sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
16.02.2023 Sconfiggere Putin si può, basta volerlo
Analisi di Cecilia Sala

Testata: Il Foglio
Data: 16 febbraio 2023
Pagina: 1
Autore: Cecilia Sala
Titolo: «Contro il catastrofismo»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 16/02/2023, a pag.1, con il titolo "Contro il catastrofismo", l'analisi di Cecilia Sala.

A destra: Putin e Hitler in un fotomontaggio

Cecilia Sala (@ceciliasala) | Twitter
Cecilia Sala

Roma. Ieri è stata gettata parecchia acqua sugli allarmi che riguardano la prossima grande offensiva russa. Il ministro della Difesa britannico Ben Wallace ha detto alla Bbc che Mosca non avrebbe molte nuove carte da giocarsi in Ucraina, “dove ha già schierato il 97 per cento della sua armata”. E poi: “In realtà non vediamo questa nuova mega concentrazione (di uomini e armi) che possa sfondare (le linee di difesa di Kyiv) in una grande offensiva. Vediamo invece uno sforzo per avanzare che comporta un costo enorme per l’esercito russo”. Il giorno prima il suo omologo americano Lloyd Austin aveva detto che l’ammassamento di aerei da combattimento di Mosca al confine – quelli che dovrebbero essere i protagonisti della nuova offensiva – “non si vede”. Ieri il New York Times ha scritto che i continui, dolorosissimi e falliti attacchi russi per strappare a Kyiv la piccola cittadina strategica di Vuhledar, nel sud del Donbas, “sollevano domande sulle reali capacità russe di sostenere una nuova offensiva”. L’Institute for the study of war di Washington, che monitora il campo di battaglia con bollettini quotidiani da quando l’invasione è cominciata, ha avvisato che sarebbe buona cosa tenere a mente la grande abilità di Vladimir Putin nelle campagne di disinformazione che puntano a dipingere Mosca molto più forte di ciò che realmente è, almeno sul campo di battaglia, e che questo tipo di propaganda potrebbe riguardare anche il dibattito sulla prossima offensiva. Lo scopo sarebbe scoraggiare gli aiuti a Kyiv, l’unica cosa senza la quale Putin, nel lungo periodo, vincerebbe la guerra. Perché il catastrofismo insinua il dubbio che non ne valga la pena, che ogni volta si debba ricominciare da capo e che l’aiuto non sia comunque mai abbastanza. Non tutti, ma la maggior parte degli allarmi recenti – a differenza di quelli lanciati a novembre 2021 per la prima invasione di quasi un anno fa – non è accompagnata da prove concrete come le immagini satellitari. Prendendo ad esempio la questione dei jet, quelli russi sono monitorati dagli occhi occidentali nei cieli e quello che si vede è che, nelle basi aeree a ridosso dei confini, sono molti di meno oggi di quanti fossero due mesi fa o in altre fasi della guerra. Non è vero neanche che l’aviazione russa sia intatta e un’arma sostanzialmente inesplorata, che quindi possa funzionare da carta segreta di Putin: Mosca ha perso 72 aerei e 77 elicotteri in neanche un anno di guerra se contiamo solo quelli di cui c’è una conferma visiva (una foto o un video dei detriti) verificata in modo indipendente, quelli che l’aeronautica ucraina dichiara di avere abbattuto sono di più. Mosca non è mai riuscita a conquistare la supremazia aerea e, rispetto a febbraio scorso, l’aviazione russa è più debole mentre la contraerea ucraina – grazie agli aiuti – è migliorata. Anche il capo di stato maggiore americano Mark Milley ha detto che gli Stati Uniti non vedono segni sul campo che indichino una nuova invasione su larga scala. Il problema urgente, come ripete il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, sono le munizioni che Kyiv consuma molto rapidamente (in un giorno quello che un piccolo paese europeo produce in un anno). Secondo un’esclusiva del Wall Street Journal, gli Stati Uniti starebbero pensando a una soluzione cento per cento riciclata e a costo zero almeno per le armi più semplici. L’esercito di Kyiv utilizza i kalashnikov e la marina militare americana, negli ultimi anni, ha sequestrato un milione e 600 mila munizioni di questo tipo dai barchini che trasportano armi verso lo Yemen e altri paesi mediorientali dove operano le milizie sciite alleate dell’Iran. Oltre alle munizioni ci sono migliaia di fucili, granate e anche razzi anticarro. In teoria sono destinate al macero, la Casa Bianca vorrebbe destinarle a Kyiv.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT