Putin minaccia la Moldova Commento di Anna Zafesova
Testata: La Stampa Data: 02 marzo 2023 Pagina: 15 Autore: Anna Zafesova Titolo: «Le manovre del Cremlino in Moldova: 'Vogliono creare una mini-Ucraina'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 02/03/2023, a pag.15 con il titolo "Le manovre del Cremlino in Moldova: 'Vogliono creare una mini-Ucraina' " il commento di Anna Zafesova.
Anna Zafesova
Invasione o no? Minacce o propaganda? Mentre la tensione nella piazza di Chisinau non scende, sembra di rivivere l'angoscia di un anno fa, tra voci contrastanti, dichiarazioni bellicose e tentativi degli esperti di mezzo mondo di comprendere le vere intenzioni del Cremlino. Intanto, la decisione della compagnia low cost ungherese Wizz Air di smettere di volare in Moldova dal 14 marzo è il primo segnale di allarme, e il fatto che si tratti di un vettore ungherese fa temere che il sempre più filorusso Viktor Orban sappia qualcosa. Anche la terminologia che Mosca sta usando verso la Moldova ricorda molto da vicino gli attacchi verbali contro l'Ucraina: il ministro degli Esteri Sergey Lavrov ha parlato di una "anti-Russia" creata dall'Occidente alle porte della Federazione Russa, e il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov, ha definito la situazione come «provocata dall'esterno, sappiamo che i nostri avversari del regime di Kyiv e dei Paesi europei sono capaci di diverse provocazioni». E il ministero della Difesa russo ha denunciato piani di una «provocazione con materiali radioattivi» a opera dei servizi segreti ucraini, per poi ipotizzare una cospirazione ancora più complicata: i militari di Kyiv – ovviamente non potevano mancare nel comunicato gli effettivi del battaglione Azov – vorrebbero travestirsi da soldati russi per inscenare una finta invasione di Mosca alla quale reagire con una vera invasione ucraina. Più o meno lo stesso piano che molti temono dall'altra parte, di una provocazione finto-ucraina contro i militari russi dislocati in Trasnistria, alla quale Mosca si sentirebbe in diritto di reagire con una invasione. Ad aggiungere preoccupazione è stata la dichiarazione dell'ex consigliere della presidenza ucraina Oleksiy Arestovich, che in un'intervista ha dichiarato che «l'Ucraina potrebbe chiudere il problema in pochi giorni» se solo le autorità di Chisinau «ci chiedessero un aiuto». Il "problema" da risolvere è la Trasnistria, una regione secessionista apertamente filorussa. Il primo "conflitto congelato" dopo il collasso dell'Urss, nel 1992 è stata teatro di una breve ma intensa guerra, per poi rimanere una enclave autoproclamata ribelle a Chisinau e presidiata da un contingente di 1500-2000 "peacekeepers" russi: pochi per una offensiva, più che sufficenti per un casus belli. E il motivo per cui la Trasnistria torna di attualità si capisce guardando la cartina geografica: confina con il sud-ovest dell'Ucraina e potrebbe aprire un nuovo fronte per colpire Odessa alle spalle, da una direzione che finora Kyiv non aveva avuto bisogno di difendere. In più, nella zona si trova un enorme deposito di armi – dove l'ex Armata Rossa in ritirata dall'Europa dell'Est dopo il crollo del Muro aveva lasciato i suoi immensi arsenali – che secondo Mosca farebbe gola agli ucraini a corto di munizioni. Il livello delle accuse, e delle conseguenti smentite, reciproche ha raggiunto l'apice prima di inciampare in una osservazione della portavoce del comando Sud dell'esercito ucraino Natalya Gumenyuk: la Russia non può invadere la Moldova mancando di un confine comune. Dovrebbe sorvolare il territorio ucraino – off limits per gli aerei russi – oppure fare il giro dalla Romania, un Paese della Nato. L'anno scorso, un ponte aereo che probabilmente doveva portare rinforzi al contingente russo è stato notato e bloccato, e oggi «le truppe ucraine al confine sono commisurate a contenere una minaccia teoricamente esistente», commenta Gumenyuk. Anche sull'appetibilità dei magazzini di munizioni a Kovbasnaya ci sono seri dubbi: negli ultimi trent'anni più della metà dell'arsenale è stata smaltita, e quel che resta è probabilmente in buona parte ormai inutilizzabile. La vera partita potrebbe dunque giocarsi a Chisinau, dove è in corso ormai da settimane una protesta in piazza contro la presidente europeista Maia Sandu, i cui ritratti vengono calpestati da manifestanti che denunciano il carovita, l'aumento delle bollette (la Moldova dipende dal gas russo) e i piani del governo di entrare nell'Unione Europea. La protesta viene guidata dal partito di Ilan Shor, un oligarca scappato all'estero dalle accuse di riciclaggio, e sotto sanzioni degli Usa per aver fomentato proteste filorusse in Moldova. Le proteste hanno già provocato una crisi di governo, e Volodymyr Zelensky ha passato a Sandu informazioni dei suoi 007 su un piano russo per destabilizzare la Moldova. Il consigliere del presidente ucraino Mykhailo Podolyak crede che Putin vorrebbe innescare una rivolta che darebbe origine a un golpe filorusso, grazie anche a infiltrati delle forze speciali russe. Secondo il nuovo premier moldavo Dorin Recean, Mosca punta a prendere sotto controllo l'aeroporto di Chisinau, per poi inviare aerei con le sue truppe e trasformare la piccola repubblica candidata all'ingresso nell'Ue in una base militare russa che minaccia l'Ucraina alle spalle. Ma anche se non ci riuscisse, costringerebbe comunque Kyiv a tenere d'occhio un nuovo focolaio di tensione.
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