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L’orchestra rubata di Hitler
Silvia Montemurro
Salani euro 16,80“La musica è come il vento. Non la si possiede. La si sente e basta. Al massimo si può imparare a conoscerla. …Non esisteva altro che la musica, usciva fuori da quel legno. Era la mia àncora contro la solitudine. Il canto di speranza per tutti noi” Depredare il patrimonio artistico degli ebrei è stata una delle molte nefandezze compiute dal regime nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Quadri, strumenti musicali, libri antichi, reperti storici di inestimabile valore sono stati trafugati da abitazioni private o musei per essere trasferiti in Germania. La dimensione culturale del saccheggio e delle spoliazioni è stata implementata dall’organizzazione Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg (ERR) creata il 17 luglio 1940 da Alfred Rosenberg con l’obiettivo di eliminare la vita culturale ebraica in tutta Europa.
Una dimensione poco conosciuta di queste spoliazioni riguarda la musica: fu infatti creato un commando speciale, il Sonderstab Musik (commando musica), composto da musicologi tedeschi per localizzare strumenti, spartiti, manoscritti con lo scopo di sottrarli ai loro legittimi proprietari. Un argomento di grande interesse, oggetto del libro di Willem de Vries, eminente musicologo olandese, che pubblicò nel 1998 un saggio “Comment les nazis ont spolié l’Europe Musicale” (Dietrich Verlag) sullo Sonderstab - di cui aveva scoperto l’esistenza durante la stesura della sua tesi – dove sono riportati i nomi delle persone coinvolte e le opere trafugate.Ispirato allo Sonderstab Musik è anche l’ultimo romanzo di Silvia Montemurro, autrice di romanzi di successo, che pubblica con la casa editrice Salani “La musica rubata di Hitler”.
Strutturato in quattro parti ciascuna delle quali dà voce a Elsa e Adele il romanzo si apre a Milano con un concerto per violino e orchestra dove la giovane Greta fa il suo debutto come primo violino da solista suonando un esclusivo Guarneri del Gesù che ha preso in affitto. Una donna anziana assiste emozionata al concerto e a un certo punto indicando lo strumento grida, prima di svenire, “Quel violino era mio!”. Chi è quella donna? Perché afferma che il violino le appartiene? Dopo questo prologo ad effetto che ha suscitato la curiosità del lettore, l’autrice ci porta nella Berlino del 1942 per conoscere Elsa, una delle voci narranti del romanzo insieme a Adele.
Nata in una famiglia ricca Elsa trascorre le sue giornate fra chiacchiere con le amiche e in attesa del ritorno a casa del marito, un gerarca nazista al quale il Führer ha affidato il compito di seguire l’Operazione Sonderstab Musik, la razzia di strumenti musicali e spartiti appartenuti agli ebrei, suona il violino.
Elsa che non si è mai occupata troppo di politica non conosce l’esatta entità del lavoro del marito e una sera con lo scopo di fargli uno scherzo lo segue in una delle sue operazioni giungendo nell’abitazione, ormai vuota, di Adele, una violinista costretta a trasferirsi con la zia tedesca in una Judenhaus le case dove venivano reclusi gli ebrei tedeschi. Mentre assiste sgomenta al furto del violino che Adele aveva nascosto sotto le assi del pavimento, Elsa d’istinto prende uno scialle insanguinato, un diario e una fotografia che ritrae Adele con il violino e un busto per sostenere la schiena scoprendo in quella immagine una perfetta consonanza con se stessa: l’amore per la musica e la sofferenza di una costrizione fisica che l’ha funestata a lungo nell’adolescenza.Come mai una ebrea italiana si trova a Berlino e dispone di un violino così prestigioso? Con la voce di Adele entriamo nel suo mondo infantile in un paesino delle Marche dove è cresciuta, conosciamo la sorella Maria, la madre poco affettuosa, il padre che adora e l’unica sua amica, un’oca donatale dal padre. Dopo l’arrivo degli zii da Berlino e un fatto increscioso di cui si è reso protagonista il padre, Adele profondamente amareggiata decide di seguire gli zii nella città tedesca per seguire il suo sogno di diventare una violinista.
Elsa e Adele non si conoscono ma un filo invisibile e resistente come l’acciaio, la passione per la musica, le unisce in un legame indissolubile. Elsa che si è progressivamente allontanata dal marito e dall’amica Susi, diventata sorvegliante in un campo di concentramento, apprende che Adele è stata portata a Terezín, il campo dove inizialmente venivano reclusi gli ebrei musicisti e decide di fare il possibile per liberarla anche a costo della vita.
Oltre ad aver riportato alla luce le azioni criminali della Sonderstab Musil, ancora poco conosciute, l’autrice entra nel vivo della Storia della Seconda Guerra Mondiale con un romanzo avvincente e dalla trama incalzante narrando l’ inarrestabile ascesa del nazismo, la realtà dei campi di sterminio, le crudeltà perpetrate nei confronti dei bambini di cui abbiamo letto nelle testimonianze di tanti sopravvissuti, l’annientamento progressivo della dignità, il lento abbruttimento fisico e spirituale dei deportati prima di essere condotti alle camere a gas.
In questi luoghi di orrore dove l’umanità non trova albergo è la musica che può aiutare a sopravvivere – sembra dirci Elsa e Adele - perché la forza che scaturisce da una melodia riempie il cuore di chi ascolta e fa volare la mente in un luogo incontaminato, lontano dalla malvagità degli uomini.
Con “L’orchestra rubata di Hitler” Silvia Montemurro assolve al compito, oggi più che mai necessario, affidato ai giovani scrittori: tenere viva una Memoria che rimuove l’oblio e si nutre della speranza che simili tragedie non accadano mai più. Giorgia Greco |
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