Se Putin prova a intimorirci Commento di Anna Zafesova
Testata: La Stampa Data: 15 febbraio 2023 Pagina: 29 Autore: Anna Zafesova Titolo: «Se Putin prova a intimorirci»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 15/02/2023, a pag.29 con il titolo "Se Putin prova a intimorirci" il commento di Anna Zafesova.
Anna Zafesova
Navi militari e sottomarini atomici russi che montano missili nucleari schierati nelle acque del Baltico, per la prima volta dopo la fine dell'Unione Sovietica. Bombardieri strategici Tupolev-95MS, i giganti a elica che per tutta la durata della guerra fredda hanno pattugliato i cieli in attesa di sferrare l'attacco nucleare, che sorvolano il mare di Bering in direzione del confine statunitense. Oggetti volanti non meglio identificati che paralizzano i cieli della Moldova. Una grande quantità di caccia, bombardieri ed elicotteri viene ammassata ai confini dell'Ucraina, in attesa di sostenere dall'alto l'avanzata delle truppe di terra. Dai report dell'intelligence occidentale, soprattutto dei Paesi del Nord Europa, sembra che la Russia non stia soltanto preparando quella nuova grande offensiva russa che Mosca promette e Kiev teme, ma che Vladimir Putin abbia anche lanciato una serie di segnali di intimidazione all'Occidente. Mentre gli alleati occidentali stanno discutendo i nuovi aiuti militari all'Ucraina per la prossima fase della guerra, i propagandisti dei talk show televisivi russi hanno ricominciato a esercitarsi in varie ipotesi di utilizzo di armi nucleari contro Londra, Berlino e Washington, e il comando russo ha rotto alcuni tabù trentennali, come quello di non montare missili con testata nucleare sulle navi della sua flotta. Uno sfoggio di forza intimidatorio, un messaggio che chiaramente il Cremlino vuole far arrivare sul tavolo di Ramstein. Mentre molti esperti militari sostengono che in realtà la nuova offensiva russa sia già iniziata, senza aspettare la data simbolica dell'anniversario dell'invasione, con il fiume umano scagliato contro Bakhmut, la guerra si sta giocando non solo nelle trincee del Donbass, ma anche sui tavoli negoziali, e nei media. Il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov sventola davanti alle telecamere, ridendo, un fazzoletto con la sagoma di un caccia, dopo che soltanto un mese fa il tormentone dei carri armati che alcuni partner europei esitavano a mandare si è risolto, offrendo a Volodymyr Zelensky i mezzi corazzati per la sua controffensiva altrettanto annunciata. È una guerra di nervi e di scommesse, e i sorvoli e i pattugliamenti minacciosi ordinati dal Cremlino sono probabilmente anche una risposta ai filmati sui Leopard, i Challenger e i Bradley che vengono caricati su treni e aerei, in viaggio verso l'Ucraina. L'anniversario dell'inizio dell'invasione russa, e il tante volte rimandato discorso annuale che Putin deve pronunciare pochi giorni prima, aumenta le aspettative di un Cremlino che vuole rilanciare, giocarsi il tutto per tutto, incurante di quella "sconfitta strategica, operazionale e tattica" diagnosticata dal capo dello Stato Maggiore Usa, Mark Milley. Minacciare la distruzione dell'Occidente non è soltanto qualcosa che aumenta l'autostima del putinismo, è un ricatto che non può venire derubricato a pressione psicologica. Ma è anche un'arma che punta a far dimenticare che per quanto la Russia sia spendendo un terzo delle sue uscite in guerra, il suo budget militare è un decimo di quello americano. E che ogni giro con i bombardieri strategici nel Pacifico o di un sottomarino armato di missili nucleari nell'Atlantico non fa che aumentare la disponibilità dell'Occidente a mandare armi e aiuti per fronteggiare una minaccia che non si limita ai confini ucraini.
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