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La Repubblica Rassegna Stampa
19.01.2023 Nato ancora indecisa contro Putin
Cronaca di Claudio Tito

Testata: La Repubblica
Data: 19 gennaio 2023
Pagina: 19
Autore: Claudio Tito
Titolo: «Il pessimismo della Nato: 'Mosca non vuole trattare'. Parte il pressing su Pechino»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 19/01/2023, a pag. 19, con il titolo "Il pessimismo della Nato: 'Mosca non vuole trattare'. Parte il pressing su Pechino " la cronaca di Claudio Tito.

Nato due volte - Fondazione Luigi Einaudi

STRASBURGO — «La Russia non vuole trattare. Il suo obiettivo reale è riprendersi tutta l’Ucraina». La speranza di una trattativa sembra svanire di giorno in giorno. La Nato e gli Alleati occidentali si sono ormai convinti che Mosca non abbia alcuna volontà di mettere in campo un negoziato concreto. E quindi è indispensabile organizzare le contromosse rapidamente. L’Alleanza Atlantica si presenta con questi “report” al summit che si terrà domani a Ramstein, in Germania. Gli spiragli degli scorsi mesi sono ormai un ricordo. Sempre più prende corpo la prospettiva di una guerra di lunghissimo periodo. Tanti anni e di “posizione”. Perché tutto continua a giocarsi sul terreno. Tale è la convinzione dell’impossibilità di trattare che - rivela ilNew York Times - l’amministrazione Biden si starebbe convincendo della necessità di autorizzare gli Ucraini anche ad attaccare la Crimea. Washington ha sempre considerato la penisola, occupata da Mosca fin dal 2014, parte integrante dell’Ucraina; ma ha sempre messo in guardia Kiev dall’attaccarla militarmente e ha sempre negato le formiture bellicheutilizzabili a questo scopo. Orale cose potrebbero cambiare. In preparazione del summit di Ramstein, i rapporti che i Paesi dell’Alleanza e i suoi governi si stanno scambiando si concentrano sulla constatazione che Putin sia disponibile a discutere solo se si considerano acquisiti i territori ucraini conquistati, e persino quelli già ripresi da Kiev. Un messaggio che alla fine ha un solo significato: il Cremlino punta a riannettere l’intero Paese. In maniera effettiva o con l’insediamento di un governo fantoccio. Replicando, insomma, il modello dell’Urss. Accettare questa soluzione è impossibile per gli occidentali. Sarebbe una resa e un precedente in grado di compromettere gli equilibri democratici in Europa. Intanto da Mosca piovono dichiarazione sempre più infuocate: «La vittoria della Russia è inevitabile – ha sottolineato minacciosamente ieri Putin - : si basa sull’unità del popolo russo,sull’eroismo dei combattenti delle operazioni speciali, sul funzionamento del complesso militare-industriale ». Il presidente russo rovescia sull’Occidente la responsabilità di quanto sta accadendo: «Abbiamo resistito a lungo, abbiamo cercato di raggiungere un accordo, ma ci hanno semplicemente preso in giro, ci hanno ingannati». E il ministro degli Esteri Lavrov è stato ancora più pesante, paragonando gli Usa a Napoleone ma soprattutto a Hitler, «che voleva risolvere definitivamente la “questione ebraica”». Ogni canale di dialogo, a questo punto, sembra chiuso. Gli unici a mantenere un debole segnale di comunicazione sono i turchi. Ma anche la mediazione di Erdogan viene considerata ormai superata. Sebbene il ministro degli Esteri Cavusoglu sia a Washington per discutere, tra l’altro, l’acquisto di 40 jet F16.

Cosa sta succedendo a Kherson: perché Putin la vuole a tutti i costi-  Corriere.it
Kherson

La Nato, quindi, si sta preparando ad affrontare una controffensiva russa a partire da marzo. Mosca metterà in campo altri 500 mila uomini che rappresentano il capitale umano sacrificabile per avanzare in una battaglia di trincea che assomiglia sempre più ai conflitti del XX secolo. Per questo domani, a Ramstein, uno dei punti principali di discussione sarà come aiutare l’Ucraina e incrementare i rifornimenti bellici. In particolare, dovrebbe essere discusso il “caso Germania”. O meglio il ritardo con cui Berlino sta mettendo a disposizione di Zelensky 15 carri armati Leopard. Mezzi considerati fondamentali in questo tipo di battaglia. Il pressing della Nato e di Washington è ormai intensissimo. Gli “Alleati” si aspettano che il via libera definitivo possa essere dato nelle prossime 24 ore, dopo la nomina del nuovo ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius. Oggi si terrà anche un incontro tra la Gran Bretagna, la Polonia e i paesi Baltici proprio per esercitare una ulteriorepressione sul Cancelliere Scholz. Gli stessi inglesi stanno rivedendo l’intenzione di ridurre il numero di carri Challenger 2 da inviare in Ucraina. Anche Londra, insomma, vuole tornare alle forniture integrali. «Daremo a Kiev armi più pesanti e moderne », ha sintetizzato ieri il segretario generale della Nato Stoltenberg. Resta inoltre la grande paura di un ingresso in guerra della Bielorussia. Mosca e Minsk stanno ormai collaborando senza sosta su quel versante. Una partecipazione diretta diventerebbe il fattore scatenante della degenerazione del conflitto. In questo quadro la visita del segretario di Stato americano Blinken a inizio febbraio in Cina assume un significato ulteriore. In gioco non c’è solo il tentativo di dare un ordine alle relazioni difficili tra i due Paesi. Per la Casa Bianca, solo se Pechino stopperà in maniera più ferma il Cremlino si potrà evitare una guerra di lungo periodo.

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