Il doppio gioco del Qatar
Analisi di Khaled Abu Toameh
(da Israele.net)
Khaled Abu Toameh
Qatar sponsor del terrorismo
Un recente incontro avvenuto a Doha, in Qatar, fra il gruppo palestinese Hamas e i talebani dell’Afghanistan è servito ancora una volta a ricordare il doppio gioco fatto dal Qatar di ospitare e finanziare estremisti islamici fingendo al contempo di essere un alleato degli Stati Uniti e di altri paesi occidentali. All’incontro, che si è svolto il 26 ottobre, ha partecipato il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, il quale, insieme ad altri membri di spicco di quel gruppo islamista, diversi anni fa ha lasciato la striscia di Gaza per trasferirsi in Qatar. L’anno scorso, Haniyeh, ora di base a Doha, è stato tra i primi a “congratularsi” con i leader dei talebani per la “sconfitta dell’occupazione americana dell’Afghanistan”. Haniyeh ha affermato che Hamas vede il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan come una sorta di preludio all’eliminazione di “tutte le forze dell’ingiustizia”, in particolare Israele. Non c’è dubbio che ogni parola che esce dalla bocca dei dirigenti di Hamas debba essere approvata dai governanti del Qatar. Se quei governanti non volessero sentire i leader di Hamas incitare alla violenza contro Israele e gli Stati Uniti, avrebbero detto loro di tacere già da molto tempo. In poche parole, i vertici di Hamas usano il Qatar come base per invocare la distruzione di Israele. Eppure, questo non sembra preoccupare i governanti del Qatar né i loro alleati in Occidente, inclusi gli Stati Uniti. Si tratta dello stesso Qatar i cui leader affermano di condannare tutti gli atti di terrorismo e l’estremismo violento. Di recente, l’ambasciatore del Qatar in Spagna, Abdullah bin Ibrahim Al-Hamar, ha ribadito che il Qatar è “determinato a sfruttare le moderne conoscenze e tutti gli strumenti possibili per eliminare la piaga del terrorismo e l’estremismo violento che alimenta il terrorismo”. In linea con il doppio gioco, è chiaro che le parole dell’ambasciatore del Qatar erano rivolte a un’audience straniera e non araba. È a dir poco inquietante che un paese che ospita la leadership di un gruppo palestinese che ha compiuto migliaia di attacchi terroristici contro Israele parli della volontà del Qatar di contribuire a eliminare il terrorismo e l’estremismo. È altresì inquietante che il Qatar fornisca contributi finanziari all’Ufficio Anti-terrorismo delle Nazioni Unite per prevenire attacchi terroristici, proteggere obiettivi vulnerabili e aiutare a riprendersi dagli attacchi terroristici, mentre continua a versare milioni di dollari nella striscia di Gaza incentivando in questo modo Hamas, i cui vertici e il cui statuto propugnano la violenza e invocano la distruzione di Israele. Haniyeh non è l’unico leader di Hamas che vive sotto il patrocinio del Qatar. Anche altri dirigenti dell’organizzazione, tra cui Khaled Mashaal, Hussam Badran, Izzat al-Risheq e Sami Khater, sono stati invitati a trasferirsi nel paese del Golfo Persico. Il Qatar non solo ospita i capi di Hamas e le loro famiglie, ma fornisce altresì milioni di dollari ai palestinesi della striscia di Gaza governata da Hamas. Sebbene la maggior parte del denaro vada alle famiglie indigenti, gli aiuti del Qatar aiutano indirettamente Hamas a mantenere il potere. La beneficenza del Qatar esonera Hamas dalle proprie responsabilità nei confronti dei palestinesi che vivono sotto il suo governo nella striscia di Gaza e consente invece al gruppo terrorista di indirizzare le proprie risorse ed energie verso la costruzione di tunnel per attaccare Israele e la fabbricazione di armi, compresi i razzi, in preparazione della loro prossima guerra contro Israele con lo scopo di distruggerlo. I dirigenti di Hamas sono stati spesso criticati dai palestinesi e da altri arabi perché conducono una vita agiata in Qatar mentre esortano la loro gente nella striscia di Gaza a continuare la jihad (la guerra santa) contro Israele.
Ma il Qatar, a quanto pare, non si preoccupa affatto degli interessi dei comuni palestinesi, come rilanciare la loro economia e migliorare le loro condizioni di vita. Ciò che conta è abbracciare i vertici di Hamas per far apparire il Qatar agli arabi e ai musulmani come il principale sostenitore della “resistenza” palestinese, un eufemismo per indicare la “lotta armata” contro Israele. La presenza dei leader di Hamas in Qatar non sorprende chi conosce bene la storia del sostegno offerto da questo stato del Golfo ai Fratelli Musulmani, di cui Hamas è una propaggine. Per decenni, il Qatar ha calorosamente abbracciato il defunto sceicco Yusuf al-Qaradawi, uno studioso egiziano a capo dell’organizzazione islamica estremista Unione Internazionale degli Studiosi Musulmani. Attraverso questa organizzazione, al-Qaradawi ha concentrato e coordinato l’attività di studiosi islamici estremisti in tutto il mondo, molti dei quali membri della Fratellanza Musulmana. Secondo un rapporto del Meir Amit Intelligence and Terrorism Information Center “Qaradawi è famoso soprattutto per essere la figura chiave che ha dato forma al concetto di jihad violenta ed è colui che ha consentito di compiere attacchi terroristici, inclusi gli attentati suicidi, contro cittadini israeliani, le forze statunitensi in Iraq e contro alcuni dei regimi arabi. (…) A causa dell’atteggiamento di al-Qaradawi nei confronti della jihad violenta, gli è stato vietato l’ingresso in diversi paesi. Nel 1999 gli venne negato l’ingresso negli Stati Uniti. Nel 2009 non poté entrare in Gran Bretagna a causa del suo sostegno agli attentati suicidi in Israele. Tra il 2013 e il 2018 fu inserito nella lista dei ricercati internazionali dell’Interpol su richiesta della polizia egiziana”. Nonostante l’esplicito sostegno di al-Qaradawi al terrorismo e la sua retorica incendiaria, il Qatar ha continuato a ospitare lui e molti dei suoi seguaci, così come i leader di Hamas, trasformando in tal modo l’emirato in un centro per la diffusione della jihad globale e del terrorismo. Il Qatar possiede la rete televisiva Al-Jazeera, il cui canale in arabo è stato a lungo definito una piattaforma per i Fratelli Musulmani e un veicolo mediatico dell’indifendibile. Durante la guerra in Iraq, “sono state trasmesse immagini raccapriccianti di soldati occidentali morti. Gli attentati suicidi sono stati definiti dai conduttori tv ‘operazioni paradisiache’ e le attività terroristiche sono state presentate come atti di ‘resistenza’”. Qaradawi “trasmetteva sermoni a 60 milioni di telespettatori e definiva la Shoà una ‘punizione divina’, che sperava si ripetesse”. Sebbene Al-Jazeera rivendichi la “libertà di stampa”, secondo Akhtam Suliman, il loro ex corrispondente da Berlino, “è una rete tv interamente di proprietà statale, la cui ‘informazione è perfettamente in linea con la politica estera del Qatar”. L’ex primo ministro del Qatar, lo sceicco Hamad bin Jassim, avrebbe confermato che Al-Jazeera è controllata dai Fratelli Musulmani. Il canale in arabo di Al-Jazeera è noto anche per diffondere una virulenta propaganda contro Israele e gli Stati Uniti, così come per la sua istigazione contro alcuni capi di stato e regimi arabi a lungo considerati leali e tradizionali alleati dell’America nel mondo arabo. È questo ruolo nocivo che, nel 2017, ha indotto quattro paesi arabi – Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein ed Egitto – a interrompere le relazioni diplomatiche con il Qatar. I quattro paesi hanno altresì bandito i cittadini dell’Emirato e hanno chiuso le loro frontiere terrestri, aeree e marittime con il Qatar. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale saudita, Riad ha interrotto le relazioni con il Qatar “per proteggere la propria sicurezza nazionale dai pericoli del terrorismo e dell’estremismo”.
I sauditi hanno accusato il Qatar di: “… abbracciare diversi gruppi terroristici e settari volti a destabilizzare la regione, tra cui quello i Fratelli Musulmani, Daesh (ISIS) e al-Qaeda, promuovendo costantemente attraverso i suoi media la letteratura e i piani di queste organizzazioni, di sostenere le attività dei gruppi terroristici appoggiati dall’Iran nella provincia di Qatif, in Arabia Saudita, e in Bahrein, di continuare a finanziare, sostenere e accogliere estremisti che cercano di minare la stabilità e l’unità nel paese e all’estero, e di utilizzare i media per alimentare conflitti interni”. Quello stesso anno, i quattro paesi arabi hanno inserito in una lista di terroristi 59 personalità e 12 organizzazioni collegate in vario modo al Qatar. In questo elenco figurava anche il nome di Yusuf al-Qaradawi. Il Qatar da tempo ospita la più grande base militare aerea statunitense del Medio Oriente, ma non lo fa per amore degli americani, bensì per distogliere l’attenzione dal proprio sostegno ai Fratelli Musulmani e ad altri gruppi estremisti. Doha potrebbe persino aver convinto alcuni americani che sta facendo un favore agli Stati Uniti se consente la presenza della base aerea Usa. Quanto deve essere comodo esportare il terrorismo e avere al contempo la protezione dell’esercito americano direttamente sul proprio suolo. Segnatamente, la presenza della base militare sul suo territorio non ha impedito al Qatar di portare avanti la sua retorica anti-israeliana e anti-statunitense e di incoraggiare jihad globale ed estremismo. Secondo il Middle East Media Research Institute (MEMRI), “l’incitamento contro gli Stati Uniti da parte di Al-Jazeera nel corso degli anni non si è limitato a offrire numerosi esempi di disinformazione e discorsi di odio, ma ha incluso anche veri e propri appelli al terrorismo”. “Quando nel 2009 Al-Jazeera dedicò ampio spazio a un discordo del famoso accademico e politico islamista kuwaitiano Abdullah Al-Nafisi (…) questi non si limitò a criticare la politica estera americana (…) ma promosse altresì l’idea di azioni terroristiche all’interno degli Stati Uniti attraverso l’uso dell’antrace o colpendo le centrali nucleari”. È stata Al-Jazeera a costruire l’immagine di Osama bin Laden come leader arabo e musulmano. Nel luglio 2001, un conduttore della rete tv elogiò il capo di al-Qaeda come “l’esile bin Laden che ha fatto rabbrividire la più grande potenza della storia [gli Stati Uniti] al suono del suo nome”. Al-Jazeera ha garantito una piattaforma per i religiosi islamisti che istigano alla violenza contro ebrei e americani. “Conquisteremo il mondo – ha detto uno dei clerici, Ahmad Al-Baghdadi – così che ‘Non vi è altro Dio all’infuori di Allah, e Maometto è il suo profeta’ trionferà sulle cupole di Mosca, Washington e Parigi (…) annienteremo l’America”. Nel luglio 2021, il Dipartimento di Stato americano ha avviato un’indagine sul presunto sostegno del Qatar al Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche dell’Iran. In vista della Coppa del Mondo di calcio a Doha, il Qatar ha fatto sforzi enormi per abbellire la propria immagine nell’opinione pubblica mondiale e nascondere il suo ruolo di lunga data nell’ospitare terroristi e nell’incoraggiare il terrorismo e l’estremismo. Per via dei Mondiali di calcio, il Qatar si è mostrato amichevole e disponibile con l’Occidente allo scopo di continuare a ingannare gli americani e altri, facendogli credere che il Qatar stia contribuendo alla sicurezza e alla stabilità in Medio Oriente. Ma il Qatar non è amico degli Stati Uniti né dei suoi alleati arabi. In effetti, l’appoggio del Qatar alla jihad globale rimane una delle principali fonti di preoccupazione per molti arabi, che si chiedono quando gli Stati Uniti apriranno gli occhi e si renderanno conto come il Qatar ha usato la propria ricchezza per corromper l’America ricoprendola di regali, inclusi i contributi finanziari alle università americane e ai think-thank. Finché il Qatar continuerà a finanziare e ospitare la leadership di Hamas, e fino a quando continuerà a usare Al-Jazeera per incoraggiare jihad ed estremismo, l’unico vero gioco a cui l’emirato giocherà, a parte la Coppa del Mondo, sarà quello di ingannare con successo gli americani e gli occidentali.
(Da: gatestoneinstitute.org, 3.12.22)