Ucraina, arrivano i tank Commento di Alberto Simoni
Testata: La Stampa Data: 18 gennaio 2023 Pagina: 22 Autore: Alberto Simoni Titolo: «Ucraina, l'ora dei tank»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/01/2023, a pag.22 con il titolo "Ucraina, l'ora dei tank" l'analisi di Alberto Simoni.
Alberto Simoni
Volodymyr Zelensky con Joe Biden
A Washington e a Londra si mettono le pedine sulla scacchiera, la diplomazia veste l'armatura e nella settimana che porterà i ministri della Difesa di cinquanta Paesi a Ramstein a discutere come sostenere concretamente l'Ucraina, il capo degli Stati Maggiori Riuniti, Mark Milley, incontra per la prima volta in una località al confine fra Polonia e Ucraina il generale Valery Zaluzhnyi, omologo di Kiev. Che gli chiede «l'urgente consegna di armi e munizioni» in grado di far voltare a vantaggio degli ucraini lo scontro nell'Est e nel Sud del Paese. La missione di Milley è stata tenuta segreta sino alla sua conclusione. Milley è andato vicino al confine a bordo di un veicolo con altre cinque persone, nessuna foto e un resoconto scarno lasciato al suo portavoce. «I due hanno parlato di cosa sta facendo l'Ucraina per respingere l'aggressione russa. Guardarsi negli occhi è stato importante». Milley non è entrato in territorio ucraino. Biden ha sempre detto che nessun militare Usa sarebbe entrato sul suolo di Kiev, eccezion fatta quelli a tutela dell'ambasciata. Il blitz del braccio destro del capo del Pentagono Lloyd Austin è un segnale di come la Nato e in particolare gli Usa e il Regno Unito abbiano capito che il momento di invertire la rotta nel conflitto è questo. James Cleverly, ministro degli Esteri britannico, ieri era a Washington e prima di incontrare Antony Blinken, ha reso dinanzi agli analisti del Center for Security and International Studies chiara la determinazione anglo-americana: «Ora dobbiamo portare a conclusione rapidamente il conflitto», ha spiegato il capo della diplomazia di Sua Maestà spiegando che l'ipotesi negoziale non ha nessuna base su cui poggiare e che per completare la missione - respingere i russi e ripristinare l'integrità ucraina - servono armi e munizioni «sino alla vittoria». Putin - è il ragionamento di Cleverly - punta a una guerra di logoramento, ma il nostro interesse per salvare vite e risparmiare soldi è «chiudere il conflitto presto». Cleverly ha evidenziato che «il conflitto è fra Russia e Ucraina» ma ha «implicazioni globali» che non possono non toccare per primi i Paesi della Nato. Intervenendo con un messaggio al Wef di Davos, Henry Kissinger, ha guardato invece oltre il campo di battaglia e sottolineato che è fondamentale «evitare l'escalation» e che quanto accade non «deve diventare una guerra contro la Russia». Significa che Mosca deve superare, il ragionamento del quasi centenario ex segretario di Stato, la sua paura della dominazione da parte dell'Europa, ma «che la Nato deve dare delle garanzie». «Credo che l'adesione di Kiev all'Alleanza sarebbe un esito appropriato», ha concluso. Venerdì a Ramstein Austin discuterà insieme ai colleghi di quasi 50 Paesi come sostenere la battaglia ucraina. Come evidenziavano nei giorni scorsi fonti della Casa Bianca, ora la situazione è complicata, poiché gli scontri nel Donbass sono feroci e la Russia sta riversando mezzi e uomini in abbondanza per superare lo stallo. Armi sempre più potenti e addestramento sono le direttrici su cui si muovono gli alleati per accelerare i tempi e dare a Kiev gli strumenti per prevalere. Ieri il primo ministro olandese Mark Rutte ha avuto un bilaterale alla Casa Bianca. A Biden ha detto che i Paesi bassi vogliono unirsi al progetto dei Patriot che Usa e Germania stanno conducendo. L'Olanda invierà quindi almeno una batteria missilistica. All'uso di Patriot vengono addestrati 92 soldati ucraini in una base dell'Esercito in Oklahoma: il portavoce del Pentagono Pat Ryder ha detto ieri che «le esercitazioni sono iniziate». Seicento soldati di Kiev hanno anche cominciato ad apprendere le tecniche di combattimento integrate nella base di Grafenwoehr. Per rafforzare il fronte, la Nato sembra attendere solo il via libera tedesco alla consegna dei carri armati Leopard II agli ucraini tramite la Polonia. Il pressing Usa è costante. Giovedì a Berlino Austin incontrerà il nuovo ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, mentre ieri c'è stato un colloquio telefonico fra Biden e il cancelliere Olaf Scholz. Che poco prima aveva parlato con Rutte. I Leopard tedeschi li hanno in dotazione in 12 Paesi Nato. Ma senza il via libera di Berlino non possono essere ceduti. Nel week-end Londra ha disposto l'invio di 14 tank leggeri Challenger 2 unendosi a francesi e americani che per ora hanno mandato i mezzi corazzati Bradley. L'asticella potrebbe anche alzarsi e coinvolgere i carri armati Abrams. Non prima però del via libera ai Leopard. Gli Abrams, notava qualche analista non sarebbero del tutto funzionali, bruciano troppo carburante e la linea di approvvigionamento nel Donbass non è garantita.
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