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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Appello al genocidio nei campus americani? 26/01/2023
Appello al genocidio nei campus americani?
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)




E’ difficile immaginare cosa stia accadendo nei campus del Paese che pretende di essere la più grande democrazia occidentale. Il fior fiore della gioventù americana, i decisori e i leader di domani non esitano a scandire “Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera”. Tutti sanno che “il fiume” è il Giordano e “il mare” è il Mediterraneo. D'altronde i cartelli che spesso accompagnano le manifestazioni non lasciano spazio a dubbi. Eppure a volte ci sono altri slogan più espliciti, tra cui “Gerusalemme è araba e musulmana come la Palestina è araba e musulmana dal fiume al mare.” Ma a proposito, perché “liberare” la Palestina? Ebbene, perché sarebbe “occupata” da degli invasori che hanno instaurato un regime coloniale che pratica l'apartheid e che opprime le popolazioni “palestinesi” locali. Ecco perché questi giovani idealisti che combattono a sostegno dei palestinesi indifesi non si preoccupano dell'impatto di questa "liberazione" sullo Stato ebraico e sui nove milioni di israeliani che vi abitano. Tanto più che i sostenitori del BDS presenti nei campus non esitano ad accusare questo Stato di praticare la pulizia etnica, addirittura una politica di genocidio. Un genocidio immaginario ne giustificherebbe un altro, ma quest’ultimo davvero reale?
Questa atmosfera deleteria ha altre conseguenze. Nei campus, gli studenti ebrei sono esposti a delle “inciviltà”, per non dire ad un'ostilità subdola o palese. Tuttavia, vorrebbero farci credere che non si tratta di antisemitismo, ma di una legittima reazione all'appoggio aperto o tacito dato da questi studenti a Israele. Tutto questo accade, non dimentichiamolo, nelle Università. Nelle Università americane. In istituzioni create per instillare non solo la conoscenza, ma anche la capacità di analizzarla. Che dovrebbero fornire ai loro studenti un ambiente che permetta loro di studiare serenamente, in tutta sicurezza. A tale fine mettono a disposizione degli studenti le infrastrutture più moderne, dagli impianti sportivi all’avanguardia alle biblioteche ed ai sistemi multimediali. Queste Università , di cui alcune di fama mondiale, impiegano, o dovrebbero assumere, gli educatori più qualificati. Esse sono guidate da figure di spicco che si sono dimostrate valide. Quasi 80 anni fa, dopo la liberazione di Auschwitz e la scoperta dell'orrore della Soluzione Finale, gli occidentali hanno fatto finta di non sapere, affermando che anche se avessero sentito delle voci, non avrebbero potuto crederci. Tuttavia, non si sono affrettati ad accogliere i sopravvissuti. Ora siamo nel 2023. Nell'era di un Internet onnipresente, non è più possibile dire “noi non lo sappiamo.”  L'informazione c'è, circola liberamente, è accessibile a tutti. Anche la disinformazione, direte voi. Ma non è proprio compito delle Università quello di montare la guardia, di tutelare i diritti di tutti gli studenti e soprattutto, quello di denunciare la demonizzazione di uno Stato sovrano e l'incitamento alla sua fine?

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Michelle Mazel

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