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La Repubblica Rassegna Stampa
23.12.2022 L'Italia con Zelensky
Cronaca di Emanuele Lauria

Testata: La Repubblica
Data: 23 dicembre 2022
Pagina: 7
Autore: Emanuele Lauria
Titolo: «Nuovi caccia e carri armati, l’Italia guidata da Giorgia potenzierà le riserve di armi»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 23/12/2022 a pag.7 con il titolo "Nuovi caccia e carri armati, l’Italia guidata da Giorgia potenzierà le riserve di armi" la cronaca di Emanuele Lauria.


L’Italia di Giorgia Meloni è pronta a riarmarsi. Dietro la volontà della premier di «rafforzare gli investimenti sulla sicurezza», espressa davanti agli ambasciatori (e quasi a metà del suo governo), c’è l’idea precisa di non indietreggiare sulla spesa militare. Che è «necessaria per difendere l’interesse nazionale», ha scandito la premier. L’obiettivo del due per cento rispetto al Pil - che nella scorsa primavera spaccò in Parlamento la maggioranza del governo Draghi, con i distinguo di una parte della Lega e dei 5Stelle - rimane prioritario nel programma dell’attuale esecutivo. E Meloni ha voluto ribadirlo alla Farnesina. D’altronde, l’invasione dell’Ucraina ha cambiato tutto e i dispositivi militari stanno studiando come tornare alla capacità di affrontare una guerra totale. Questo significa molti più mezzi da combattimento – aerei, navi, tank – e più personale. Nell’Unione europea iprogrammi più ambiziosi sono il piano di riarmo tedesco, con lo stanziamento di cento miliardi extra, e quello polacco, che sta facendo incetta di ogni strumento bellico. Pure la Francia ha ipotizzato un incremento notevole, senza però ancora quantificarlo. L’Italia nella pianificazione della scorsa estate, firmata dall’ex ministro Lorenzo Guerini, ha preso atto dei nuovi scenari e avviato alcuni programmi fondamentali - dalla scorta di munizioni ai missili contraerei, dai cingolati all’ammodernamento dei tank – spalmando i fondi previsti su periodi molto lunghi. Inoltre, tutti i vertici della Difesa nelle audizioni parlamentari hanno sottolineato l’urgenza di aumentare gli organici. Oggi metà del bilancio serve a pagare gli stipendi e quindi le risorse per l’acquisto di strumenti sono limitate. E questo è uno dei nodi principali. Nella legge di stabilità non ci sono nuove risorse per la spesa militare, che oggi ammonta a circa 25 miliardi l’anno. Siamo circa all’1,5 per cento del Pil. Per centrare (prima del 2028, quindi più o meno entro fine legislatura) l’obiettivo del 2 per cento, contenuto in un patto europeo siglato al termine di un vertice in Galles nel 2014, servono almeno altri otto miliardi. Non si sa, al momento, se e come l’Italia potrà ulteriormente aumentare la spesa. In passato però si è fatto ricorso a leggi speciali per far fronte alle esigenze di rinnovamento. L’ultima è stata sotto il governo Renzi per l’acquisto di nuove navi militari, mentre alcuni progetti – ad esempio il caccia Eurofighter o gli elicotteri pesanti – sono stati finanziati dal Mise. Nell’ultimo periodo si è vociferato di un provvedimento ad hoc per l’Esercito, che alla luce della lezione in Ucraina, deve rivedere tutto: esistono solo 120 carri armati e 50 cannoni semoventi, mancano armi contraeree, sono praticamente assenti droni e apparati da guerra elettronica. Ma i programmi, come detto, sono avviati. E l’Italia punta a essere protagonista nel panorama europeo: con l’accordo già siglato con Gran Bretagna e Giappone per la produzione dei Tempest, caccia di sesta generazione, e con il tentativo di inserirsi in un progetto franco- tedesco per la realizzazione, assieme alla Germania, dei carri armati europei. Su questi punti c’è tutta la volontà di accelerare, da parte del governo. E di reperire i fondi per gli investimenti. Anche se i tempi per il completamento dei progetti si prospettano comunque lunghi: dagli otto ai dieci anni. Ma il governo Meloni, almeno sulle armi, sposa una politica da condurre sotto l’ombrello dell’Europa, “pilastro” che dentro la Nato ricorda la premier - deve essere “complementare” rispetto a quello statunitense. E per questo motivo plaude Forza Italia: «Un programma di difesa europeo, anche attraverso un esercito comune sottolinea l’ex sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulé - è sempre stato al centro del programma di Berlusconi e di FI».

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