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La Repubblica Rassegna Stampa
12.02.2023 Occidente debole con Putin: significato della tregua
Editoriale di Maurizio Molinari

Testata: La Repubblica
Data: 12 febbraio 2023
Pagina: 1
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Biden punta alla tregua»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 12/02/2023, a pag. 1, con il titolo "Biden punta alla tregua" l'analisi del direttore Maurizio Molinari.

Molinari: “Le sorti dell'Italia sono decisive per quelle dell'Europa” -  Mosaico
Maurizio Molinari


Volodymyr Zelensky

Alla vigilia dell’inizio del secondo anno di guerra il campo di battaglia ucraino vede Mosca e Kiev prepararsi a lanciare importanti offensive di terra mentre la Casa Bianca punta ad imprimere con gli alleati un’accelerazione strategica tale da obbligare il presidente Vladimir Putin a trattare. L’incombere delle offensive è descritto da quanto sta avvenendo sul terreno. Il generale Valery Gerasimov, capo di stato maggiore russo messo al comando delle operazioni in Ucraina, schiera almeno 320 mila uomini nel Donbass e ne ha a disposizione altri 150 mila nelle basi di addestramento. Una forza d’impatto micidiale che, sostenuta da un massiccio impiego di artiglieria, forze corazzate ed aviazione, punta a garantire a Putin la “completa conquista” del Donbass che già due volte è sfuggita a Mosca dall’inizio dell’invasione, il 24 febbraio 2022. Incurante dei duecentomila caduti già registrati, Gerasimov punta a travolgere le resistenze ucraine a Bakhmut, Lyman e Vuhledar con una valanga di uomini e mezzi che richiama la più tradizionale delle tattiche militari russe. Senza escludere possibili incursioni da Est, fra Kharkiv e Sumy, o da Nord, verso Kiev, per obbligare l’avversario a distrarre contingenti preziosi. I generali ucraini preparano invece un’offensiva-blitz più a Sud, puntando a riprendere Melitopol grazie all’uso di fanteria ed artiglieria a lungo raggio, con l’obiettivo dichiarato di dividere le forze di occupazione russe in due sacche ben separate: Donbass e Crimea. Il primo anniversario dell’invasione russa può innescare queste operazioni militari rivali — sempre condizionate dal fattore-clima — la cui preparazione avanzata, fino ai dettagli minori, lascia intendere da un lato la volontà di Mosca di tentare ancora di vincere la propria guerra d’aggressione e dall’altro la determinazione di Kiev a riconquistare tutti i territori perduti non solo nel corso del 2022 ma anche dal 2014. È tenendo presente questo scenario politico-militare che meglio si comprende la strategia della Casa Bianca di Joe Biden, che da quanto trapela da fonti diplomatiche a Washington si articola in tre mosse. La prima è quella diplomatica, compiuta dal Segretario di Stato Antony Blinken lo scorso dicembre quando ha affermato che l’obiettivo in Ucraina è la riconquista di “tutti i territori che ha perso nel 2022”, esclusa dunque la Crimea e quella parte del Donbass che sono in mani russe dal 2014. Ciò significa puntare a restituire all’Ucraina i confini del 24 febbraio 2022 che le garantivano sovranità, indipendenza ed agibilità economica, trasformando Crimea e Donbass in zone contese.

La seconda mossa di Biden è garantire a Kiev — assieme agli alleati — una soverchiante fornitura di armamenti tecnologicamente più avanzati di quelli russi per far comprendere a Putin che non potrà mai vincere sul campo di battaglia. L’invio di carri Leopard e Abrams, blindati Bradley, missili Himars, munizioni a lungo raggio e forse anche jet F-16 ha dunque la finalità di far percepire a Putin lo stesso messaggio che Ronald Reagan recapitò a Mikhail Gorbaciov con “l’Iniziativa di difesa strategica” (Sdi) sulle armi spaziali: il vantaggio hi-tech dell’Occidente è incolmabile. A metà degli anni Ottanta Gorbaciov comprese e scelse la via della distensione. E ora Biden, veterano della Guerra Fredda, ritiene che se Putin comprenderà, sceglierà di sedersi al tavolo del negoziato. E qui c’è il terzo tassello della strategia Usa perché Washington sembra disposta a lasciare al Cremlino i territori conquistati nel 2014 identificando soprattutto nella concessione sulla Crimea il risultato politico più importante per Putin.

Nessuno a Washington è pronto ad assicurare che questo approccio possa avere davvero successo nel creare le condizioni per porre fine al conflitto ma le mosse della Casa Bianca sono un’importante chiave di lettura per comprendere come l’amministrazione sta guardando in questa fase all’Europa. Ovvero, la priorità della Nato resta mantenere alta, forte e visibile la solidarietà militare con l’Ucraina, evitando divisioni e rallentamenti sulle forniture militari a Kiev perché ogni smagliatura e tentennamento fra alleati euroatlantici giova al disegno del Cremlino di poter piegare l’Ucraina con l’uso della forza grazie all’indebolimento del sostegno degli occidentali. Per l’Italia protagonista di litigi e malintesi con Parigi e Berlino sui recenti incontri europei con il presidente Zelensky nonché teatro della polemica sul discorso dello stesso Zelensky al festival di Sanremo ciò significa affrontare il secondo anno di guerra ucraina con il rischio di non avere la determinazione politica necessaria per rispondere ad un conflitto da cui dipende la nostra sicurezza collettiva.

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