Israele, in pericolo la legge contro le discriminazioni Cronaca di Rossella Tercatin
Testata: La Repubblica Data: 28 dicembre 2022 Pagina: 17 Autore: Rossella Tercatin Titolo: «'Via la legge che vieta le discriminazioni'. Ora anche Israele teme l’assalto ai diritti lgbt+»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 28/12/2022, a pag. 17, con il titolo " 'Via la legge che vieta le discriminazioni'. Ora anche Israele teme l’assalto ai diritti lgbt+" la cronaca di Rossella Tercatin.
Rossella Tercatin
Sono i diritti lgbt+ il primo nodo del nuovo governo israeliano a guida Benjamin Netanyahu. L’esecutivo — il più a destra di sempre — non si è ancora insediato e già infuriano le polemiche, con una parte di società pronta a combattere per mantenere il carattere liberale dello Stato ebraico. Nei giorni scorsi infatti è emerso che l’accordo raggiunto tra il Likud e il Partito sionista religioso prevede tra l’altro di modificare la legge che vieta agli esercizi commerciali di rifiutare i propri servizi ai clienti su base religiosa. Un accordo difeso dalla parlamentare Orit Strock che, in un’intervista alla radio pubblica Kan, ha rincarato la dose, suggerendo come anche i medici dovrebbero avere il diritto di rifiutare di condurre trattamenti contrari al proprio credo, a patto che possano essere forniti da un altro dottore. «Le leggi contro la discriminazione sono giuste quando creano una società giusta, equa, aperta e inclusiva, ma c’è una certa devianza in cui la fede religiosa viene calpestata e vogliamo risolvere il problema», ha detto Strock, che dovrebbe ricevere un ministero senza portafoglio. Le sue dichiarazioni hanno scatenato un putiferio. A insorgere non solo i membri dell’opposizione, ma anche il presidente Isaac Herzog, che in una rara presa di posizione si è dichiarato «molto preoccupato». «Le dichiarazioni razziste sentite nei giorni scorsi contro la comunità lgbt+ e in generale contro diversi gruppi mi turbano molto», le parole di Herzog. Questi avvenimenti sono solo gli ultimi di una lunga serie di episodi anti-lgbt+.
L’attuale maggioranza include anche un un partito apertamente anti- gay — Noam — , cui sarà affidato il dipartimento responsabile dell’identità ebraica e delle iniziative educative presso l’ufficio della presidenza del Consiglio. Israele è tradizionalmente considerato una nazione all’avanguardia per i diritti lgbt+. Il Pride di Tel Aviv è uno dei più iconici al mondo, e sebbene nel Paese non esista matrimonio civile le coppie dello stesso sesso possono registrare le proprie nozze celebrate all’estero alla stregua di quelle eterosessuali. Nell’ultimo anno inoltre è stato consentito anche a individui single, gay e trans di avere figli tramite madri surrogate. Forse per questa ragione l’idea che un albergo possa rifiutare di affittare una camera a una coppia lgbt+ come ipotizzato da un altro parlamentare del Partito sionista religioso, Simcha Rothman, ha suscitato malcontento anche tra gli elettori di destra laici e tradizionalisti che supportano Netanyahu. Il quale, dal canto suo, ha assicurato che non permetterà alcuna forma di discriminazione. «Le parole della parlamentare Orit Strock sono inaccettabili», ha dichiarato in una nota. «Il Likud garantirà che non ci saranno danni alle persone lgbt+ o a qualsiasi cittadino israeliano». Ma la reazione più forte è arrivata dalla società civile. Bank Discount, una delle maggiori banche d’Israele, ha affermato che cambierà le proprie linee guida per negare l’accesso al credito a società o individui che discriminano clienti sulla base di religione, razza, genere o orientamento sessuale. Un esempio seguito da diversi gruppi finanziari e high tech. Il vero quesito rimane cosa farà Netanyahu, se sarà cioè in grado di forzare la mano agli alleati, evitando — come già in passato — di concretizzare alcuni dei suoi impegni. Oppure, come prevede l’opposizione, si troverà costretto a cedere, provocando ulteriori gravi spaccature nella società.
Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante