Iran, il popolo contro gli ayatollah Cronaca di Gabriella Colarusso
Testata: La Repubblica Data: 19 dicembre 2022 Pagina: 19 Autore: Gabriella Colarusso Titolo: «Hanieh, Mehdi, Sina gli studenti diventati i desaparecidos d’Iran»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 19/12/2022, a pag.19, con il titolo "Hanieh, Mehdi, Sina gli studenti diventati i desaparecidos d’Iran", la cronaca di Gabriella Colarusso.
Gabriella Colarusso
Le aspettavano in un’automobile privata davanti all’ingresso della residenza studentesca. Era il 14 dicembre, pochi giorni prima c’era stata una nuova protesta degli universitari di Sanandaj, la città curda che è stata in prima linea nelle manifestazioni di questi mesi. Rezvan Bazani, Tina Khidri, Sana Khodamoradi e Hanieh Chahardoli, quattro studentesse dell’università tecnica femminile della città sono state fermate, si suppone da agenti delle forze di sicurezza in borghese, e di loro non si è saputo più nulla fino a ieri sera quando Tina e Rezvan sono state rilasciate. Sana e Hanieh invece sono ancora nelle mani delle forze di sicurezza, denuncia l’organizzazione non governativa Hengaw, che ha sede in Norvegia. Il 10 dicembre 2022, un’altra studentessa dello stesso college, Bita Weisi, 20 anni, originaria di Paveh, era stata «sequestrata dalle forze governative durante le proteste studentesche»,e anche di lei non si hanno più notizie. Le università e le scuole sono il cuore delle proteste anti-governative che attraversano l’Iran da più di tre mesi, nonostante la repressione gli studenti continuano a organizzare sit-in e cortei per chiedere la liberazione dei loro compagni arrestati. E informazioni sugli scomparsi. Come Mehdi Fekri, uno studente di ingegneria all’Università di Tabriz che è stato arrestato dalle forze di sicurezza l’8 dicembre e nessuno sa dove sia detenuto. O Sina Barakpour, uno studente di architettura dell’università Azad di Mashhad di cui non si hanno notizie dal giorno del suo arresto, il 2 ottobre. E’ un elenco che si aggiunge a quello già drammatico delle persone arrestate dall’inizio delle proteste, più di 18mila secondo la ong Human Rights Activists News Agency. Molte famiglie accettano di rimanere in silenzio nella speranza che i loro cari vengano rilasciati. In Germania si sono mossi i deputati del parlamento per tenere alta l’attenzione sui detenuti, almeno 11 dei quali condannati a morte: è una sorta di adozione politica che impegna i parlamentari a fare pressioni sulleautorità iraniane per il rilascio dei prigionieri. Anche gli artisti stanno pagando il prezzo del dissenso. Ieri decine di registi e attori si sono radunati davanti al carcere di Evin per protestare contro l’arresto di Taraneh Alidoosti, una delle più talentuose e apprezzate attrici iraniane, protagonista del film premio Oscar di Asghar Farhadi Il cliente .Alidoosti è rinchiusa a Evin per essersi schierata a fianco del movimento pro-democrazia. La magistratura l’accusa di aver diffuso «materiale provocatorio a sostegno di rivolte di piazza»: una foto di sé senza velo. L’8 dicembre, dopo l’esecuzione del 23enne Mohsen Shekari, si era rivolta ai suoi 8 milioni di follower su Instagram: «Qualsiasi organizzazione internazionale che guardi questo bagno di sangue senza reagire è una vergogna per l’umanità». Da ieri la sua pagina non è più accessibile. Ma la protesta non si ferma e ieri in serata è arrivato l’annuncio di altri tre giorni di mobilitazioni.
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