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La Repubblica Rassegna Stampa
28.02.2023 L’aereo radar russo distrutto
Cronaca di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 28 febbraio 2023
Pagina: 16
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «L’aereo radar russo distrutto dai partigiani bielorussi: “Uccisi dai droni 8 militari”»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 28/02/2023, a pag. 16, la cronaca di Daniele Raineri dal titolo "L’aereo radar russo distrutto dai partigiani bielorussi: “Uccisi dai droni 8 militari” ".

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Daniele Raineri

L’attacco a sorpresa con i droni contro i militari russi in Bielorussia è simile a quello di un mese fa contro un sito militare in Iran (in quel caso fonti d’intelligence americane lo avevano attribuito a Israele). Una squadra di sabotatori si è nascosta vicino all’aeroporto militare di Machulishchy, nel centro del Paese e a dodici chilometri dalla capitale Minsk, ha fatto decollare sei piccoli droni carichi di esplosivo e nel giro di pochi minuti ha colpito un aereo strategico russo parcheggiato sulla pista. Qualche ora dopo l’azione è stata rivendicata da Aleksandr Azarov, il capo del gruppo partigiano Bypol (una sigla che sta per Unione delle Forze di Sicurezza). Azarov sostiene che l’aereo russo «non potrà più volare» e che la squadra di sabotatori «è già al sicuro, fuori dal Paese». Il bersaglio dell’attacco avvenuto domenica era un Beriev A-50, il tipo di apparecchio specializzato nella sorveglianza che vola con un grosso radar circolare e un equipaggio di nove uomini con gli occhi sempre fissi sulle strumentazioni. Secondo il generale Yuriy Inhat, capo dell’Aeronautica ucraina, quel Beriev A-50 era «costantemente in volo e sempre occupato a saggiare le nostre difese, scopriva le posizioni dei sistemi missilistici che proteggono le città ucraine e teneva d’occhio i voli dei nostri aerei». Inhat ha confermato l’attacco e ha detto che anche secondo le sue fonti è stato compiuto da un gruppo di partigiani locali. Si tratta di un salto di qualità enorme nelle operazioni del movimento partigiano in Bielorussia, che da un anno si oppone alla dittatura di Aleksandr Lukashenko, alleato fedele – o per meglio dire: vassallo – di Vladimir Putin. Fino a domenica i partigiani si erano limitati a intralciare gli spostamenti su rotaia dell’esercito russo, che usa la Bielorussia come scalo strategico per muovere soldati, armi e rifornimenti verso l’Ucraina. Erano azioni semplici ed efficaci, ma non paragonabili a un attacco con droni ed esplosivo contro un aeroporto militare usato dai russi e difeso da una cortina di sistemi anti drone Groza, prodotti in Bielorussia, capaci di bloccare droni a chilometri di distanza. Secondo voci non verificabili, otto militari russi sarebbero morti. Vale la pena notare che in Ucraina c’è un battaglione di volontari bielorussi che combatte contro i soldati russi, ha forti legami con i partigiani rimasti a casa ed è inquadrato nell’intelligence militare del generale ucraino Kyrilo Budanov. Il generale sovrintende alle operazioni in profondità in territorio russo – è sospettato tra le altre cose di avere organizzato l’attacco al ponte di Kerch fra Crimea e Russia a ottobre 2022 e il suo nome è stato fatto anche dopo l’attentato al propagandista russo Aleksandr Dugin vicino a Mosca. Il fatto che il capo dei partigiani abbia detto che la squadra di sabotatori sarebbe già fuori dalla Bielorussia pone alcune domande: la squadra è stata aiutata dall’intelligence militare ucraina? Da dove è partita? Dove ha preso droni ed esplosivo? Dove si nasconde ora? A confermare l’operazione vicino a Minsk c’è una foto satellitare di pochi giorni fa, che in effetti mostra l’aereo russo su quella pista. Testimoni locali dicono a Radio Free Europe che la polizia sta battendo i dintorni dell’aeroporto fino a trenta chilometri di distanza e che i controlli alla frontiera bielorussa sono diventati molto più stretti – le guardie di frontiera aprono e frugano tutti i bagagli. Il regime bielorusso non ha dato la notizia. Questo attacco mette in imbarazzo il presidente Lukashenko, che oggi è in visita in Cina – è un viaggio che ha un particolare significato adesso, perché si parla molto di una possibile intesa fra Russia e Cina per vincere la guerra in Ucraina. Secondo l’Amministrazione Biden, Pechino starebbe pensando di abbandonare la sua posizione di quasi neutralità e di rifornire di armi Mosca. La Bielorussia di Lukashenko concede basi e ferrovie ai soldati russi, ma non è entrata in guerra – anche perché il regime è alle prese con l’opposizione interna e il malcontento della popolazione. Ieri i procuratori bielorussi hanno chiesto diciannove anni di carcere per Svetlana Tikhanovskaja, la leader che sostiene di aver vinto le elezioni del 2019 al posto di Lukashenko.

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