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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Bandiera palestinese e ‘intransigenza’ israeliana 11/01/2023
Bandiera palestinese e ‘intransigenza’ israeliana
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)


Ben Gvir is a pyromaniac, but it's Netanyahu who has given him the matches  | The Times of Israel
Itamar Ben Gvir

Solo il futuro ci dirà cosa c'è dietro alla crociata intrapresa da Le Monde contro lo Stato ebraico.
Sta di fatto che quello che è stato per lungo tempo un grande quotidiano d’informazione, ora è alla ricerca della minima notizia che gli permetta di lanciare una nuova diatriba. “Israele sta continuando la sua linea dura vietando le bandiere palestinesi nei luoghi pubblici”, si è indignato il 9 gennaio. Il quotidiano, precisando che “un tempo Israele considerava la bandiera palestinese come quella di un gruppo armato legato all'Hamas palestinese o allo sciita libanese Hezbollah, ma dopo la firma degli Accordi di Oslo, la bandiera è stata riconosciuta come quella dell'Autorità palestinese (Ap), creata per amministrare la Striscia di Gaza e alcune aree della Cisgiordania occupata” non spiega perché sarebbe legittimo dispiegarla all'interno dei confini di Israele internazionalmente riconosciuti. Secondo Le Monde, “l'ordine del nuovo Ministro della Sicurezza Nazionale israeliano, Itamar Ben Gvir, di vietare la bandiera palestinese nei luoghi pubblici segue una serie di altre misure punitive contro i palestinesi, dopo la sua entrata in carica a fine dicembre del 2022.” Questa sarebbe una rappresaglia contro la decisione dell'Autorità palestinese di chiedere alle Nazioni Unite di esaminare la questione dell'“occupazione israeliana dei territori palestinesi”, nonostante l'impegno preso negli accordi di Oslo.                                                               

Il giornale sbaglia ad accusare Itamar Ben Gvir. Il parlamento israeliano aveva già considerato più volte questo divieto. In particolare, nel 2018 alla Knesset era stato presentato un disegno di legge dalla parlamentare del Likud, Anat Berko, volto a vietare l'uso della bandiera palestinese in Israele e a punire i trasgressori con un massimo di un anno di carcere; più recentemente, il 22 giugno del 2022, la Knesset aveva approvato con 63 voti contro 16 un disegno di legge - sempre proposto dal Likud ma sostenuto dall'allora Primo Ministro israeliano Naftali Bennett - che vieterebbe di issare le bandiere palestinesi su istituzioni finanziate dallo Stato. La caduta del governo Bennett e le nuove elezioni hanno messo fine a questa iniziativa. Ma a provocare la decisione del nuovo ministro è stata l'accoglienza trionfale di un terrorista liberato dopo aver scontato 42 anni di prigione. “Il prigioniero politico più anziano” esce di prigione, ha scritto Le Monde, per il quale rapire e uccidere a sangue freddo un israeliano è un atto politico. Come la sua vittima, l'assassino è israeliano, ed è nella sua bella cittadina di Ara in Israele che i suoi concittadini, israeliani anche loro, lo hanno accolto sventolando questa famosa bandiera. Al colmo dell'indecenza, tre rappresentanti dell'Autorità palestinese sono venuti da Ramallah per congratularsi con questo eroe della causa palestinese. Secondo l'agenzia Mena, il suddetto “eroe” aveva proseguito la sua carriera universitaria “all'interno delle carceri sioniste” dove aveva conseguito la laurea in scienze politiche e relazioni internazionali.  “La storia di ogni prigioniero è la storia di tutto un popolo e io sono orgoglioso di far parte di coloro che si sono sacrificati per la Palestina”, ha detto al suo rilascio dalla prigione. In tutta coscienza, non c'è qualche giustificazione per la reazione del ministro?

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Michelle Mazel

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