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Il Foglio Rassegna Stampa
18.02.2023 Repubblica/Stampa ecc. che succede?
Analisi di Stefano Cingolani

Testata: Il Foglio
Data: 18 febbraio 2023
Pagina: 2
Autore: Stefano Cingolani
Titolo: «Tutti i nomi che gravitano attorno ai giornali di Gedi»

Riprendiamo dal FOGLIO del 18/02/2023, a pag.2, con il titolo "Tutti i nomi che gravitano attorno ai giornali di Gedi", il commento di Stefano Cingolani.

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Stefano Cingolani

Roma. AAA nuovo Cairo cercasi. E’ quel che sussurrano voci fuori campo, ma non esattamente fuori scena, mentre i giornalisti del gruppo Gedi ieri erano in sciopero. La Repubblica più due antiche gloriose testate come la Stampa, espressione per un secolo della famiglia Agnelli, e il genovese Secolo XIX, in vendita come la Juventus? Un tempo appariva oltraggioso, adesso sembra proprio che le cose stiano così. Del resto, lo stesso manager, Maurizio Scanavino ha in mano entrambe le patate bollenti. Comprati due anni fa da Exor perché venduti da Carlo De Benedetti, ora venduti non si sa a chi, i giornalisti si oppongono. John Elkann aveva già ceduto nel 2016 l’intera Rizzoli Corriere della Sera a Urbano Cairo; se ora trovasse qualcuno dello stesso calibro, potrebbe lasciargli Gedi, sostengono osservatori non del tutto disinteressati. Nell’intervista fiume su Repubblica e la Stampa, in occasione dei vent’anni dalla morte di Gianni Agnelli, Elkann aveva smentito ogni insinuazione: “Repubblica è parte integrante di Gedi, e sta andando bene: ormai da mesi supera il principale concorrente, il Corriere della Sera, per numero di utenti unici. Gedi è una bellissima organizzazione editoriale che mette insieme informazione e intrattenimento puntando sull’innovazione: OnePodcast a un anno dal lancio è il numero 1 nell’audio digitale e l’ultimo arrivo, Stardust, è leader nei social con un enorme potenziale. Forti del nostro passato, stiamo costruendo il nostro futuro”. Dal tam tam tra i giornalisti emerge che Maurizio Molinari, direttore di Repubblica, avrebbe chiesto di tornare negli Stati Uniti. Intanto è cominciata l’operazione spezzatino. La Finint, investment bank di Conegliano Veneto presieduta da Enrico Marchi che presiede anche la Save (aeroporto di Venezia), ha ricevuto mandato da una cordata di industriali veneti, friulani e lombardi, per valutare gli asset del nord-est che Gedi potrebbe cedere: il Mattino di Padova, la Nuova di Venezia, la Tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi, il Messaggero Veneto, il Piccolo di Trieste, la Gazzetta di Mantova. Del pool potrebbe far parte il gruppo farmaceutico Stevanato, impresa familiare con sede a Padova, ma quotata nel 2021 a Wall Street. Forse potrebbe diventare azionista lo stesso Marchi. Siamo ancora nella fase preliminare, tuttavia l’operazione è molto simile a quella che nel 2020 ha visto la vendita del Tirreno in Toscana, le Gazzette di Modena e Reggio e la Nuova Ferrara in Emilia-Romagna a una cordata di imprenditori toscani, romani e abruzzesi rappresentata da Alberto Leonardis che ha acquistato anche la Nuova Sardegna. La strategia delle cordate potrebbe andar bene anche per i tre maggiori quotidiani? Chissà, Rcs dopo il crac di Rizzoli è stata in mano a un “complesso” industrial-finanziario nel quale Fiat aveva un ruolo preminente, e proprio Elkann ricorda quanto fosse difficile gestire il gruppo, tanto che poi è stato ceduto a un editore come Cairo che lo ha rimesso in sesto ed è diventato il numero uno in Italia. Si è fatto avanti anche Danilo Iervolino, che lo scorso anno ha comprato l’Espresso per 4,5 milioni di euro. Secondo indiscrezioni, avrebbe offerto 60 milioni, troppo poco per testate pagate 102,4 milioni a De Benedetti. Ma il pour parler s’è incagliato anche sui debiti troppo pesanti e sui giornalisti giudicati troppi e troppo sindacalizzati. Certo, Exor dovrà compiere una scelta chiara. Non è mai decollata l’operazione media international che doveva essere uno dei pilastri del gruppo una volta sistemata Fiat Chrysler. La barriera italiana (linguistica, politica, sindacale) è insormontabile per qualsiasi investitore estero. L’Economist resta una perla isolata. Exor ha deciso di virare decisamente sul lusso e sulla moda. Dopo le scarpe Louboutin dalla suola rossa (costate 2 miliardi di euro) ha preso insieme a Hermès il marchio cinese Shang Xia. Ma sono solo assaggi: la grande operazione della quale si parla è l’acquisizione di Armani. Exor ha 6,5 miliardi di euro da investire e in ogni caso potrebbe finanziarla in parte con la Ferrari che in Borsa (non ancora in pista) va a gonfie vele.

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