La sfida dell’Intelligenza artificiale Editoriale di Maurizio Molinari
Testata: La Repubblica Data: 22 gennaio 2023 Pagina: 1 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «La sfida dell’Intelligenza artificiale»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 22/01/2023, a pag. 1, con il titolo "La sfida dell’Intelligenza artificiale" l'analisi del direttore Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari
Il Dipartimento dell'Istruzione di New York la mette al bando ma Microsoft la finanzia, per Bloomberg segna l'inizio di una rivoluzione nei costumi ma il New York Times la considera "un pericolo per la democrazia": il primo tema rovente del 2023 sul quale l'America si divide è ChatGPT, lo strumento digitale che consente a chiunque di ricorrere all'intelligenza artificiale per creare - con una semplice domanda - qualsiasi tipo di contenuto intellettuale, dagli articoli alle poesie, dalle formule ai quadri. ChatGPT è nata lo scorso 30 novembre, parte di un più ampio insieme di tecnologie sviluppate dalla start up OpenAI di San Francisco. Disponibile come una application, è accessibile anche gratis online da chiunque abbia una connessione ed è disegnata per rendere possibile a tutti l'accesso all'intelligenza artificiale. Solo nei primi cinque giorni di vita è stata adoperata da oltre un milione di utenti unici. La sua straordinaria capacità di seduzione si deve al fatto che funziona come una conversazione digitale scritta e dunque chiunque può fare qualsiasi domanda ricevendo la risposta nell'arco di pochi secondi. Si può usare ChatGPT non solo per avere repliche assai più dettagliate e immediate rispetto a Google - il più diffuso motore di ricerca digitale sul Pianeta - su ogni singolo tassello della conoscenza umana ma anche per creare dal nulla veri e propri testi inediti: dalla descrizione, in rime, della Roma di oggi da parte di Dante alla conversazione sui diritti umani fra Josef Stalin e Barack Obama, fino a nuove formule di fisica.
Si tratta della maggior novità hi-tech degli ultimi anni e l’America, che resta nell’animo una terra di pionieri, reagisce come si fa negli insediamenti di frontiera: con un conflitto aspro, frontale fra chi la teme e chi invece preferisce provare, osare, rischiare. L’asprezza di toni ed argomenti su entrambi i fronti si deve al fatto che, per chiunque, la decisione su ChatGPT sarà identitaria perché l’accesso libero all’intelligenza artificiale è un punto di non ritorno nella trasformazione del nostro sapere. Da qui la decisione del Dipartimento all’Educazione della Città di New York che ha aperto lo scontro decretando, a inizio mese, il divieto assoluto di accesso di ChatGPT alle scuole della più grande metropoli degli Stati Uniti per “il timore di un impatto negativo sull’apprendimento degli alunni” e della “diffusione di contenuti né sicuri né accurati nelle nuove generazioni”. Ovvero, questa app può incentivare al massimo la capacità di copiare dal web da parte degli alunni così come può spingerli a creare falsi storici, letterari e scientifici in quantità tali da far apparire le attualifake news una sorta di divertimento adolescenziale. Da Los Angeles a Baltimore, più città hanno imitato la scelta di New York perché, come ha spiegato Janina Kusielewicz, viceresponsabile dei curriculum nella contea di Clifton in New Jersey, “dobbiamo assolutamente impedire agli studenti di trasformare lo studio e l’apprendimento in una scorciatoia digitale”. Ma la levata di scudi da parte di alcuni dei più importanti distretti scolastici del Paese ha trovato sul fronte opposto la determinazione di Microsoft, fra i primi investitori nel progetto della Open AI di Sam Altman ed Elon Musk, che ha risposto stanziando un pacchetto di 10 miliardi di dollari al fine di portare sul terreno dell’intelligenza artificiale la competizione con Google e Amazon, che già usano questa tecnologia, rispettivamente, per le direzioni sulle mappe e per consigliare acquisti alla clientela. In particolare, Microsoft vuole rendere accessibile ChatGPT dal proprio motore di ricerca Bing che fino a questo momento ha solo una minuscola frazione di un mercato globale dominato da Google. Basta immaginare che una ricerca su Bing potrà dare all’istante risposte confezionate dall’intelligenza artificiale - dalla soluzione di formule matematiche alla scrittura di testi - per arrivare alla conclusione che il quasi monopolio di Google potrebbe essere sulla via del tramonto. E non è tutto perché Microsoft vuole incorporare la tecnologia di ChatGPTanche dentro Word, Excel e PowerPoint promettendo di rivoluzionare il modo di scrivere, operare e creare online per miliardi di utenti. Inclusi gli appassionati di arti creative perché fra le opzioni possibili c’è la realizzazione di quadri e disegni di ogni tipo. Il duello fra chi vede nell’intelligenza artificiale la fine della creatività umana e chi invece ritiene, all’opposto, che potrà esaltarla si è trasformato in un vivace confronto di idee che sovrappone valori e tecnologia. Sul New York Times il commentatore Kevin Roose avverte i lettori più impauriti che “non è il caso di andare nel panico” perché la tecnologia di ChatGPT “nel corso del prossimo anno sarà superata dalla nuova, GPT-4”. Ovvero: assai presto discuteremo di potenzialità ben più avanzate. E Joanne Lipman, ex direttore diUsaToday e docente all’ateneo di Yale, aggiunge: “È un errore mettere al bando ChatGPT nelle scuole perché gli alunni avranno sempre più bisogno di comprendere come navigare in un mondo del quale l’intelligenza artificiale è parte integrante”. Lo sforzo didattico, dunque, deve essere fatto in senso inverso: non per escludere ma per includere la nuova rivoluzionaria tecnologia della formazione dei più giovani. Al Dipartimento delle scuole di New York che vede il rischio di “danneggiare il pensiero critico e le capacità di comprensione” degli alunni, Lipman risponde dunque che “così come hanno imparato a usare Google e Wikipedia, i nostri ragazzi dovranno fare anche con l’intelligenza artificiale”. Dunque, prima iniziano ad affrontarla, conoscerla, esplorarla, meglio è. Da qui l’editoriale con cuiBloomberg si spinge fino a chiedere se ChatGPT “assomigliando così tanto alla magia” non indichi forse “l’inizio della rivoluzione dell’intelligenza artificiale” con cui tutti dovremo fare i conti. Ma è forse proprio questo il pericolo maggiore perché, come scrivono sul New York Times lo scienziato dei dati Nathan Sanders e il tecnologo per la sicurezza Bruce Schneider, “l’intelligenza artificiale è destinata a sostituire le menti umane” con il risultato che minaccia di stravolgere radicalmente non solo come apprendiamo ma anche come scegliamo e dunque anche votiamo. Fino al punto di “porre seri rischi alla democrazia” per il semplice fatto che a contare di più saranno non le parole, le opinioni dei singoli ma le campagne di propaganda sui temi più imprevedibili generate da anonimi bot, inondando le nostre menti in maniera assai più pericolosa e sofisticata delle odierne fake news. Ecco perché la discussione aperta in America sulla app ChatGPT porta anche dentro le nostre case l’interrogativo urgente su come affrontare, gestire la più rivoluzionaria delle tecnologie in arrivo.