Il gesto di Giorgia Meloni nei giorni di Chanukkà Commento di Elena Loewenthal
Testata: La Stampa Data: 20 dicembre 2022 Pagina: 29 Autore: Elena Loewenthal Titolo: «Le lacrime di Meloni e la riconciliazione»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 20/12/2022, a pag.29, con il titolo 'Le lacrime di Meloni e la riconciliazione', l'analisi di Elena Loewenthal.
Elena Loewenthal
Alla fine, anzi all'inizio, la storia nelle feste ebraiche è sempre un po' la stessa: «hanno provato a sterminarci, siamo sopravvissuti e ora tutti a tavola». Questa è una vecchia battuta di spirito che però ben si attaglia anche ai giorni di ricorrenza che stiamo vivendo questa settimana e che il premier Giorgia Meloni ha voluto condividere con la sua presenza all'accensione delle candele di Chanukkah ieri a Roma. Questa festa ricorda infatti la reinaugurazione del Tempio di Gerusalemme dopo che era stato violato dal paganesimo ellenista, ma soprattutto il miracolo di quell'orciolo d'olio rimasto per illuminare il Tempio che bastò per otto giorni invece che per pochi istanti. Una sorta di moltiplicazione della luce così come è narrata nei libri dei Maccabei e ripetuta quasi all'infinito nelle case ebraiche, raccontata ai propri figli perché non dimentichino il dolore della sconfitta e la paura di essere annientati insieme alla forza di una salvezza che prima o poi arriva. Non a caso questa festa cade in questa stagione, in cui la luce è più preziosa: l'albero di Natale e il candelabro di Chanukkah non sono poi così distanti l'uno dall'altro. La festa è anche l'unica che va resa pubblica, raccontata a chi non è ebreo per condividerne il miracolo: è prescritto infatti che le candele siano visibili alle finestre delle case o accese sulla piazza. In questo senso, pur essendo una festa cosiddetta minore, Chanukkah ha assunto nella storia un significato profondo di condivisione della memoria e della fede – a dispetto di millenni di barriere imposte alle comunità ebraiche in tutta la Diaspora e più che mai in quella europea.
Giorgia Meloni con Ruth Dureghello
Il gesto di Giorgia Meloni, la sua presenza all'accensione delle candele (ogni sera per otto giorni se ne accende una in più), ha non solo il significato di un incontro pubblico e di una riconciliazione importante simboleggiata dal dialogo con Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica romana che, non dimentichiamo, è la più antica d'Europa e non solo. È anche la consapevolezza di un cammino che, seppure fatto a ritroso prima verso la memoria della Shoah con le parole che il Presidente del Consiglio ha speso nei confronti delle leggi razziali e delle persecuzioni nazifasciste e ora condividendo la rievocazione e la gioia di questa festa invernale, è di fatto tutto rivolto a un futuro di dialogo e coscienza condivisa. L'assunzione di responsabilità verso il passato – che, beninteso, nulla ha a che vedere con la colpa ma è anzi il principio fondamentale per cui la storia ci appartiene e noi apparteniamo alla storia – è infatti lo strumento primo per affrontare il presente ed educare a un futuro di civiltà. Questi passi del premier, condotti uno per volta ma in una direzione che non si può non definire quella giusta, di coscienza e rispetto, rappresentano nel loro insieme un percorso importante di cultura, civiltà e buona politica.
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