Putin e il ritorno di Stalin Analisi di Gianluca Di Feo
Testata: La Repubblica Data: 03 febbraio 2023 Pagina: 19 Autore: Gianluca Di Feo Titolo: «Per tenere unito il Paese lo Zar adesso riabilita il dittatore delle Purghe»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 03/02/2023, a pag. 19, con il titolo "Per tenere unito il Paese lo Zar adesso riabilita il dittatore delle Purghe" il commento di Gianluca Di Feo.
Gianluca Di Feo
Celebrazioni di Stalin a Volgograd, ex Stalingrado
L’hanno inaugurato alla vigilia della visita di Putin, con una cerimonia solenne: un busto di Josif Stalin in quella che un tempo era Stalingrado. Nel 1956 il XX congresso del Pcus aveva dato inizio alla rimozione della memoria del dittatore e aperto la resa dei conti sull’era di crimini che aveva provocato milioni di vittime, tra carestie, deportazioni di massa ed esecuzioni sommarie. Poi la nostalgia della grandezza passata lo aveva lentamente riportato sugli altari. E adesso riporta indietro a tutta velocità le lancette della Storia, al punto da riabilitare il dittatore più sanguinario. Krusciov, che come commissario politico aveva guidato sul campo la resistenza di Stalingrado, ne aveva addirittura ridimensionato il ruolo di comandante supremo nella lotta contro i nazisti. E ladamnatio memorie avevaportato a cancellare il nome delle “sue” città: non solo quella della battaglia, che ora si chiama Volgograd, ma pure l’altra in Ucraina che da Stalino era diventata Donetsk, ossia il cuore del Donbass secessionista. Non è un caso. Putin ha sempre considerato Stalin come una stella polare per definire il suo percorso di potere. Dopo la fine dell’Urss, nella situazione caotica dell’unico tentativo di costruire una democrazia, la popolarità del dittatore era salita alle stelle e questo haconvinto il giovane premier che solo un uomo forte avrebbe potuto governare la Russia. Una volta diventato presidente, nel 2009, aveva sostenuto che Stalin non era responsabile soltanto di nefandezze, ma aveva realizzato cose buone, seppur con un sacrificio inaccettabile di vite umane. Ora le reclute russe vanno al massacro nelle trincee ucraine e quel costo torna a essere tollerabile: la propaganda del Cremlino insiste sugli slogan della Guerra Patriottica contro Hitler, gli unici in grado di unire un Paese trascinato nella carneficina. Così il volto baffuto torna a essere omaggiato, con soldati che porgono fiori rossi, come un idolo crudele ma rassicurante, che offre una speranza di vittoria. L’estrema risorsa di un regime che non ha più argomenti per giustificare la follia del conflitto.
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