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La Stampa Rassegna Stampa
21.12.2022 Gli ayatollah: impiccheremo chi protesta
Commento di Fabiana Magrì

Testata: La Stampa
Data: 21 dicembre 2022
Pagina: 16
Autore: Fabiana Magrì
Titolo: «La minaccia degli ayatollah: 'Impiccheremo chi protesta'. Attori in piazza per Alidoosti»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 21/12/2022, a pag.16, con il titolo 'La minaccia degli ayatollah: 'Impiccheremo chi protesta'. Attori in piazza per Alidoosti' il commento di Fabiana Magrì.

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Fabiana Magrì

Iran Protest Crackdown: 19-Year-Old Handed Capital Punishment
Ali Makan Davari

Per un detenuto che è stato scarcerato, un altro manifestante ha ricevuto una condanna a morte. E la magistratura iraniana, in risposta alle pressioni sia interne sia internazionali, ribadisce che per i rivoltosi non c'è altra pena che l'impiccagione. Secondo l'agenzia degli attivisti dei diritti umani iraniani Hrana, sono oltre 18mila le persone arrestate durante le dimostrazioni degli ultimi tre mesi e su decine di loro pendono condanne a morte che potrebbero presto essere eseguite. Come già accaduto due volte nelle scorse settimane, nel caso di Mohsen Shekari, l'8 dicembre, e Majidreza Rahnavard quattro giorni dopo. In custodia da mesi dopo l'inizio delle proteste per Mahsa Amini, il leader studentesco iraniano Majid Tavakkoli, attivista per i diritti umani che nel 2013 ha ricevuto lo Student Peace Prize, è stato rilasciato su cauzione. Suo fratello Mohsen, che il 23 settembre aveva annunciato il suo arresto su Twitter raccontando come le forze di sicurezza avessero fatto irruzione nella loro casa di notte creando il panico e portando via Majid, ha espresso soddisfazione per la sua liberazione ma il momento resta dolceamaro. «Siamo lieti del suo rilascio, ma saremo pienamente felici soltanto quando vedremo liberi anche tutti i nostri cari che ora sono in prigione», ha twittato. E invece, riporta il sito di informazione anti regime IranWire, al termine di un processo svoltosi online, un tribunale iraniano ha condannato a morte un manifestante di 19 anni con l'ormai abituale accusa di «muharebeh» (lotta contro Dio). Il ragazzo si chiama Ali Makan Davari e si trova in carcere dal 10 ottobre, quando le forze di sicurezza l'hanno arrestato durante una manifestazione antigovernativa a nella città settentrionale di Langarud, vicino alla costa meridionale del Mar Caspio. Che sia la morte, la pena per i reati di guerra contro Dio e diffusione della propaganda contro il regime, l'ha ricordato ancora una volta il portavoce della magistratura, Massoud Setayeshi, all'agenzia Irna. «Secondo la Sharia - sostiene Setayeshi - per coloro che lottano contro Dio e il Profeta e opprimono le altre persone sulla terra non c'è altra punizione oltre che l'impiccagione, il taglio di mani e piedi oppure l'esilio». Tanto che, a quanto riporta l'agenzia Mehr, il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian, in un incontro ieri ad Amman con il suo omologo dell'Ue Josep Borrell, ha ritenuto opportuno condannare l'approccio dei Paesi occidentali a sostegno delle proteste e l'imposizione di sanzioni illegali a Teheran «sotto il falso pretesto di proteggere i diritti umani». E la testata britannica di notizie in lingua persiana Iran International ha riportato le minacce del generale delle guardie rivoluzionarie islamiche Esmail Qaani, comandante delle Forze Quds responsabili di operazioni militari extraterritoriali e clandestine, nei confronti dei giornalisti dentro e fuori l'Iran: «A chiunque abbia dedicato anche solo un giorno di lavoro sui media contro il regime, un giorno toccherà a te». Anche ieri un gruppo di cineasti si è riunito davanti al carcere di Evin, per il terzo giorno consecutivo, per dimostrare sostegno all'attrice Taraneh Alidoosti. C'erano le attrici Rana Azadivar e Mitra Hajjar, la regista Manijeh Hekmat, l'attore Reza Kianian e il regista Mojtabi Mirtahmasab. E sul suo account Instagram, Hamid Farrokhnezhad ha postato un messaggio di durissime critiche al leader supremo Ali Khamenei. «Sei la causa e il colpevole di tutti i recenti avvenimenti, sei il colpevole di ogni sangue versato a terra da entrambe le parti - le persone e le forze di sicurezza - sei il colpevole di tutti i danni finanziari che vengono arrecati a il Paese, tu sei il colpevole a causa dell'atteggiamento e dello status del faraone che consideri per te stesso», sono le parole di apertura del post in cui l'attore iraniano accusa Khamenei di attribuire la responsabilità di ogni protesta alla provocazione di un governo straniero. «Sei crudele e la crudeltà è condannata», conclude Farrokhnezhad.

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