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La Repubblica Rassegna Stampa
03.01.2023 Gli ebrei lascino la Russia
Cronaca di Enrico Franceschini

Testata: La Repubblica
Data: 03 gennaio 2023
Pagina: 14
Autore: Enrico Franceschini
Titolo: «L’appello del rabbino in esilio: 'Gli ebrei lascino la Russia o saranno il capro espiatorio'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 03/01/2023, a pag. 14, il commento di Enrico Franceschini dal titolo "L’appello del rabbino in esilio: 'Gli ebrei lascino la Russia o saranno il capro espiatorio' ".

A destra: Pinchas Goldschmidt

ENRICO FRANCESCHINI | Cristofariphoto
 Enrico Franceschini

Dal suo esilio in Spagna, il rabbino capo di Mosca afferma che gli ebrei dovrebbero andarsene dalla Russia finché sono in tempo, prima di diventare un capro espiatorio della guerra in Ucraina. «Quando guardiamo alla storia russa, ogni volta che il sistema politico era in pericolo il governo ha cercato di sfogare lo scontento e la rabbia contro la comunità ebraica», dice Pinchas Goldschmidt al Guardian . «Lo abbiamo visto in epoca zarista e durante il regime stalinista. E anche oggi vediamo un crescente antisemitismo mentre la Russia torna a un passato di tipo sovietico e un passo per volta cala di nuovo una cortina di ferro. Perciò credoche l’opzione migliore per gli ebrei russi sia partire». Gli ebrei hanno sofferto persecuzioni per secoli in Russia: la parolapogrom , che significa «distruggere, demolire con la violenza», è nata lì. Negli ultimi cent’anni sono emigrati a ondate successive, ogni volta che è stato loro concesso di andarsene, per sfuggire alla repressione e alla discriminazione, prima verso l’Europa, poi negli Stati Uniti e infine in Israele. Nel 1926 un censimento calcolava che c’erano 2 milioni e 600 mila ebrei in Unione Sovietica: oggi in Russia, su una popolazione di 145 milioni di abitanti, ne rimangono 165 mila. Dopo il crollo dell’Urss, la democratizzazione aveva permesso agli ebrei russi maggiori diritti e libertàdi culto, ma l’ostilità nei loro confronti è aumentata negli ultimi dieci anni, alimentata dal nazionalismo di Putin, Secondo il rabbino Goldschmidt, dall’inizio della guerra in Ucraina il 30% di quelli che sono rimasti se ne sono andati o si preparano a farlo, anche se ci sono pochi voli per lasciare Mosca e il prezzo di un volo Mosca-Tel Aviv è quadruplicato fino all’equivalente di 2 mila euro. L’esodo degli ebrei russi è accelerato dopo la mobilitazione parziale introdotta dal Cremlino in settembre per rafforzare le truppe usate per invadere l’Ucraina. In luglio il governo russo ha chiuso la sede moscovita dell’Agenzia Ebraica, un’organizzazione che promuove l’immigrazione in Israele, accusandola di essere un ente antigovernativo. Nellostesso mese il rabbino capo di Mosca ha dato le dimissioni dal suo incarico e ha lasciato la Russia, rifugiandosi in Spagna, dopo essersi rifiutato di appoggiare l’invasione. «Il potere premeva sui leader della nostra comunità affinché sostenessimo la guerra, ma mi sono rifiutato », racconta Goldschimdt al quotidiano britannico. «Mi sono dimesso per le misure repressive che venivano prese contro chi si opponeva alla guerra». Il fatto che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sia ebreo, osserva il rabbino, ridicolizza la tesi usata da Putin per giustificare l’invasione, secondo cui l’Ucraina sarebbe governata da neo-nazisti: «Mostratemi un Paese in mano ai nazisti in cui prospera la comunità ebraica», dice Goldschimdt.

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