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La Repubblica Rassegna Stampa
04.01.2023 Continua la guerra contro il criminale Putin
Analisi di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 04 gennaio 2023
Pagina: 15
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «Sulle rive del Dnipro il 'Muro di Berlino' che spezza l’Ucraina»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 04/01/2023, a pag. 15, la cronaca di Daniele Raineri dal titolo "Sulle rive del Dnipro il 'Muro di Berlino' che spezza l’Ucraina".

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Daniele Raineri

I soldati ucraini hanno annunciato la liberazione dell’isola Potemkin, alla bocca del Dnipro e poco distante dalla città di Kherson. E hanno pubblicato un video che mostra la bandiera ucraina issata in cima a un traliccio della luce sulla sponda sinistra del fiume. Dopo più di quattro mesi di offensiva meridionale, è il punto massimo di profondità raggiunto dalle truppe di Kiev in questa regione, che ancora per metà è sotto occupazione russa. Per vederlo si imbocca una strada deserta che si lascia alle spalle le gru ferme del porto di Kherson, arriva ai margini della città, costeggia la riva del Dnipro e si espone parzialmente al tiro di chi sta dall’altra parte, a cinquecento metri: se non fosse per le casupole di legno che proteggono il fianco della strada, i russi potrebbero seguire ogni movimento a occhio nudo. È pieno giorno ma non c’è nessuno perché la zona è battuta spesso da colpi di artiglieria. Due colonne di fumo scuro si alzano dall’isola. L’isola Potemkin è un blocco di terreno di venti chilometri quadrati che fa quasi da ponte fra le due sponde, era usata dagli incursori russi per affacciarsi da questa parte e si dice che sia stata minata all’inverosimile per evitare che gli incursori ucraini facciano lo stesso in senso inverso. Poco oltre l’isola c’è la base russa di Chulakovka, dove l’ultimo giorno dell’anno i razzi Himars sparati dagli ucraini hanno centrato una caserma piena di reclute. È una strage gemella di quella di Makiivka – che è arrivata qualche ora dopo – ed è passata in sordina. La Difesa ucraina dice che quel bombardamento ha ucciso o ferito cinquecento russi, ma non c’è modo di verificare. Di sicuro c’è che l’arrivo del freddo costringe i soldati di Mosca a trovarsi un qualche rifugio per la notte perché non possono più resistere a dormire nelle trincee, e questo potrebbe spingerli a concentrarsi in tanti sotto lo stesso tetto, che è un errore terribile considerato che l’intelligence ucraina segue i loro movimenti ora per ora e che gli equipaggi degli Himars ucraini non aspettanoaltro. Fra due giorni ci si aspetta un crollo della temperatura molto sotto lo zero e quindi questo dilemma logistico – dove possono scaldarsi i soldati russi senza diventare bersagli facili? – sarà ancora più complicato da risolvere. Eppure si sa che i russi hanno confiscato molte case sulla riva sinistra, proprio con lo scopo di nasconderci dentro i soldati che cosi sarebbero al riparo dai rigori dell’inverno e abbastanza sparpagliati da non attirare razzi. Il sospetto è che le reclute russe siano tenute tutte assieme perché se fossero isolate nelle case sarebbe per loro più facile disertare. Chulakovka ospitava anche una base di lancio dei droni iraniani, con istruttori arrivati dall’Iran, ma a settembre anche quella base è stata colpita da un bombardamento e ci sarebbero state vittime iraniane. L’Iran e la Russia non hanno mai confermato. A furia di parlare di questi attacchi di precisione ucraini parrebbe che i russi non rispondano, ma sarebbe dare una falsa impressione: sparano con i cannoni, con i lanciarazzi, con i mortai e con tutto quello che hanno a disposizione, ma i loro colpi sono più casuali e finiscono senza ordine sulla riva destra e fra i palazzi di Kherson. Il fiume è il nuovo muro di Berlino che divide per decine di chilometri le forze russe da quelle ucraine, ci sono mine antiuomo posate sulle sponde, cecchini piazzati sugli edifici e sotto gli alberi, droni e radar che sorvegliano la distesa d’acqua. È il limite perfetto per uno stallo che potrebbe durare anni. Eppure qui e là ci sono smagliature. Serhii è un sottufficiale delle forze speciali ucraine, risponde al telefono aRepubblica , dice che oggi è stato dall’altra parte del fiume a fare ricognizione ma non nei paraggi dell’isola di Potemkin, dalle parti di Berislav – settanta chilometri più a est. Due giorni fa i russi hanno sparato con un tank dalla loro riva, hanno centrato il mercato di Berislav e hanno ucciso due civili, chissà cosa sono andati a fare gli uomini di Serhii da quella parte del fiume. I soldati ucraini varcano il Dnipro sempre più spesso e sono sempre meno discreti. Quattro settimane fa la brigata Carlson ha piantato una bandiera gialloblu in cima a un traliccio sulla riva russa, adesso è successo di nuovo sull’isola Potemkin. Si dice persino che i russi si stiano preparando a mollare il loro lato del Muro, a spostarsi più a sud e a rientrare dentro i confini fortificati della Crimea, da dove partirono il 24 febbraio per invadere Kherson.

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