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La Repubblica Rassegna Stampa
30.12.2022 La storia di Bibi: Netanyahu si racconta in un'autobiografia
Cronaca di Meir Ouziel

Testata: La Repubblica
Data: 30 dicembre 2022
Pagina: 14
Autore: Meir Ouziel
Titolo: «Le crisi e i successi. Nell’ora del ritorno Netanyahu fa il bilancio di una vita al comando»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 30/12/2022, a pag. 14, con il titolo "Le crisi e i successi. Nell’ora del ritorno Netanyahu fa il bilancio di una vita al comando" il commento di Meir Ouziel.

Informazione Corretta
Meir Ouziel

Netanyahu in his own memory | Washington Examiner
La copertina

Benjamin (Bibi) Netanyahu, il premier israeliano, ha pubblicato di recente la sua autobiografia. Titolo: “Bibi: la mia storia”. Il volume è uscito in inglese a fine ottobre per la casa editrice americana Simon&Schuster. Bibi lo ha scritto nel breve lasso di tempo in cui non ha servito come premier nell’ultimo anno e mezzo. O, come lui stesso puntualizza: «Questo libro è stato scritto di mio pugno, in forma di manoscritto, in nove mesi, dal momento in cui ho lasciato l’ufficio del primo ministro nel 2021». Un libro scritto — direttamente in inglese — spesso dai sedili posteriori delle auto che lo conducevano da un appuntamento all’altro. Prevedendo forse le critiche — che sono puntualmente arrivate — secondo cui non è farina del suo sacco, Netanyahu ha conservato il manoscritto originale, che ha mostrato poi in televisione. Il volume è uscito successivamente anche in ebraico in Israele, pochi giorni prima che Netanyahu vincesse le ultime elezioni israeliane dell’1 novembre.

Su Bibi, il premier più longevo della storia d’Israele, sono già stati scritti molti libri, ma nessuno di questi è stato scritto dal diretto interessato in prima persona. Uno dei temi su cui si sofferma spesso riguarda una certa ingenuità del pensiero occidentale. Un piccolo esempio: Bibi racconta di come l’amministrazione americana, e in particolare John Kerry ai tempi in cui era segretario di Stato, insisteva che, se Israele si fosse ritirato dalla Cisgiordania, avrebbero costruito una barriera nella valle del Giordano per impedire infiltrazioni da Giordania, Iraq, Iran e Siria e avrebbero addestrato le forze di sicurezza palestinesi per abilitarle a contenere il terrorismo anti-ebraico. Ecco un passaggio interessante del libro in merito: «Risposi che poco dopo il nostro completo ritiro dalla Striscia di Gaza nel 2005, le stesse forze di sicurezza dell’Autorità palestinese erano collassate di fronte al terrorismo di Hamas. “Questa volta sarà diverso”, disse John Kerry, “addestreremo queste forze”. E poi, per rafforzare la sua proposta, ebbe un’idea insolita: “Bibi, voglio organizzarti una visita segreta in Afghanistan. Potrai vedere di persona che grande lavoro abbiamo fatto lì per addestrare l’esercito afghano ad assumere il comando del Paese una volta che ci saremo ritirati”. “John”, dissi a Kerry, “non appena lascerai l’Afghanistan, i talebani in poco tempo spazzeranno via le forze che hai addestrato”». Come tutti ricordiamo, è esattamente quello che è successo nel 2021. Nella prima parte, Bibi racconta della sua infanzia a Gerusalemme, il suo servizio militare nell’unità più ambita dell’esercito israeliano, i suoi studi. Poi si passa alla parte in cui diventa premier e il focus riguarda più l’agenda politica e strategica del Paese. La narrazione della sua attività da premier è ricca di dettagli rispetto a molti scenari: dalla battaglia contro il Covid alla sua lotta contro il nucleare iraniano. Molti leader mondiali sono citati nel libro. Anche italiani. Così scrive di un incontro a Roma con Silvio Berlusconi: «“Dimmi, Bibi, quanti canali televisivi ci sono in Israele?”, chiese Berlusconi. “Ci sono tre canali”, risposi. “No, intendevo: quanti di loro lavorano per te?”. “Nessuno”, specificai, “Anzi, tutti lavorano contro di me”. “Allora come si vince un’elezione con le mani legate dietro alla schiena?”, chiese con un certo imbarazzo. “Con duro lavoro”, ho detto». Netanyahu si sofferma anche sulle relazioni che ha intessuto con Putin e su come si siano rivelate vitali anche quando i generali russi hanno accusato Israele di aver abbattuto un aereo russo in Siria. Bibi rivela che l’11 novembre 2018, dopo una cerimonia a Parigi per celebrare il centenario dalla fine della prima guerra mondiale, Macron invitò a pranzo Putin, Netanyahu e altri leader. «Ho aspettato che tutti gli ospiti se ne andassero e ho preso Putin da parte », racconta Netanyahu. «Gli ho detto: è stato un tragico errore della difesa antiaerea siriana, ti do di nuovo la mia parola: Israele non ha abbattuto quell’aereo». E racconta di aver aggiunto un’altra richiesta a Putin: «Ordina ai tuoi generali di calmare questi pazzi siriani. Non riusciranno mai ad abbattere i nostri aerei militari, ma se continuano a sparare indiscriminatamente, alla fine abbatteranno un aereo civile».

A seguito di questa conversazione, scrive Bibi, il coordinamento tra Israele e Russia rispetto all’arena siriana ne è uscito decisamente rafforzato. I capitoli più affascinanti di questa autobiografia riguardano il periodo del servizio militare, nell’unità di elite Sayeret Matkal in cui pochissimi vengono accettati. Una delle rivelazioni più interessanti riguarda il momento in cui la sua unità riuscì ad assumere controllo di un aereo dirottato, il volo Sabena del 9 maggio 1972, sul quale i terroristi trattenevano numerosi ostaggi civili. La sua unità fece irruzione nell’aereo travestita da uomini della manutenzione. I terroristi pretesero che la Croce Rossa controllasse questi “tecnici” prima che salissero sull’aereo. «Un rappresentante della Croce Rossa ci ha controllato », scrive Bibi. «Mentre mi ispezionava, si rese conto che avevo una pistola nascosta in un scarpa. Se ne uscì con un “Mon Dieu!”. Ma non avvertì i terroristi». Gli ostaggi furono rilasciati, i terroristi uccisi o arrestati. Bibi rimase ferito a una mano da un proiettile. Il libro rivela anche nuovi dettagli sul piano di Netanyahu di annessione israeliana di parte della Cisgiordania. Secondo quanto racconta, Bibi ricevette l’imprimatur da Trump rispetto a questa mossa il 28 gennaio 2020. «Con Trump ci siamo scambiati delle lettere ufficiali in cui il presidente afferma che gli Stati Uniti sosterranno l’annessione immediata di territori volti a essere parte di Israele in un accordo permanente». Dopo qualche riga, Netanyahu aggiunge: «Poi le cose hanno cominciato ad andare storto». L’amministrazione Trump si era ricreduta, nonostante gli accordi preliminari. Bibi scrive: «Ancora oggi non è chiaro cosa abbia portato al cambio di posizione», sottintendendo però che sia stato il ministro della Difesa israeliano, Gantz, avversario politico di Netanyahu, a convincere Trump a rimangiarsi la sua promessa di sostenere l’annessione. Parallelamente, Netanyahu descrive come sia invece giunto alla sigla degli “Accordi di Abramo”, che nel 2020 hanno portato Israele ad avviare le relazioni diplomatiche con quattro Paesi arabi: Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Sudan e Marocco. Ora che Netanyahu è tornato alla guida d’Israele, riuscirà a realizzare il piano di annessione? Probabilmente lo scopriremo nella prossima autobiografia di Bibi.
— Traduzione di Sharon Nizza

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