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La pericolosa situazione del Partito Repubblicano Analisi di Antonio Donno
Donald Trump I tempi si stringono intorno alla messa in stato di accusa di Donald Trump. Cospirazione, incitamento all’insurrezione, ostruzione di un procedimento ufficiale sono stati i reati per i quali Trump è stato deferito al Dipartimento di Giustizia. Ma il percorso è ancora lungo e soprattutto deve essere concluso entro il 3 gennaio, quando la Commissione della Camera dei Rappresentati passerà nelle mani dei Repubblicani. In questo caso, è certo che i reati contestati a Trump non saranno convalidati. Da questa situazione nasce la necessità dei Democratici di accelerare i tempi per la conclusione del procedimento contro Trump e per portare l’ex presidente di fronte a un tribunale.
Intanto, però, Trump ha provveduto nei mesi passati a rafforzare la parte del Partito Repubblicano a lui favorevole e a riportare sotto il suo controllo i reprobi del partito. Le elezioni di medio termine negli Stati Uniti non hanno affatto visto il crollo del Partito Repubblicano. Al contrario, la Camera dei Rappresentanti ha una maggioranza repubblicana e, a livello dei singoli Stati, i politici repubblicani seguaci di Trump hanno spesso prevalso su quelli contrari all’ex presidente. La situazione all’interno del Partito Repubblicano è, dunque, in una fase di difficile orientamento politico in vista delle elezioni presidenziali del 2024.
Infatti, al di là di queste considerazioni sulla sorte di Trump dal punto di vista giudiziario, quello che oggi pesa sulla vita politica americana è il futuro comportamento elettorale del popolo repubblicano. Il Grand Old Party, una delle due colonne della democrazia americana, potrebbe rischiare di scindersi a causa del peso politico che il caso Trump lascia sulle spalle del Partito. Il Gop ha rappresentato, nella storia degli Stati Uniti, il principio dell’ordine sociale, del rispetto dell’autorità, della moderazione. Dopo i fatti del 6 gennaio 2021, quando un’orda di scalmanati ha invaso la Casa Bianca su esplicita sollecitazione dell’ex presidente, producendo un vero e proprio shock nell’intera popolazione americana, oltre che a livello internazionale, il Partito Repubblicano si è visto derubato proprio di quei principi di democrazia, che ne hanno fatto un pilastro insostituibile nella storia degli Stati Uniti.
La seconda soluzione sarebbe il contrario della prima. La messa in stato di accusa di Donald Trump potrebbe provocare una reazione di sdegno nei confronti del Partito Democratico che sarebbe accusato di voler monopolizzare il potere politico negli Stati Uniti. Ciò, di conseguenza, potrebbe portare l’elettorato repubblicano a stringersi ancor più intorno alla bandiera del partito e a dar vita a una lotta durissima nelle varie sezioni territoriali nelle quali si divide la Repubblica americana. Trump, in questo caso, avrebbe buon gioco a porsi come la vittima di un complotto politico contro l’intero Partito Repubblicano. La conseguenza sarebbe la prospettiva di vedere gli Stati Uniti in preda a una sorta di guerra civile, con tutto ciò che ne deriverebbe anche per gli equilibri internazionali che oggi sono messi in pericolo dalla presenza di due potenze antidemocratiche intenzionate a espandere il proprio potere egemonico in vari scacchieri della politica globale.
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