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Informazione Corretta Rassegna Stampa
22.02.2023 Le tre proposte di Alan Dershowitz
Riguardano giustizia, stato di diritto, diritti delle minoranze

Testata: Informazione Corretta
Data: 22 febbraio 2023
Pagina: 1
Autore: Alan Dershowitz
Titolo: «Le tre proposte di Alan Dershowitz»
Le tre proposte di Alan Dershowitz
Riguardano giustizia, stato di diritto, diritti delle minoranze

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Alan Dershowitz

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Una manifestazione a Tel Aviv contro il governo Netanyahu

La battaglia attuale non riguarda la democrazia. Riguarda la giustizia, lo stato di diritto e i diritti delle minoranze, che sono essenziali per rendere una democrazia la migliore e la più giusta possibile. È giunto il momento per entrambe le parti delle proposte fortemente controverse per la riforma giudiziaria di sedersi e arrivare a compromessi ragionevoli e di principio. Entrambe le parti hanno alcuni punti positivi ed entrambe sopravvalutano i pericoli di cui hanno timore. Nessuna delle due parti sembra tuttavia incline a scendere a compromessi, dal momento che le loro opinioni sono ideologicamente motivate e godono di un notevole sostegno popolare. Le proteste contro le riforme giudiziarie si intrecciano spesso a proteste più generali contro o a favore dell'attuale governo. I raduni politici e altre forme di protesta, pur legittime, non creano l'atmosfera necessaria per compromessi dalle varie sfumature, ma questo è esattamente ciò di cui ci sarebbe bisogno in questo momento di divisioni ideologiche. Ho una proposta che credo soddisfi le richieste e le esigenze di base di entrambe le parti. Due aspetti delle proposte di riforma giudiziaria sono al centro del disaccordo. Il primo è il potere di una maggioranza semplice della Knesset di ignorare le decisioni della Corte Suprema; il secondo è il meccanismo di nomina dei giudici della Corte Suprema. Legata al primo aspetto della riforma è la convinzione che la Corte Suprema si sia spinta troppo oltre nell'affermare il proprio potere su un'ampia gamma di questioni. I fautori della riforma hanno in parte ragione. La Corte Suprema dovrebbe esercitare un'autorità limitata su questioni che siano in gran parte economiche e politiche, come l'accordo sul gas con il Libano o la capacità di una particolare persona di far parte del governo. Sarebbe ragionevole se la Knesset potesse annullare tali decisioni, che non inficiano lo stato di diritto. I tribunali non hanno particolari competenze in tali aree e la volontà popolare, rispecchiata dai legislatori, in generale dovrebbe prevalere sulle opinioni dei giudici nominati. Ma quando si tratta di decisioni che riguardano questioni fondamentali come libertà civili, diritti umani, diritti delle minoranze, diritti civili, il giusto processo, libertà di parola, libertà religiosa, eguaglianza e altri aspetti fondamentali delle libertà individuali, la Corte Suprema dovrebbe avere l'ultima parola. I tribunali dovrebbero essere oltre la politica e la faziosità. Una parte fondamentale del loro lavoro consiste nel proteggere i diritti delle minoranze dal potere della maggioranza. Ciò è particolarmente vero perché in Israele mancano i controlli e gli equilibri di una legislatura a due camere, una divisione federale dei poteri, un esecutivo indipendente e una costituzione scritta. Di conseguenza, la Corte Suprema esercita il più importante controllo sugli eccessi delle maggioranze temporanee. È certamente vero che ogni volta che i diritti delle minoranze prevalgono sul potere della maggioranza, la democrazia pura viene compromessa. Ma questo è il ruolo storico della magistratura in qualsiasi Paese in cui vige lo Stato di diritto. La democrazia, cioè il governo della maggioranza temporanea, dovrebbe sempre essere bilanciata con altri valori fondamentali. La battaglia attuale non riguarda la democrazia in sé. Israele rimarrà una democrazia, dove governa la maggioranza del popolo, indipendentemente dal fatto che tutte o alcune di queste riforme vengano attuate o meno. La battaglia attuale riguarda la giustizia, lo Stato di diritto e i diritti delle minoranze, che sono essenziali per rendere una democrazia la migliore e la più giusta possibile.

Le mie proposte di compromesso per correggere le proposte di riforma giudiziaria
La mia prima proposta di compromesso: il superamento per via legislativa di una decisione giudiziaria dovrebbe essere consentito per quanto concerne decisioni giudiziali su questioni sono in gran parte politiche ed economiche, ma non su decisioni che coinvolgono le libertà fondamentali. Il confine tra questi due tipi di casi non è sempre chiaro; ci sarà inevitabilmente qualche sovrapposizione, ma sarà abbastanza chiaro da preservare il potere del Tribunale di proteggere i diritti più elementari. In alternativa, se dovessero essere consentiti eventuali annullamenti di decisioni del secondo tipo, dovrebbero richiedere una super maggioranza della Knesset, per rispecchiare il sostegno multipartitico. Ma la richiesta di ignorare le decisioni che proteggono le libertà fondamentali minaccia di causare un danno considerevole alla posizione di Israele nel mondo. Indebolirà anche la capacità di Israele di invocare il "principio di complementarità" come difesa contro la giurisdizione della Corte Penale internazionale su Israele. La mia proposta di compromesso concederebbe a entrambe le parti molte delle loro richieste senza ridurre sostanzialmente né potere della maggioranza, né i diritti delle minoranze. Per quanto riguarda la seconda area di controversia, nessuna nazione democratica ha ideato un sistema perfetto per la selezione dei giudici delle corti supreme. Alcuni, come negli Stati Uniti, sono troppo politici. Altri, come in Israele, sono troppo elitari. La tendenza nella maggior parte dei Paesi è lontana dall'elitarismo a favore di una maggiore diversità. Occorre trovare un giusto equilibrio tra la selezione dell'eccellenza professionale e la garanzia che nessun gruppo venga omesso. Un modo per raggiungere tale equilibrio è richiedere più di una semplice maggioranza dell'organismo di selezione per l’approvazione di un giudice, come fa attualmente Israele. Ciò incoraggerebbe i candidati che godono di un ampio consenso e sostegno multipartitico. C'è spazio per qualche riforma dell'attuale processo, come l'eliminazione del veto dei tre giudici che attualmente fanno parte della commissione che richiede sette voti su nove. La chiave è assicurare che il pendolo non oscilli troppo lontano dall'eccellenza e verso la partigianeria. Come la Torah comanda ai giudici: “lo takir panim” – non riconoscerai volti (o partiti politici). Nessuna di queste proposte è incisa su pietra. Altre proposte dovrebbero essere prese in considerazione purché vengano seguiti i due principi primari – l'autorità della Corte Suprema sulle questioni fondamentali della libertà e un processo di selezione imparziale. Il resto, come ha detto Hillel, "è commento". Entrambe le parti dovrebbero dimostrarsi aperte e accogliere con favore un compromesso basato sui principi. In questo spirito, offro una terza proposta: l'ufficio del Presidente dovrebbe facilitare, al momento opportuno, una serie di dibattiti ad alto livello su ciascuna delle questioni controverse. Solo il Presidente può fornire credibilità imparziale a tale iniziativa.

Queste iniziative – modellate sui famosi dibattiti Lincoln-Douglas – dimostrerebbero l'impegno di Israele per la risoluzione democratica delle questioni controverse e presenterebbero Israele nella sua luce migliore. Potrebbero anche persuadere l'opinione pubblica israeliana che ci sono buoni argomenti da entrambe le parti e che i compromessi di principio sono nel migliore interesse di tutti gli israeliani.

15 febbraio 2023, Jerusalem Post, https://www.jpost.com/opinion/article-731609

takinut3@gmail.com

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