Le menzogne della Cina Commento di Gianluca Modolo
Testata: La Repubblica Data: 16 gennaio 2023 Pagina: 11 Autore: Gianluca Modolo Titolo: «La Cina ammette i morti: '60 mila in un mese'. Ma sono 10 volte di più»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 16/01/2023, a pag. 11, con il titolo "La Cina ammette i morti: '60 mila in un mese'. Ma sono 10 volte di più" la cronaca di Gianluca Modolo.
HONG KONG — Da 37 a quasi 60mila. Per la prima volta, dopo settimane di pressioni da parte della comunità internazionale, Pechino fornisce i numeri sui morti di Covid di questa ondata che sta colpendo il Paese dopo lo smantellamento della politica della tolleranza zero. Numeri che, secondo gli esperti, le stime circolate e le immagini di ospedali affollati e lunghe code ai crematori, sarebbero di molto inferiori rispetto alla realtà. In poco più di un mese — dall’8 dicembre, il giorno seguente la fine delle restrizioni, al 12 gennaio — la Commissione sanitaria nazionale ha dichiarato di aver registrato 59.938 decessi legati al Covid (5.503 causati da insufficienza respiratoria direttamente dovuta al virus e 54.435 causati da condizioni di salute pregresse — cancro, problemi cardiocircolatori — combinate con il virus). Età media dei morti: 80,3 anni. Un dato (su una popolazione di 1,4 miliardi di persone) che probabilmente è però molto più alto visto che i decessi inclusi nelle statistiche di Pechino riguardano solamente quelli avvenuti negli ospedali. «Nelle campagne molti anziani sono morti a casa ma non sono stati sottoposti al test», dice Yanzhong Huang, esperto di salute globale al Council on Foreign Relations. La società britannica Airfinity, basandosi sui modelli degli altri Paesi che hanno affrontato ondate di Covid, stima che la conta dei morti in Cina sia finora di 9mila al giorno. E prevede che il 23 gennaio raggiungeranno il picco di circa 25mila al giorno, che porterebbe il totale a 584mila decessi da inizio dicembre. Per la seconda volta in una settimana, l’Organizzazione mondiale della sanità ha rinnovato a Pechino la richiesta di dati più dettagliati, pur accogliendo con favore i numeri dei decessi forniti ora. L’annuncio «consente una migliore comprensione della situazione epidemiologica », dice l’Oms. Il cui direttore, Ghebreyesus, ha parlato al telefono con il ministro della Salute cinese Ma Xiaowei. I contagi e i ricoveri d’urgenza hanno raggiunto il picco massimo, sostengono le autorità mandarine. «Ma negli ospedali non fanno nemmeno più i tamponi», racconta una fonte a Repubblica . «Mio padre è ricoverato da giorni, ha tutti i sintomi del Covid ma continuano a non testarlo altrimenti rientrerebbe nelle statistiche».
Xi Jinping
Un nuovo studio dell’Università di Pechino sostiene che circa 900 milioni di persone sono state già contagiate, il 64% dei cinesi. E un altro studio, pubblicato suNature Medicine , rivela che al 22 dicembre il 76% dei 22 milioni di abitanti della capitale è stato contagiato e la percentuale salirà al 92% entro la fine di gennaio. Ma se nelle grandi metropoli l’ondata sembra essere passata, è nelle campagne — in vista della grande migrazione del Capodanno lunare — che ora la Cina teme un nuovo tsunami. «La cosa che ci preoccupa di più è che dopo tre anni tutti possono finalmente tornare acasa per il nuovo anno per visitare i parenti», ha dichiarato nei giorni scorsi Jiao Yahui, funzionario della Commissione per la salute. Con le limitate risorse mediche delle campagne, «come gestire il picco di infezioni nelle vaste aree rurali è diventata una sfida enorme». Da ieri, dopo tre anni, è ripartito anche la linea ferroviaria ad alta velocità tra Hong Kong e la terraferma. Al di là del reale numero dei morti tra la popolazione cinese, al momento non è emerso il pericolo di nuove varianti. Sia dai tamponi effettuatinegli aeroporti ai viaggiatori cinesi sia dai dati di quasi mille sequenze genetiche provenienti da più di una dozzina di province che i funzionari cinesi hanno inviato al consorzio globale Gisaid, tutti i ceppi assomigliano a varianti già trovate in altre parti del mondo.