno subito nel corso della storia.”
Quelle parole, o qualcosa di simile, avrebbero avuto il vantaggio di essere sia veritiere, sia una clamorosa dichiarazione di solidarietà con le vittime dell'antisemitismo. Invece la formulazione delle obiezioni di Schlein suggeriva che le frecciate antisemite che aveva affrontato non avevano davvero senso perché dopotutto non è ebrea, ed è questo che la infastidiva. L'implicazione a questo punto è che questi commenti sarebbero più condivisibili se fossero diretti a un individuo con due genitori ebrei. Poi c'è la descrizione del suo naso come “etrusco.”
Quella degli Etruschi fu una straordinaria civiltà che dominava la penisola italiana settentrionale prima dell'Impero Romano. Una delle invenzioni etrusche pervenuta ai nostri giorni sono i “fasces”, un fascio di verghe avvolte attorno a un'ascia che divenne un simbolo romano e, molto più tardi, fascista. Gli Etruschi erano noti anche per le loro sculture elaborate, raffiguranti tratti del viso con occhi a mandorla e nasi pronunciati. Da qui l'evidenza visiva dell'affermazione del “naso etrusco” di Schlein. Ma qui c'è all'opera qualcosa di più sinistro; in sostanza, lei sta dicendo che sebbene possieda davvero un naso grande, questo è biologicamente italiano, piuttosto che un naso ebreo straniero. Quel che è implicito qui non è una protesta contro l'antisemitismo, ma una lamentela sull'essere accomunati agli ebrei. E’ questo il motivo per cui i precedenti commenti di Schlein su Israele, sebbene abbastanza standard da parte di qualcuno della sinistra europea, danno adito a un ulteriore livello di preoccupazione. La sfida centrale del conflitto israelo-palestinese, lei insiste, è la sua natura “asimmetrica”, con gli israeliani che detengono tutto il potere e i palestinesi che non ne hanno nessuno. Di conseguenza, ha dichiarato in un comunicato del maggio 2021 durante il conflitto di 11 giorni nella Striscia di Gaza tra Israele e Hamas, lo Stato ebraico è colpevole di “pulizia etnica” e la comunità mondiale deve insistere su una soluzione basata su “i diritti fondamentali del popolo palestinese ponendo fine agli insediamenti illegali e all'occupazione israeliana.” Ascoltare queste parole da un politico di spicco che crede anche che esista qualcosa come un “naso ebraico” è inquietante, per usare un eufemismo. Se Schlein non vuole essere etichettata come un Jeremy Corbyn italiano - e forse lo desidera - allora deve invertire la rotta, ora.
Ben Cohen, esperto di antisemitismo, scrive sul Jewish News Syndicate