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La Repubblica Rassegna Stampa
17.02.2023 I Labour rottamano Corbyn
Commento di Enrico Franceschini

Testata: La Repubblica
Data: 17 febbraio 2023
Pagina: 26
Autore: Enrico Franceschini
Titolo: «I Labour rottamano Corbyn»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 17/02/2023, a pag. 26, il commento di Enrico Franceschini dal titolo "I Labour rottamano Corbyn".

ENRICO FRANCESCHINI | Cristofariphoto
 Enrico Franceschini

Jeremy Corbyn accuses Sir Keir Starmer of 'flagrant attack' on his future  as an MP | Politics News | Sky News
Keir Starmer, Jeremy Corbyn

In Italia qualcuno lo chiamerebbe un “rottamatore”. Ma la decisione presa questa settimana dal leader laburista britannico Keir Starmer di non ricandidare alle elezioni dell’anno prossimo il suo predecessore Jeremy Corbyn va oltre un rinnovamento generazionale, come fu quello avviato da Matteo Renzi quando prese la guida del Partito Democratico, sebbene l’effetto politico sia simile. Al comando del Labour da tre anni, Starmer aveva già sospeso Corbyn, accusandolo di respingere la responsabilità attribuitagli da una commissione d’inchiesta per la crescita dell’antisemitismo nel partito. Da allora, l’ex-leader siede alla Camera dei Comuni come deputato indipendente. Escludendolo dalle liste dei candidati per il voto del 2024, ora Starmer lo ha espulso con una motivazione più ampia: “Quello che ho detto sul fatto che il partito laburista deve cambiare lo intendo davvero e non si torna indietro”. Non si torna cioè a un radicalismo di sinistra che ha lasciato in eredità al Regno Unito nel 2016 la Brexit, contro la quale Corbyn rifiutò di lottare giudicando l’Unione Europea un club di banchieri capitalisti, e nel 2019 la peggiore sconfitta elettorale degli ultimi novant’anni per la sinistra britannica, con la vittoria a valanga di Boris Johnson. Beninteso, alcune delle battaglie di Corbyn, come quella contro le diseguaglianze, sono condivise dal suo successore. Ma Starmer si è convinto che, per riconquistare Downing Street, il Labour deve prendere i voti degli elettori che lo hanno abbandonato dopo le tre vittorie consecutive alle urne di Tony Blair, e per questo segue una linea più pragmatica, di larghe intese e patriottica. Quest’ultimo un aspetto non insignificante, se si tiene conto che molti vecchi laburisti non votarono Corbyn perché, per non pronunciare le parole “Dio salvi la regina”, da ateo e antimonarchico a oltranza, evitava perfino di cantare l’inno nazionale. I sondaggi per adesso danno ragione a Starmer, assegnandogli venti punti di vantaggio sul partito conservatore. Un’alleanza con liberaldemocratici e verdi potrebbe consolidare ulteriormente il ritorno al potere. Nel dibattito in corso in Occidente sul futuro deiprogressisti, in sostanza il Labour di Starmer si erge a bastione di una sinistra di governo contraria a ogni forma di estremismo, che si tratti di pregiudizi antisemiti o di radicalismo ideologico. In questo senso la “rottamazione”, se vogliamo definirla così, potrebbe non essere finita. Descrivendo la decisione di Starmer come “un oltraggio alla democrazia”, Corbyn minaccia di candidarsi alle elezioni da indipendente. Momentum, il movimento giovanile che è stato uno dei suoi più tenaci sostenitori, sembra intenzionato ad appoggiarlo. E chi appoggerà Corbyn contro un candidato laburista, ammonisce Starmer, verrà a sua volta espulso dal partito: un avvertimento non solo per i militanti di Momentum, ma anche per una pattuglia di parlamentari rimasti fedeli al corbynismo. Epicentro dello scontro è il quartiere londinese di Islington, storica enclave laburista in cui Corbyn abita e viene eletto da quarant’anni, così come ci abitava e vi veniva eletto Blair prima di diventare premier: lo stadio dell’Arsenal, il teatro di avanguardia Almeida, il ristorante del famoso patto fra Blair e Gordon Brown, i gastropub simbolo digentrification ma anche ostinati rivoluzionari che distribuiscono il quotidiano comunista Socialist Worker. L’ultima sfida tra vecchia e nuova sinistra inglese passa di qui, per capire se nel 2024 si chiuderà un ciclo, dopo quattordici anni di governi Tories.

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