Iran: la repressione, le torture Cronaca di Ilaria Venturi
Testata: La Repubblica Data: 02 gennaio 2023 Pagina: 18 Autore: Ilaria Venturi Titolo: «Ucciso in Iran un ex studente di Bologna. Zaki: 'Stavolta nessuno l’ha salvato'»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 02/01/2023, a pag.18, con il titolo "Ucciso in Iran un ex studente di Bologna. Zaki: 'Stavolta nessuno l’ha salvato' " la cronaca di Ilaria Venturi.
Patrick Zaki
Era sceso in piazza per manifestare, è stato arrestato, poi rilasciato: il corpo, raccontano gli amici, era «pieno di lividi, aveva il naso e i denti rotti». Mehdi Zare Ashkzari, 31 anni, ex studente all’università di Bologna, è morto in Iran «dopo venti giorni di coma a seguito di torture», denuncia Amnesty International dopo una verifica da fonti iraniane. Ne parla anche il canale di informazione Vahid , la riprende Patrick Zaki: «L’università di Bologna ha ora una nuova vittima della libertà di espressione. Purtroppo, questa volta, si è arrivati troppo tardi per salvarlo». La feroce repressione in Iran scuote la città che da quasi tre anni lotta per Zaki, lo studente egiziano incarcerato per 22 mesi e poi liberato ma ancora in attesa di processo. Ieri Bologna era riunita per la marcia per la pace di inizio anno, e come già per Zaki è stata di nuovo la comunità accademica a fare da cassa di risonanza alle violenze dei regimi. Mehdi Zare Ashkzari era arrivato a Bologna con la fidanzata nel 2015 per studiare Farmacia. Per mantenersi agli studi faceva il pizzaiolo da “Ciao Vip”, una catena di pizzerie nella zona universitaria dove in tanti lo hanno conosciuto. Era inserito nella comunità degli studenti iraniani, una delle più grandi in Italia.
Mehdi Zare Ashkzari
«Ci si incontrava lì e alle nostre feste, era un ragazzo con una gran voglia di vivere, simpatico, non doveva finire così» racconta Roozbeh Sohrabianmehryazdi, laureato in Statistica, economia e Impresa. Via Telegram aiuta i giovani iraniani che vogliono venire a studiare all’Alma Mater, lo aveva fatto anche con Mehdi. Il giovane era tornato in Iran a novembre del 2020 perché sua madre era in fin di vita. «Ma voleva tornare e riprendere gli studi, solo che aveva problemi con il permesso di soggiorno e poi non voleva lasciare il padre e il fratello — continua Roozbeh Sohrabianmehryazdi — da quando sono iniziate le manifestazioni scendeva in piazza per lottare contro il regime». Stando a quanto appreso da Riccardo Noury, portavoce di Amnesty, il ragazzo è stato torturato «al punto che dopo essere entrato in coma è morto. Non è la prima volta che il regime iraniano rilascia un prigioniero per non farlo morire incarcere. Purtroppo il 2023 inizia come è finito il 2022, con sangue e morti nelle piazze e nelle carceri, non va abbassata l’attenzione. Nemmeno sul caso di Zaki, sono storie che ci appartengono ». Alle violenze farebbe riferimento anche il messaggio di un parente che gira tra gli studenti iraniani: «Domani ti seppelliranno accanto alla tomba di tua madre, ma non farle vedere i segni delle botte e dei lividi e il tuo naso rotto, che hai subito nella detenzione». «Sgomento, dolore, indignazione — dice il rettore di Bologna Giovanni Molari — il nostro cordoglio va alla famiglia e la nostra solidarietà a tutte le iraniane e gli iraniani che, anche nelle Università, stanno lottando e soffrendo per i valori che ci sono più cari». Incalza Rita Monticelli, docente di Zaki e delegata per i diritti umani: «L’università e la città continueranno a chiedere giustizia e l’intervento delle istituzioni».
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