Russia/Cina: l’alleanza di due dittature Analisi di Paola Peduzzi
Testata: Il Foglio Data: 31 dicembre 2022 Pagina: 1 Autore: Paola Peduzzi Titolo: «Incontri di regime»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 31/12/2022, a pag. 1, con il titolo 'Incontri di regime', l'analisi di Paola Peduzzi.
Paola Peduzzi
Vladimir Putin con Xi Jinping
Milano. Condividiamo le stesse idee sulla trasformazione del mondo “di fronte alle pressioni e alle provocazioni senza precedenti da parte dell’occidente”, ha detto Vladimir Putin a Xi Jinping, nella loro conversazione di ieri, con tanto di invito a Mosca a suggellare un’alleanza che è “un modello di cooperazione tra le principali potenze nel XXI secolo”. La storia della guerra scatenata dal presidente russo in Ucraina comincia proprio da un patto d’alleanza con la Cina, quando i due leader dei principali regimi del mondo dichiararono la loro “partnership senza limiti”: era l’inizio di febbraio e con tutta probabilità nemmeno Xi immaginava che Putin avrebbe invaso l’Ucraina nel giro di un paio di settimane, il loro era un incontro di intenti comuni contro il nemico americano, il tratto a penna di un disegno in cui l’occidente declina e loro prendono la guida del mondo. Ancora ieri Putin e Xi parlavano e s’atteggiavano da grandi potenze, sottolineando l’alleanza militare, economica e ideologica e denunciando fantomatiche provocazioni dell’occidente, ma il trionfalismo è solo ostentazione, la realtà è diversa. Xi Jinping è passato dalla strategia Zero Covid, straordinariamente punitiva e unica al mondo, alla riapertura totale, causando uno smottamento che ha avuto ripercussioni immediate e che ne avrà altre in futuro (alcune gravi anche per noi: non c’è solo l’epidemia) e mostrando ancora una volta come l’approccio illiberale e ideologico a ogni questione, compresi i vaccini, finisca per rivelarsi un fallimento. L’ambizione di Xi di mostrarsi come un’alternativa potente e solida al modello occidentale, ribaltando così anche l’ordine liberale globale assieme alla Russia almeno finché è conveniente, è stata parecchio frustrata da quest’ultima vicenda: il modello cinese non è affatto superiore, anzi. Gli errori di Putin sono ancora più evidenti ed è un gran bene che gli ucraini pur devastati dalla ferocia di un piano fallito e quindi oggi furioso conservino l’ironia per mostrare l’idiozia strategica del presidente russo (lo fanno con i meme, con le battute, con la solidarietà quotidiana). L’obiettivo originario e grandioso – il regime change a Kyiv in qualche giorno – non è stato raggiunto, ma nemmeno il “consolidamento” del Donbas, cioè l’obiettivo minimo, lo è stato (i russi si stanno ritirando da alcune zone, dopo combattimenti sfiancanti), così come Kherson città-russa-per-sempre è ora di nuovo libera. Il costo di questa guerra per Putin è enorme e questo era l’obiettivo originario dell’occidente quando a febbraio decise di non intervenire direttamente in Ucraina ma di rendere il conflitto il più insostenibile possibile per la Russia. E’ stato fatto tantissimo in questo senso, ancora molto deve essere fatto e lo sarà ora che l’investimento nella difesa aerea dell’Ucraina si sta concretizzando, ma il costo umano resta comunque molto alto: Putin non lo considera, non gli interessa, noi sì, e di questo il presidente dovrà, alla fine della guerra, rendere conto davanti alla giustizia internazionale. L’alleanza tra la Russia e la Cina continua, con buona pace di chi pensava che il pragmatismo di Xi avrebbe avuto il sopravvento: il nemico comune, cioè noi, è un collante fortissimo, anche se lo stesso presidente cinese invita i russi a un po’ di contenimento. Ma questo matrimonio ideologico non ha mostrato la superiorità che sperava, è un esercizio di forza nel momento in cui l’occidente è deciso a soffocare l’idea che la legge di convivenza sia quella del più forte. Soprattutto: è un matrimonio a convenienza limitata.
Per inviare la propria opinione al Foglio, telefonare 06/589090, oppure cliccare sulla e-mail sottostante