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La Repubblica Rassegna Stampa
09.01.2023 Ucraina: le armi per salvarci dai russi
Intervista di Paolo Brera

Testata: La Repubblica
Data: 09 gennaio 2023
Pagina: 3
Autore: Paolo Brera
Titolo: «Podolyak: 'Fate presto le forniture servono per salvarci dai russi'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 09/01/2023, a pag. 3, con il titolo "Podolyak: 'Fate presto le forniture servono per salvarci dai russi' " l'intervista di Paolo Brera.

Ukraine presidential aide warns against Musk's 'magical simple solutions' |  Reuters
Mykhailo Podolyak

«Non abbiamo tempo, l’Ucraina ha bisogno di quelle armi subito». Mykhailo Podolyak, capo consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, non tentenna quando gli chiediamo se la fornitura dello scudo per proteggere Kiev con il “Samp-T”, il sistema missilistico terra aria di produzione italo-francese, può aspettare la politica italiana.

Non tutti i partiti italiani sono d’accordo a fornire armi. Anche nel governo ci sono perplessità. «Non ascoltate la propaganda russa: le armi non servono a “prolungare il conflitto”. Ci servono per difesa e contrattacco proprio per far finire la guerra nel modo giusto: la Russia deve perdere, solo questo garantirà il mondo e l’Europa e riporterà il diritto internazionale nelle relazioni tra gli Stati. Quelle armi servono proprio per restringere il conflitto, per localizzarlo solo nei territori ucraini occupati; sono il modo per ridimensionarlo e raffreddarlo impedendo che si estenda. Sono il modo per minimizzare le perdite per l’Ucraina, per ridurre la durata della guerra e accelerarne la fine. E la società ucraina non è pronta a una pace che non contempli la liberazione dei territori occupati».

Quali armi aspettate da Roma? «Armi per la protezione dei civili e delle infrastrutture critiche, per la protezione delle grandi città da missili da crociera e droni. Sistemi di difesa antimissilistica o antiaerea. Ne abbiamo davvero bisogno, in modo che la nostra gente, i nostri civili, non stiano seduti per ore nei rifugi antiaerei in tutto il Paese. Ma abbiamo bisogno anche della fornitura di armi per un’efficace controffensiva e per liberare i territori occupati. Abbiamo una lista precisa di queste armi, con nomi e quantità desiderate. Ci servono sistemi e razzi MLRS con una portata di 200 chilometri per distruggere le infrastrutture arretrate dell’esercito russo, i magazzini con i proiettili e gli stoccaggi di carburante. Ciò ridurrà significativamente la capacità di combattimento dei russi. Abbiamo anche bisogno di carri armati pesanti e veicoli corazzati per avanzare rapidamente. E di artiglieria a canna da 155 millimetri, e dei droni».

Avete contatti diretti con il governo Meloni? «Sì, certo, e sono estremamente efficaci ed efficienti. A mio parere, lasignora Meloni comprende benissimo la natura di questa guerra, la natura dell’attuale élite al potere in Russia, e i rischi per il continente europeo. Meloni ha ripetutamente sottolineato, sia a noi che pubblicamente, che per la sicurezza dell’Europa è necessario sostenere in modo coerente ed efficace l’Ucraina. È la testimonianza di un rapporto molto amichevole tra i nostri leader. Il primo ministro italiano analizza correttamente la guerra, trae conclusioni pratiche e vede lo sviluppo degli eventi in prospettiva: è un partner e un alle ato efficace».

Ma il sostegno italiano a Kyiv è indebolito rispetto ai tempi del governo Draghi? «Ho un atteggiamento molto caloroso nei confronti di Mario Draghi. Si è subito schierato dalla parte dell’Ucraina e ha assunto la leadership in Europa sugli aiuti. A quel tempo era molto, moltoimportante. Ma oggi sentiamo un atteggiamento simile nei nostri confronti anche da parte del governo Meloni. Estremamente caldo. E questo è molto importante per noi».

Perché allora non ha varato il decreto sui nuovi aiuti militari? «Sfortunatamente l’Europa non riesce a liberarsi di un certo conservatorismo e non può accelerare la consegna di un’importante gamma di armi. Ma la rapidità per noi è importante, riguarda la vita di civili e militari. Ci piacerebbe molto che le decisioni a livello statale, anche in Italia, venissero prese più velocemente».

Il governo Meloni cosa vi ha promesso sulle nuove armi? «Abbiamo tutte le garanzie necessarie. Ma numero e tipo delle armi dipendono da tre fattori. Devono essere prodotte o sono a magazzino? Servono accordi per il trasferimento e la logistica della consegna. Terzo: serve la disponibilità a difendere democrazia, libertà e valori europei attraverso il trasferimento di armi all’Ucraina».

E su questi tre punti qual è lo stato delle cose con l’Italia? «Fino a quando non firmiamo concretamente un accordo non annunciamo le posizioni negoziali».

Se il decreto slittasse a febbraio sarebbe tardi? «Qualsiasi rinvio è molto negativo. La Russia non smetterà di uccidere la nostra gente. Il tempo gioca a favore dell’esercito di occupazione: porterà riserve aggiuntive. E il tempo congela le nostre chance. Per questo aspettiamo soluzioni più rapide».

Qual è la situazione militare oggi, dopo 36 ore di tregua unilaterale? «Non c’è stata nessuna tregua. Era una classica bugia di propaganda russa, hanno attaccato come sempre. Ora abbiamo battaglie estremamente pesanti nella direzione di Donetsk: a Bakhmut, Solelar, Avdiivka. La Russia non ha pietà per i suoi uomini, ne manda centinaia all’attacco. Per questo l’Ucraina ha bisogno di più artiglieria e veicoli corazzati».

Verrà prima l’offensiva russa o la controffensiva ucraina? «Della nostra controffensiva non posso parlare, sono efficaci azioni mascherate. Ma l’iniziativa sul campo di battaglia e nella guerra è nelle nostre mani, e non vogliamo dare alla Russia il tempo di aggiornare i piani».

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