Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 06/02/2023, a pag. 2, l'analisi con il titolo "L’accoglienza trionfale di Salah Hamouri, condannato dalla giustizia israeliana per tentato omicidio, al suo ritorno in Francia scrive il Figaro".
A destra: Salah Hamouri
E in Italia?
Il tarlo anti israeliano a sinistra, non solo estrema
Lo scorso dicembre, dopo essere stato espulso da Israele, il franco-palestinese Salah Hamouri è stato accolto come un eroe all’aeroporto di Parigi da alcuni deputati della France insoumise” scrive La direttrice dell’American Jewish Committee (Ajc) Europe, Simone Rodan-Benzaquen. “La deputata Ersilia Soudais ha addirittura qualificato l’espulsione come una “deportazione orchestrata da Israele”: parole a dir poco fuori luogo. Per quelli che seguono la questione israelo-palestinese, e che sanno soprattutto come viene trattata in Francia, questo episodio non ha nulla di sorprendente. Salah Hamouri, spesso presentato come un “avvocato franco-palestinese”, “difensore dei diritti umani”, “ex prigioniero politico”, è stato incarcerato in Israele tra il 2005 e il 2011 per partecipazione al tentato omicidio di Ovadia Yosef, ex rabbino capo sefardita di Israele. Hamouri, che peraltro contesta i fatti che gli vengono attribuiti, è sospettato di essere membro del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fpp), inserito dall’Unione europea tra le organizzazioni terroristiche. In seguito alla sua accoglienza in aeroporto, Hamouri è stato ricevuto dal gruppo comunista all’Assemblea nazionale. E’ stato anche invitato dal sindaco dei Verdi (Europe Écologie les Verts), Grégory Doucet, a una tavola rotonda sugli accordi di Oslo (la sua partecipazione è stata annullata soltanto all’ultimo momento in seguito alle proteste politiche provenienti da ogni schieramento, ma resta l’invito, ndr) e ha ricevuto la cittadinanza onoraria dalle città di Rezé, Vitry, Carhaix e Gennevilliers. Al di là dei dibattiti attorno ad Hamouri stesso, queste iniziative dimostrano incontestabilmente la volontà, da parte di alcuni responsabili politici, di apparire come i modelli della difesa di ciò che ritengono essere la causa palestinese, che utilizzano a volontà come strumento di clientelismo politico. Prima di Salah Hamouri, altre figure estremiste o terroristi erano già stati elevati al rango di simboli da diverse città. E’ il caso di Marwan Barghouti, condannato dalla giustizia israeliana a cinque ergastoli per l’uccisione di cittadini israeliani e la sua implicazione in quattro attacchi terroristici. Majdi Ihrima al-Rimwy, condannato per la sua partecipazione all’assassinio del ministro israeliano del Turismo Rehavam Zeevi, aveva ricevuto la cittadinanza onoraria a Bezons. Tuttavia, in seguito all’annullamento di questa onorificenza da parte del tribunale amministrativo di Pontoise, nel febbraio del 2013 il sindaco aveva simbolicamente insignito 4.500 palestinesi riconosciuti colpevoli e incarcerati dalla giustizia israeliana della cittadinanza onoraria.
Glorificando in questo modo dei terroristi, qualificandoli come dei “resistenti” e mettendo in discussione la realtà, la vastità e la gravità dei crimini commessi da questi ultimi, nonostante siano stati giudicati e condannati, questi rappresentanti della Repubblica francese non si limitano a una critica politica o ideologica del governo israeliano: vanno oltre la loro funzione. L’attaccamento alla causa palestinese o israeliana e il dibattito sul conflitto nel medio oriente sono comportamenti sani quando si svolgono nel quadro del dibattito democratico. La giustificazione, l’apologia del terrorismo e dell’antisemitismo, la strumentalizzazione della causa palestinese e la trasformazione di quest’ultima in un sostegno indiretto al terrorismo, o ancora la fraternizzazione con dei nemici della Repubblica francese, sono invece dei comportamenti indegni. Bisogna denunciare tali iniziative che non solo gettano olio sul fuoco, ma sfociano nella riabilitazione degli assassini e in una giustificazione della violenza contro gli israeliani e più in generale contro gli ebrei. In Francia, l’antisemitismo violento, legato all’odio di Israele, si è insediato da almeno due decenni in modo strutturale e ha distrutto molte vite. Gli atti di questi terroristi non sono meno orribili, né più accettabili di quelli commessi da Amedy Coulibaly, i fratelli Kouachi, Mohammed Merah o Mehdi Nemmouche. Nel momento stesso in cui il governo si appresta a rivelare il suo piano di lotta contro l’antisemitismo, il razzismo e le discriminazioni, è difficilmente concepibile il fatto di lasciare dei rappresentanti della Repubblica andare nella direzione contraria e fomentare i peggiori istinti per ragioni elettorali. Perché bisogna dirlo senza giri di parole: la confusione morale a cui tende la revisione di atti criminali mette in discussione le fondamenta stesse della lotta contro il razzismo, l’antisemitismo e il terrorismo. Lo scorso dicembre, dopo essere stato espulso da Israele, il franco-palestinese Salah Hamouri è stato accolto come un eroe all’aeroporto di Parigi da alcuni deputati della France insoumise” scrive La direttrice dell’American Jewish Committee (Ajc) Europe, Simone Rodan-Benzaquen. “La deputata Ersilia Soudais ha addirittura qualificato l’espulsione come una “deportazione orchestrata da Israele”: parole a dir poco fuori luogo. Per quelli che seguono la questione israelo-palestinese, e che sanno soprattutto come viene trattata in Francia, questo episodio non ha nulla di sorprendente. Salah Hamouri, spesso presentato come un “avvocato franco-palestinese”, “difensore dei diritti umani”, “ex prigioniero politico”, è stato incarcerato in Israele tra il 2005 e il 2011 per partecipazione al tentato omicidio di Ovadia Yosef, ex rabbino capo sefardita di Israele. Hamouri, che peraltro contesta i fatti che gli vengono attribuiti, è sospettato di essere membro del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fpp), inserito dall’Unione europea tra le organizzazioni terroristiche. In seguito alla sua accoglienza in aeroporto, Hamouri è stato ricevuto dal gruppo comunista all’Assemblea nazionale. E’ stato anche invitato dal sindaco dei Verdi (Europe Écologie les Verts), Grégory Doucet, a una tavola rotonda sugli accordi di Oslo (la sua partecipazione è stata annullata soltanto all’ultimo momento in seguito alle proteste politiche provenienti da ogni schieramento, ma resta l’invito, ndr) e ha ricevuto la cittadinanza onoraria dalle città di Rezé, Vitry, Carhaix e Gennevilliers.
Al di là dei dibattiti attorno ad Hamouri stesso, queste iniziative dimostrano incontestabilmente la volontà, da parte di alcuni responsabili politici, di apparire come i modelli della difesa di ciò che ritengono essere la causa palestinese, che utilizzano a volontà come strumento di clientelismo politico. Prima di Salah Hamouri, altre figure estremiste o terroristi erano già stati elevati al rango di simboli da diverse città. E’ il caso di Marwan Barghouti, condannato dalla giustizia israeliana a cinque ergastoli per l’uccisione di cittadini israeliani e la sua implicazione in quattro attacchi terroristici. Majdi Ihrima al-Rimwy, condannato per la sua partecipazione all’assassinio del ministro israeliano del Turismo Rehavam Zeevi, aveva ricevuto la cittadinanza onoraria a Bezons. Tuttavia, in seguito all’annullamento di questa onorificenza da parte del tribunale amministrativo di Pontoise, nel febbraio del 2013 il sindaco aveva simbolicamente insignito 4.500 palestinesi riconosciuti colpevoli e incarcerati dalla giustizia israeliana della cittadinanza onoraria. Glorificando in questo modo dei terroristi, qualificandoli come dei “resistenti” e mettendo in discussione la realtà, la vastità e la gravità dei crimini commessi da questi ultimi, nonostante siano stati giudicati e condannati, questi rappresentanti della Repubblica francese non si limitano a una critica politica o ideologica del governo israeliano: vanno oltre la loro funzione. L’attaccamento alla causa palestinese o israeliana e il dibattito sul conflitto nel medio oriente sono comportamenti sani quando si svolgono nel quadro del dibattito democratico. La giustificazione, l’apologia del terrorismo e dell’antisemitismo, la strumentalizzazione della causa palestinese e la trasformazione di quest’ultima in un sostegno indiretto al terrorismo, o ancora la fraternizzazione con dei nemici della Repubblica francese, sono invece dei comportamenti indegni. Bisogna denunciare tali iniziative che non solo gettano olio sul fuoco, ma sfociano nella riabilitazione degli assassini e in una giustificazione della violenza contro gli israeliani e più in generale contro gli ebrei. In Francia, l’antisemitismo violento, legato all’odio di Israele, si è insediato da almeno due decenni in modo strutturale e ha distrutto molte vite. Gli atti di questi terroristi non sono meno orribili, né più accettabili di quelli commessi da Amedy Coulibaly, i fratelli Kouachi, Mohammed Merah o Mehdi Nemmouche. Nel momento stesso in cui il governo si appresta a rivelare il suo piano di lotta contro l’antisemitismo, il razzismo e le discriminazioni, è difficilmente concepibile il fatto di lasciare dei rappresentanti della Repubblica andare nella direzione contraria e fomentare i peggiori istinti per ragioni elettorali. Perché bisogna dirlo senza giri di parole: la confusione morale a cui tende la revisione di atti criminali mette in discussione le fondamenta stesse della lotta contro il razzismo, l’antisemitismo e il terrorismo.
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