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La Stampa Rassegna Stampa
11.04.2003 Igor Man il birichino
Riscrive la storia e riabilita Nasser

Testata: La Stampa
Data: 11 aprile 2003
Pagina: 5
Autore: Igor Man
Titolo: «Nessuno abbatté la statua di Nasser schiacciato da Israele»
Igor Man, sulla Stampa dell’11 aprile 2003,rubrica "Diario arabo", è ormai entrato definitivamente nei panni del predicatore islamico. Non gli bastavano più le citazioni coraniche alla fine dei suoi articoli/predica. Adesso riscrive la storia e riabilita Nasser.
Con la premessa che il nostro conobbe Saddam Hussein nel 1974 (ma sarà vero, non è che sarà come con la supercitata Golda Meir che scommettiamo non l'ha neanche mai vista...) e che non gli sembrò "niente affatto banale", definisce il suo partito nazionalfascista "proteso verso l’unità dell’Umma,la rissosa famiglia araba, nel segno di un welfare islamodemocratico". Verrebbe da dire alla faccia del welfare, considerando la condizione nella quale il rais ha obbligato a vivere il popolo iracheno per decenni. Su Nasser poi supera se stesso. Quando gli israeliani, durante la guerra dei sei giorni, gli avevano completamente distrutto tutta l’aviazione (mentre era ancora a terra), Igor Man dimentica che Nasser gridava ancora al suo popolo che l’Egitto la guerra la stava vincendo e che gli israeliani stavano perdendo su tutti fronti. La stessa cosa che ha fatto il ministro iracheno dell’informazione (l’unico senza i baffi,per intenderci) fino a quando non ha avuto alle spalle i soldati americani. Per lui, con le sue fandonie, Saddam stava vincendo, le stesse frottole che Nasser raccontava agli egiziani.
Secondo la versione manesca, Nasser andò in Tv e confessò i suoi sbagli, tanto da ricevere le acclamazioni del suo popolo che lo osannava. Naturalmente Man scrive che Nasser fu "ridotto in ginocchio da Israele". Per il lettore della Stampa che non ricordasse come andarono le cose, anche questa volta Israele viene presentato in maniera brutale. Se difendere Saddam era impresa impossibile, ecco che Man trova la soluzione. Beatifica Nasser e, buon peso, interpreta la storia, scrivendo: " Nasser aveva frequentato l’Accademia Militare, aveva imparato l’inglese all’estero, nel fatale 1948 aveva vissuto l’umiliazione che gli ebrei inflissero ai poderosi eserciti arabi scesi in campo contro la partizione della Palestina". Suvvia Man, non faccia il birichino, non si fa una guerra contro una partizione. La guerra fu fatta per cancellare Israele dalla faccia della terra. Per fortuna gli andò male, ma non ce la venga a contare diversamente. Di umiliazione ne avrebbero meno se cominciassero a seguire le regole della democrazia invece che quelle della guerra e della sopraffazione.
Riportiamo di seguito l'articolo integrale di Igor Man sulla Stampa. Dopo averlo letto, invitiamo a confrontarlo con il "Diario israeliano" di Fiamma Nirenstein che pubblichiamo a parte. La lettura di entrambi consente ai nostri lettori di inviare una e-mail alla Stampa con riferimenti precisi.

Diario arabo


OR è tant’anni, nel 1974, parlando con Saddam, allora «vice», colsi l’impressione ch’egli fosse un uomo d’apparato, presuntuoso ma niente affatto banale. Puntualizzò che l’istiraki era soltanto il sedicente «socialismo di Nasser», il socialismno arabo vero essendo il Baas. Vale a dire quel partito-idea, alquanto simile al nazionalfascismo epperò proteso verso l’unità dell’Umma, la rissosa famiglia araba, nel segno d’un welfare islamocristiano. Saddam aderì giovanissimo al Baas e presto divenne il pupillo di uno dei suoi fondatori, Michel Aflaq, un cristiano convertitosi all’islàm, morto a Baghdad, assistito sino all’ultimo da Saddam, oramai raíss supremo e crudele. Nasser aveva frequentato l’Accademia militare, aveva imparato l’inglese all’estero, nel fatale 1948 aveva vissuto l’umiliazione che gli ebrei inflissero ai poderosi eserciti arabi scesi in campo contro la partizione della Palestina. Era un laico-credente, formatosi sul Corano e sui modesti libri di Storia dell’Accademia. Fu l’amicizia con Heykal, grandissimo giornalista e uomo di rara cultura, a dirozzarlo. Nel gennaio del 1952, quando i Liberi Ufficiali formalmente guidati da Neghib, in fatto da Nasser, scacciarono Re Faruk prendendo il potere, uno dei congiurati, Ali Sabri, andò all’Ambasciata d’Italia. Per chiedere in prestito il volume CAT-DET della Treccani dov’era la voce Corporazioni. Il «socialismo» di Nasser nacque, dunque, da quella costola. Sembra incredibile ma così è. Ancorché diversi l’uno dall’altro (Saddam gatto selvatico, commando spietato, ladro, omicida. - Nasser, soldato da cima a piedi, duro persino implacabile ma profondamente onesto) i due erano (o furono) due dittatori. In Saddam lo smisurato potere e il gusto di esercitarlo senza pietà intisichirono i suoi talenti, corruppero il Baas (l’ala irachena) riducendolo a una sorta di KGB mesopotamico.

Al contrario Nasser si aprì al mondo: co-fondatore con Nehru, Tito e Sukarno, dello storico Movimento dei Non Allineati, ideò quel Panarabismo che inteso alla stregua di un «controsionismo» postulava la Grande Nazione araba, unita come un immenso villaggio a misura d’uomo. In queste ore di guerra, la sorte di Saddam è ancora un mistero. Invece Gamal Nasser, nel tragico 9 di giugno del 1967, ridotto in ginocchio da Israele, non solo non scomparve ma apparve: alla tv. Pallido, gli occhi bistrati da occhiaie fonde, la voce rotta disse al suo popolo che se ne andava. Aveva sbagliato, si assumeva la responsabilità della sconfitta, chiedeva perdono. Kalas: basta, tutto finito. E di colpo calò sui 500 minareti del Cairo la mannaia del blackout, il televisore annegò nel buio mentre il cielo s’accendeva dei fuochi della contraerea; poi s’udì la voce del popolo. Saliva dalle viscere del Cairo autentico, antico: quello dei morti di fame. «Nasser, Nasser» gridava il sottoproletariato egiziano plebiscitando il suo raîss. Non importa ch’egli fosse stato sconfitto: «è» comunque Gamal il vittorioso. Un buono. Saddam non ha avuto il coraggio terribile di Nasser. Al Cairo, allora, nessuno abbatté la statua di Nasser. Quando morì il popolo lo pianse e ancora c’è chi lo ricorda e lo benedice. Che Saddam sia stato schiacciato come una blatta dalle rovine d’un suo palazzo o se ne stia nascosto, non cambia nulla. Il popolo lo ha già cancellato. Recita il Corano: «Dio castiga chi vuole, perdona quelli che vuole» (V, 18).

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