Testata: Il Foglio Data: 12 gennaio 2023 Pagina: 1 Autore: Giulio Meotti Titolo: «'Grazie Charlie'»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 12/01/2023, a pag. 1, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo 'Grazie Charlie'.
Giulio Meotti
Roma. “Nel momento in cui scriviamo, non conosciamo le motivazioni dell’autore dell’accoltellamento a Salman Rushdie. Si sarà ribellato al riscaldamento globale, al calo del potere d’acquisto o al divieto di annaffiare i vasi di fiori a causa dell’ondata di caldo? Corriamo allora il rischio di dire che si tratta di un credente, che è altrettanto probabilmente un musulmano e che ha commesso il suo atto ancor più probabilmente in nome della fatwa lanciata nel 1989 dall’ayatollah Khomeini contro Salman Rushdie”. Così, sei mesi fa, Charlie Hebdo commentò l’attentato all’autore dei Versetti satanici. Ora non arretra e pubblica una nuova serie di vignette contro il regime iraniano. Dopo le prime caricature che prendevano in giro la guida suprema della Repubblica islamica, Ali Khamenei, il settimanale francese pubblica nuovi disegni che prendono di mira i mullah. Il comandante delle Guardie rivoluzionarie Hossein Salami replica: “I musulmani prima o poi si vendicheranno dei responsabili di Charlie Hebdo per aver pubblicato vignette che prendono in giro il leader Ali Khamenei. Puoi arrestare i vendicatori ma non puoi resuscitare i morti. Questi individui francesi pensino al destino di Salman Rushdie”. La nuova copertina di Charlie recita: “Decisamente i mullah non capiscono nulla di donne!”. E il magazine continua solitario la sua missione di deridere i regimi islamici. Da sinistra arrivano critiche alla rivista, come l’accademico Jean-Francois Bayart che su Mediapart, il sito di Edwy Plenel, scrive: “Grazie, Charlie Hebdo, per i nostri ostaggi. Qualunque sia il nostro attaccamento alla libertà di stampa e alla critica politica o filosofica della religione, non possiamo che deplorare la leggerezza, per non dire l’irresponsabilità di Charlie Hebdo, che ha appena pubblicato vignette di Ali Khamenei”. Ma sulla rivista Marianne appare un appello di sostegno al “journal irresponsable”, come si autodefinisce: “Grazie, Charlie Hebdo”. Non è firmato dal solito giro di mosche bianche occidentali, i pochi che hanno sempre mostrato solidarietà con questi martiri della libertà di espressione. No, sono decine di studiosi e artisti iraniani in esilio. La biologa universitaria Shahla Abghari, la poetessa Mirza Agha Asgari, Mina Ahadi (presidente del Consiglio centrale degli ex musulmani in Germania, anche lei come Charlie sotto scorta), il poeta Atine Aiineh, giornalisti come Noushabeh Amiri, musicisti come Mehrdad Baran e tanti altri. “Per gli iraniani che attualmente conducono una lotta impari contro la Repubblica islamica, vedere queste vignette è rassicurante e pieno di speranza” si legge nell’appello. “Le osservazioni del direttore di Charlie, Riss, hanno catturato la nostra attenzione in quanto ricorda perché i terroristi islamisti, otto anni fa, assassinarono i giornalisti e i vignettisti di Charlie Hebdo. Perché il movimento islamista che ha travolto medio oriente, paesi europei e mondo intero è nato con la rivoluzione iraniana del 1979 ed è stato il risultato dell’ascesa al potere degli islamisti nel nostro paese. Esprimiamo la nostra gratitudine alla redazione di Charlie Hebdo per la pubblicazione di questo numero speciale e per la loro difesa incondizionata della libertà di espressione e della democrazia in Iran”. La fatwa iraniana ha già colpito a morte Charlie Hebdo. Nel laptop dei fratelli Kouachi, che al grido di “abbiamo vendicato Maometto” sterminarono la redazione del settimanale, fu trovata la fatwa con cui l’ayatollah Khomeini condannava a morte Rushdie. I mullah e gli islamisti non dimenticano e non perdonano. Né Rushdie né Charlie.
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