Zelensky rilancia sulla Crimea Cronaca di Giuseppe Agliastro
Testata: La Stampa Data: 27 febbraio 2023 Pagina: 18 Autore: Giuseppe Agliastro Titolo: «Zelensky rilancia sulla Crimea: "Quella terra è la nostra storia"»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 27/02/2023, a pag.18, con il titolo "Zelensky rilancia sulla Crimea: "Quella terra è la nostra storia" l'analisi di Giuseppe Agliastro.
Giuseppe Agliastro
Il governo ucraino ha ribadito di voler riprendere il controllo di tutti i territori occupati, compresa la Crimea. E lo ha fatto, non a caso, nell'anniversario dell'inizio di quel processo che nel 2014 portò all'annessione illegale della penisola da parte del Cremlino. Poi si è detto pronto a lanciare una controffensiva militare in primavera. In Ucraina intanto si continua a combattere e a morire. E in Russia è stata mandata in onda un'intervista a Putin di quattro giorni prima in cui il presidente russo puntava ancora una volta il dito contro l'Occidente accusandolo di voler «liquidare» la Federazione Russa. «L'aggressione russa è iniziata con la Crimea nove anni fa. Una volta tornati in Crimea, riporteremo la pace. Questa è la nostra terra. La nostra gente. La nostra storia. Riporteremo la bandiera ucraina in ogni angolo dell'Ucraina», ha dichiarato Zelensky nel pieno della sanguinosa guerra in Ucraina, ma anche a nove anni dagli scontri tra filorussi e filoucraini davanti al Parlamento crimeano. Poi ha aggiunto una frase in tataro di Crimea: «Q?r?m serbest olacaq». «La Crimea sarà libera». I tatari di Crimea sono stati spesso in prima fila contro l'annessione russa della penisola sul Mar Nero - avvenuta con un'invasione di uomini armati e senza insegne di riconoscimento e un referendum alquanto controverso - e in questi anni gli attivisti per la difesa dei diritti umani hanno denunciato violenze e gravissimi soprusi nei confronti di questa importante minoranza etnica. Zelensky ha di nuovo legato la pace al ritiro delle truppe russe da tutti i territori ucraini. Lo stesso obiettivo è stato ribadito anche dal numero due dell'intelligence militare ucraina, Vadym Skibitsky, che in un'intervista ai media del gruppo tedesco Funke ha dichiarato che i soldati di Kiev in primavera potrebbero lanciare una controffensiva per cercare di riconquistare le regioni sotto il controllo delle forze russe. «Uno dei nostri obiettivi militari strategici è quello di cercare di creare un cuneo nel fronte russo a Sud, tra la Crimea e il territorio russo», ha spiegato Skibitsky, sostenendo che i militari ucraini «non si fermeranno finché» non avranno «riportato» il Paese «ai confini del 1991». Alcuni analisti ritengono che le forze armate ucraine adesso puntino a tenere le posizioni nel Donbass e prevedano di passare poi al contrattacco una volta ricevute più armi dai Paesi occidentali. Germania e Usa hanno espresso ancora una volta il loro sostegno all'Ucraina sulla questione della penisola a maggioranza russofona. «Gli Stati Uniti non riconoscono e non riconosceranno mai la presunta annessione della penisola da parte della Russia», ha ribadito il Dipartimento di Stato Usa. Mentre il ministro della Difesa tedesco Pistorius dichiarava che «la Crimea è territorio ucraino» e che spetta a Kiev decidere quando e a quali condizioni avviare colloqui con la Russia. Alcuni osservatori però non sono certi che i Paesi occidentali sosterrebbero un'eventuale operazione militare ucraina in Crimea. Il Guardian sottolinea che molti abitanti filoucraini hanno lasciato la penisola, dove in questi anni si sono trasferiti circa 600.000 russi. Mentre a novembre il generale americano Milley diceva che in inverno si sarebbero potuti creare degli spiragli per i negoziati di pace, ma a patto che Russia e Ucraina riconoscessero che una completa vittoria militare «potrebbe non essere raggiungibile». La testata online Meduza scrive invece che «un certo numero di esperti militari ucraini e occidentali ritiene che l'Ucraina» potrebbe riuscire a riprendere la Crimea quest'anno. La fine della guerra purtroppo non si vede ancora all'orizzonte. Ma non si combatte solo sul campo di battaglia. Anche la comunicazione svolge un ruolo chiave. Lo sa bene pure Putin, che ha accusato l'Occidente di voler «liquidare» e frantumare la Federazione Russa, e la Nato di partecipare di fatto al conflitto «inviando all'Ucraina armi per decine di miliardi di dollari». Il leader del Cremlino - che nei giorni scorsi ha sospeso la partecipazione della Russia New Start - ha poi affermato che Mosca è costretta a tenere conto del «potenziale nucleare» dei Paesi Nato. «Non so nemmeno se un gruppo etnico come il popolo russo sarà in grado di sopravvivere nella forma in cui esiste oggi», ha dichiarato ancora. Sono parole dure, che secondo diversi osservatori fanno parte di un piano di propaganda interna. L'obiettivo pare quello di dipingere il conflitto come una guerra per la difesa o addirittura per la sopravvivenza stessa della Russia, nonostante siano state le truppe di Putin a invadere l'Ucraina e scatenare la guerra.
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