Iran, barbarie senza fine: l'Inghilterra ritira l'ambasciatore Cronache di Gabriella Colarusso, Antonello Guerrera
Testata: La Repubblica Data: 15 gennaio 2023 Pagina: 12 Autore: Gabriella Colarusso - Antonello Guerrera Titolo: «Resa dei conti a Teheran. Impiccato l’ex ministro con passaporto britannico - L’ira del governo Sunak: 'In Iran regime barbaro'. E ritira l’ambasciatore»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 15/01/2023, a pag.12, con il titolo "Resa dei conti a Teheran. Impiccato l’ex ministro con passaporto britannico", la cronaca di Gabriella Colarusso; a pag. 13, con il titolo "L’ira del governo Sunak: 'In Iran regime barbaro'. E ritira l’ambasciatore", la cronaca di Antonello Guerrera.
Ecco gli articoli:
Gabriella Colarusso: "Resa dei conti a Teheran. Impiccato l’ex ministro con passaporto britannico"
Gabriella Colarusso
«Sono stato accusato di aver ottenuto informazioni top secret dal capo del Consiglio di sicurezza nazionale iraniano in cambio di una bottiglia di profumo e una maglietta ». Le ultime parole note di Alireza Akbari erano state diffuse pochi giorni fa dalla Bbc in lingua farsi, un messaggio audio registrato in cui l’ex viceministro della difesa iraniano denunciava di essere stato torturato perché confessasse colpe non sue. Akbari è stato impiccato con accuse di spionaggio, in quella che tuttavia sembra essere anche una resa dei conti all’interno del sistema di potere di Teheran e che ha suscitato l’ira del premier inglese Sunak e della comunità internazionale. Akbari aveva infatti doppia cittadinanza, iraniana e britannica. Fu il numero due del ministero della Difesa durante la presidenza del riformista Khatami, tra la finedegli anni Novanta e l’inizio dei Duemila, ma da molti anni non aveva più ruoli all’interno dell’amministrazione, gestiva un think tank e viveva nel Regno Unito. Fino al 2019, quando era tornato a Teheran su invito di un collega: arrestato con l’accusa di spionaggio per l’MI6, i servizi segreti britannici, aveva fatto appello, ma la sua richiesta di revisione del processo è stata respinta. Il governo iraniano l’ha accusato, senza fornire evidenze, di aver passato a paesi stranieri informazioni sensibili sulla Difesa e sul programma nucleare iraniano, compreso alcuni dettagli sul lavoro di Mohsen Fakhrizadeh, forse il più importante scienziato iraniano, padre del programma nucleare militare, ucciso il 27 novembre 2020 non lontano da casa sua a Teheran. Il giorno dell’agguato, Akbari era già in carcere. C’è una lunga scia di casi di cittadini con doppia nazionalità che sono stati accusati in Iran di spionaggio e spesso usati come merce di scambio nei negoziati con paesi stranieri. I processi quasi sempre vengono celebrati a porte chiuse per sicurezza nazionale e i gruppi per i diritti umani denunciano violazioni gravi dei diritti della difesa. La televisione di stato iraniana ha mandato in onda una presunta confessione di Akbari, ma nell’audio inviato alla Bbc l’uomo aveva denunciato migliaia di ore di “torture” per costringerlo a confessare. La segretezza e l’opacità che hanno circondato il suo caso sollevano molte domande. Akbari è cresciuto politicamente con Ali Shamkhani, quando l’attuale segretario del consiglio di Sicurezza nazionale, un organo influente che definisce insieme alla guida suprema Khamenei le politiche di difesa e nucleari del Paese, era ministro della Difesa nell’amministrazione del riformista Khatami. Ma Akbari è stato vicino anche ad Ali Larijani, un conservatore moderato e potente ex Speaker del Parlamento, cui nel 2021 gli ultraconservatori impedirono la candidatura alla presidenza. Akbari faceva parte del team di consulenti che lavorò con Larijani tra il 2005 e il 2007 per i colloqui sul nucleare con l’Unione europea. Negli smottamenti politici di questi mesi provocati dall’irruzione sulla scena pubblica del movimento pro-democrazia, Shamkhani e Larijani sono stati descritti dalla stampa indipendente che ha base fuori dall’Iran, ma buone fonti all’interno, come fautori di una linea più moderata, di dialogo con i manifestanti e di apertura alle riforme. Larijani si è espresso anche pubblicamente contro l’obbligatorietà del velo, Shamkhani ha incontrato alcuni esponenti riformisti chiedendo loro, senza successo, di collaborare per sedare le manifestazioni di piazze. L’ex viceministro ha pagato anche la sua vicinanza al fronte moderato? Per Abdolrasool Divsallar, analista e studioso di affari militari iraniani, che oggi vive in Italia, ma che ha lavorato alla Difesa, le accuse contro l’ex viceministro «sono tutte falsità». «Akbari era un brillante analista ed è stato critico nei confronti delle strategie regionali e di difesa dell’Iran come l’eccessivo coinvolgimento in Siria ed era fautore di una linea diappeasement con gli Stati Uniti nel Golfo. La sua esecuzione è un messaggio: non c’è spazio politico per ogni idea che si allontana dalla visione della leadership». L’Iran è il secondo Paese al mondo dopo la Cina per numero di esecuzioni capitali. Da quando sono iniziate le proteste per la morte di Mahsa Amini, già quattro giovani manifestanti sono stati impiccati e almeno altri 26 condannati a morte.
Antonello Guerrera: "L’ira del governo Sunak: 'In Iran regime barbaro'. E ritira l’ambasciatore"
Antonello Guerrera
Da sempre complicati, i rapporti tra Regno Unito e Iran si stanno avviando verso un punto di non ritorno. Il governo britannico è furioso per l’esecuzione dell’ex viceministro e cittadino irano-britannico Alireza Akbari, ucciso a 62 anni dal regime iraniano perché sospettato di essere una spia dei servizi MI6. Il primo ministro Sunak parla di «atto codardo, degno di un regime barbarico ». Il ministro degli Esteri James Cleverly, che l’altro ieri aveva avvertito Teheran di non giustiziare Akbari, ha twittato che «questo atto barbaro deve essere condannato nella maniera più dura possibile. Non resterà impunito». Di qui l’escalation diplomatica. L’Iran ha convocato l’ambasciatore britannico a Teheran, Simon Shercliff, per «intromissioni inaccettabili negli affari interni della Repubblica islamica dell’Iran». Londra ha risposto con la stessa misura, ma poi è andata oltre, ritirando temporaneamente il suo massimo diplomatico dalla capitale iraniana: «Siamo disgustati », ha aggiunto Cleverly, «la nostra risposta non si fermerà ai provvedimenti di oggi». Tra questi, le sanzioni al procuratore generale iraniano Mohammad Jafar Montazeri, colui che ha avuto l’ultima parola sul caso Akbari e che decide quando ricorrere al boia. Sdegno anche da parte degli Stati Uniti: il dipartimento di Stato parla di «esecuzione politicamente motivata e contro i diritti umani». L’ambasciatrice a Londra Jane Hartley di «episodio rivoltante». Il governo italiano, attraverso la Farnesina, condanna «l’orrenda esecuzione». Per il presidente francese Macron si tratta di un «atto atroce», mentre per la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock e la ong Amnesty è un omicidio «disumano». Sinora si era parlato poco del caso di Akbari sui media perché la famiglia e il Foreign Office pensavano che un atteggiamento più discreto avrebbe favorito la sua liberazione. Invece, a differenza dell’altra irano-britannica 45enne Nazanin Zaghari-Ratcliffe per cui c’era stato enorme clamore, è successo l’opposto. L’esecuzione di Akbari arriva in un momento delicatissimo dei rapporti tra Regno Unito e Iran. Dopo lo stallo sui negoziati nucleari, Londra considera Teheran sempre più una minaccia destabilizzante, e non solo per la dilagante alleanza con la Russia di Putin anche in Ucraina, dove ha fornito droni kamikaze. Qualche settimana fa, in un raro discorso pubblico, il direttore generale dell’MI5, Ken McCallum, aveva parlato di almeno 10 tentati assassinii di cittadini britannici da parte dell’Iran nell’ultimo anno: «Teheran pone una minaccia diretta al Regno Unito», proferì nella circostanza McCallum, «mediante la sua intelligence aggressiva». Non solo: secondo un report di una tv iraniana con sede a Londra, squadroni della morte di Teheran avrebbero tentato di uccidere almeno due giornalisti irano- britannici scomodi al regime degli Ayatollah. Anche per questo, uno scontro frontale tra Londra e Teheran ora è più vicino. Tra qualche settimana, le Guardie Rivoluzionarie iraniane potrebbero essere classificate dal Regno Unito come organizzazione terroristica. L’esecuzione di Akbari potrebbe accelerare questo processo già in fieri. Se confermato, il significativo bando dei pasdaran (in scia a Usa e Canada) affonderebbe le già ardue relazioni tra Londra e l’Iran, poiché i “custodi della rivoluzione” sarebbero praticamente equiparati a gruppi terroristici come Al Qaeda e Isis. Londra criminalizzerebbe dunque ogni connessione, rapporto e sostegno, anche ideologico, al gruppo che controlla le forze militari di élite e intelligence di Teheran. Che non esiterà a rispondere.
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