Usa e Nato in difesa contro la Cina 2 Cronaca di Claudio Tito
Testata: La Repubblica Data: 06 febbraio 2023 Pagina: 13 Autore: Claudio Tito Titolo: «La strategia anti Xi della Nato: 'In Oriente pronti a reagire'. Stoltenberg verso la conferma»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 06/02/2023, a pag. 13, con il titolo "La strategia anti Xi della Nato: 'In Oriente pronti a reagire'. Stoltenberg verso la conferma" la cronaca di Claudio Tito.
BRUXELLES — L’incidente del “pallone” è stata solo l’ultima prova. Dopo poco più di cento anni dalla Prima guerra mondiale, il vero pericolo è che si riapra una stagione di conflitti globali. Soprattutto a Oriente. In particolare con la Cina. La Nato sta cambiando pelle. Lentamente ma progressivamente si sta attrezzando per le sfide del tutto nuove del XXI secolo. E il mandato che in queste settimane gli Usa hanno assegnato al segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, è proprio questo: se Pechino pensa di fare come la Russia con l’Ucraina, allora bisogna far capire che ci sarà una reazione. Lo stesso se pensa di mettere in campo una cyberbattaglia. Per lo stesso motivo le “grandi manovre” per sostituire l’attuale vertice dell’Organizzazione si sono improvvsiamente bloccate. Stoltenberg, infatti, potrebbe rimanere al suo posto ancora almeno un altro anno. Nei giorni scorsi il dossier è stato informalmente aperto negli incontri nel quartier generale di Bruxelles. L’esito è stato favorevole ad una proroga. Perchè? In primo luogo, perchè al momento non sono emerse candidature all’altezza. È vero che tutti i Paesi interessati stanno tenendo le carte coperte e alcuni nomi che fino a pochi mesi fa era in pole position sono stati rimossi dai nuovi equilibri politici nazionali. Alla fine, comunque, questo gioco tattico sta favorendo Stoltenberg. Il motivo più profondo, però, riguarda il ruolo che la Casa Bianca sta assegnando al Segretario generale. Il disegno di fondo è di allargare il raggio d’azione della Nato. Non formalmente perchè i partner europei non nascondono qualche perplessità e molte paure, ma sostanzialmente: una Alleanza globalizzata e con uno sguardo verso l’Indo-Pacifico.
Una missione, allora, che non può essere interrotta proprio adesso. Non solo. È stata già trovata la giustificazione ufficiale per una mossa del genere. Ad aprile del 2024, infatti, si celebreranno i 75 anni della nascita del Patto Atlantico. L’ipotesi è dunque di permettere all’attualevertice di organizzare tutte le cerimonie. Quindi a luglio prossimo, al vertice di Vilnius, si potrebbe assegnare un prolungamento dell’incarico per poi arrivare alla successionenella primavera del prossimo anno. Ma, appunto, non c’è solo questo. La guerra in Ucraina sta entrando in una fase molto delicata. Non solo per i destini di Kiev ma anche perquelli dell’Occidente. La Nato, pur non partecipando attivamente al conflitto, ha l’obbligo di seguirne le vicende proprio per non lanciare un segnale sbagliato a Mosca e a Pechino. Cambiare allora il “Comandante in capo” della Nato in questo momento desta preoccupazioni. E ne suscita ulteriori l’idea di affrontare un probabile inasprimento dei rapporti con la Cina dovendo anche sostituire la guida dell’Alleanza. Il nodo, anzi, si stringe esattamente intorno a questo problema. Il viaggio che ha compiuto Stolteberg la scorsa settimana in Estremo Oriente non è stato casuale. Risponde ad una richiesta specifica degli States. Intanto l’Amministrazione Biden vuole ricucire definitivamente lo strappo con gli alleati europei che si era determinato circa 18 mesi fa dopo la nascita della cosiddetta Alleanza Aukus (Australia, Gran Bretagna e Usa) per l’Indopacifico. Il disegno ora è semmai di allargare il raggio d’azione dell’Organizzazione. Paesi come Giappone e Corea, ad esempio, non a caso parteciperanno al summit della prossima estate a Vilnius. L’obiettivo è la Cina. O meglio: il timore che il fronte militare si allarghi dall’Ucraina e dall’Est Europa all’Estremo Oriente. Il tutto è letto con la lente dei rapporti tra Washington e Pechino. Il sospetto che nei prossimi mesi anche in quell’area si materializzi una pesante violazione dei trattati internazionali viene considerata nei rapporti Nato molto concreto. L’intesa “senza limiti” Xi-Putin va fermata in tempo. E poichè alcuni fronti - da Taiwan al Giappone, dalle Filippine alla Corea del Nord - appaiono sempre più in ebollizione, gli Stati Uniti vogliono avere la certezza che il segnale della deterrenza arrivi forte e chiaro in Cina. Insistono per far capire che i calcoli sbagliati del Cremlino su Kiev possano essere sbagliati anche per Xi in Asia. Con un fattore in più: l’economia. Mosca era già a pezzi e doveva nascondere le sue difficoltà. La Cina ha da perdere molto di più.
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