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La Repubblica Rassegna Stampa
08.01.2023 Iran: orrore senza fine
Cronaca di Gabriella Colarusso

Testata: La Repubblica
Data: 08 gennaio 2023
Pagina: 15
Autore: Gabriella Colarusso
Titolo: «Iran, impiccati altri due manifestanti»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 08/01/2023, a pag.15, con il titolo "Iran, impiccati altri due manifestanti", la cronaca di Gabriella Colarusso.

Gabriella Colarusso (@gabriella_roux) | Twitter
Gabriella Colarusso

Iran, impiccati altri due giovani manifestanti- Corriere.it
I due giovani impiccati


«Papà, hanno emesso la sentenza: sono stato condannato a morte. Non dirlo alla mamma». Il 12 dicembre Mohammad Mehdi Karami aveva telefonato a suo padre Mashallah dal braccio della morte nella prigione di Karaj in cui era detenuto. Poche parole, la preoccupazione di proteggere la famiglia dal dolore che li avrebbe travolti. Mashallah ha tentato di tutto per salvarlo: «Sono un venditore ambulante — disse qualche giorno dopo in un video girato con la moglie nel salotto della loro casa umile —, l’ho cresciuto con le mani callose di lavoro come un ragazzo onesto, è innocente, dategli l’ergastolo ma non toglietegli la vita». Mohammah aveva 21 anni, era un campione di karate: è stato impiccato ieri mattina insieme a Seyyed Mohammad Hosseini, 39 anni, orfano di padre e madre. Accusati entrambi di aver partecipato all’omicidio di un paramilitare basiji, Ruhollah Ajamian, durante una manifestazione a Karaj. Per quel reato altre tre persone sono state condannate a morte, ma tutte le organizzazioni per i diritti civili denunciano processi farsa, confessioni estorte con la tortura e diritti di base negati agli imputati. Karami non ha potuto scegliersi un suo avvocato, e quello d’ufficio non rispondeva nemmeno alle telefonate, ha denunciato il papà. Il legale che seguiva il caso di Hosseini, Ali Sharifzadeh Ardakani, aveva dichiarato il 18 dicembreche l’uomo era stato torturato, «picchiato con mani e piedi legati, preso a calci in testa fino a farlo svenire e sottoposto a scosse elettriche in diverse parti del corpo». Sono stati uccisi senza che potessero prima vedere le loro famiglie, come pure prevede la legge iraniana. Sono quattro finora i manifestanti impiccati da quando il 16 settembre scorso sono iniziate le proteste per la morte di Mahsa Amini, ma Amnesty International teme che le esecuzioni possano essere decine nelle prossime settimane: almeno altre 26 persone sono state condannate a morte in quelli che l’organizzazione definisce «processi fittizi progettati per intimidire i manifestanti». Le impiccagioni hanno sollevato un’ondata di sdegno nel mondo, la presidente del Parlamento Ue Metsola invoca «una reazione europea e globale più forte al regime in Iran», Parigi definisce le impiccagioni «disgustose», si muovono le star di Hollywood. Ma le autorità iraniane non sembrano intenzionate a fare passi indietro. Tutt’altro. La scelta di Khamenei di nominare un nuovo capo della polizia va in direzione contraria. Ahmad-Reza Radan, ex membro dei Guardiani della Rivoluzione, è un integralista: in passato ha chiesto leggi più dure per il rispetto dell’obbligo del velo e della “moralità pubblica” ed è stato uno dei principali responsabili della repressione dell’onda Verde nel 2009, sanzionato da Usa e Ue.

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