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La Repubblica Rassegna Stampa
12.02.2023 Putin continua la guerra
Cronaca di Fabio Tonacci

Testata: La Repubblica
Data: 12 febbraio 2023
Pagina: 12
Autore: Fabio Tonacci
Titolo: «Kiev, i dubbi dei servizi sull’offensiva di Putin: “Non ha più risorse”»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 12/02/2023, a pag. 12, con il titolo "Kiev, i dubbi dei servizi sull’offensiva di Putin: “Non ha più risorse” " la cronaca di Fabio Tonacci.


Fabio Tonacci

Is Today's Russia a Relic of the Past? | Perspectives on History | AHA

KIEV— Tutto ciò che è razionale, in guerra, non è detto che sia reale. Prendiamo la grande, attesa, temuta, annunciata (dagli ucraini) offensiva russa su larga scala che Mosca dovrebbe lanciare a giorni. Ci sono ragionevoli motivi per ritenere che Putin ne abbia davvero bisogno, sia per smuovere dal pantano un conflitto giunto al primo anniversario e che non sta andando affatto come aveva previsto, sia per mettere sostanza nel discorso che terrà alla Duma il 21 febbraio. Tuttavia, quando si vanno a cercare tracce e segnali della maxi operazione, si raccolgono notizie fuorvianti, si scivola inevitabilmente in un ingannevole gioco di specchi che renderebbe complicato persino allo stesso Hegel formulare, di questi tempi, il suo assunto più famoso. Non più tardi di lunedì scorso, infatti, un consigliere delle forze armate ucraine, parlando alFinancial Times con la garanzia dell’anonimato, rivela che entro dieci giorni la Russia darà il via a una nuova vasta offensiva. Si suppone su larga scala: se non proprio come nel 2022, comunque c’è il timore che tank, truppe e caccia possano invadere da nord, via terra e via cielo, le regioni di Kiev, Sumy e Kharkiv. L’affermazione viene corretta parzialmente dal ministro della Difesa Oleksiy Reznikov che sposta la data più a ridosso del 24 febbraio, quando la guerra compirà il primo anno. Andriy Yusov, rappresentante dell’intelligence militare, concorda, e spiega che il comandante delle forze di occupazione Valery Gerasimov ha promesso a Putin di impadronirsi dell’intero Donbass entro marzo. Poi, giusto ieri, ecco Andrei Chernyak, portavoce del Gur cioè i medesimi servizi segreti militari, che dichiara: «Secondo le nostre informazioni, i comandi russi non hanno sufficienti risorse per operazioni su larga scala. Il loro principale obiettivo rimane ottenere qualche successo tattico nell’est, dove intensificheranno i combattimenti. E comunque hanno già usato l’80 per cento dei missili ad alta precisione a loro disposizione». Non si sa bene cosa aspettarsi,né che valutazione dare a queste uscite che, a prescindere dalla loro fondatezza, servono a fare pressioni sull’Occidente per avere ulteriori armi e i caccia chiesti da Zelensky. I satelliti hanno visto un certo raggruppamento di mezzi russi a ridosso del confine settentrionale, ma apparentemente non così sostanzioso da lasciar supporre una nuova ondata a breve. I numeri che arrivano dal terreno, forniti dal governo di Kiev e da prendere con le dovute cautele, parlano poi di 1.140 militari russi uccisi nella sola giornata di ieri (record assoluto dall’inizio del conflitto) e di un parco carri armati ormai dimezzato: all’inizio Mosca ne aveva circa 3 mila operativi, ora sarebbero meno di 1.500. Quest’ultimo dato è confermato anche dal Pentagono. E persino il capo della Brigata Wagner, quel Prigozhin amico personale di Putin e sempre in rotta col ministro della Difesa russo, stima in due anni il tempo necessario per conquistare il Donbass. Dunque? In realtà, e razionalmente, le forze armate della Federazione mostrano di essere in difficoltà in alcune zone della linea del fronte ma non sembrano allo stremo. A Bakhmut, nell’est, stanno prendendo lentamente terreno, a Kreminna si sono rafforzate e puntano di nuovo verso Lyman. Ieri sono tornate a bombardare l’Isola dei serpenti, simbolo di resistenza per il popolo ucraino, e hanno distrutto un ponte vicino a Odessa facendolo saltare in aria con un particolare drone anfibio che non si era mai visto prima. Hanno colpito anche la zona costiera a sud-ovest: non ci sono state vittime ma la mossa, secondo gli analisti, serve a costringere la gente a sfollare in Moldavia, aumentando così l’instabilità di quel Paese che 48 ore fa ha visto la premier filo-europea Natalia Gavrilita rassegnare le dimissioni, nel giorno in cui due missili Kalibr russi hanno violato lo spazio aereo moldavo. «Abbiamo raggiunto tutti i nostri obiettivi e abbiamo bloccato il rifornimento su ferrovia di armi e munizioni straniere», esultano al Cremlino. Non è così, non ci sono segnali di un’interruzione così rovinosa. Ma nel grande gioco di specchi tutto è vero e tutto è falso. Ciò che è razionale non è sempre reale.

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