Testata: La Repubblica Data: 18 dicembre 2022 Pagina: 19 Autore: Paolo Brera Titolo: «Iran, vendette di regime, uccisa una dottoressa e la star finisce in carcere»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 18/11/2022, a pag. 19, con il titolo "Iran, vendette di regime, uccisa una dottoressa e la star finisce in carcere" l'analisi di Paolo Brera.
Taraneh Alidoosti
In morte di Aida, la dottoressa che sfidava il regime curando di nascosto i manifestanti feriti. Per Arya, il fotografo che documentava la repressione condannato alla frusta e a 7 anni di carcere. Per Taraneh, l’attrice cult del cinema d’autore iraniano che si era tolta il velo: «Io resto qui, a pagare il prezzo necessario», aveva detto, e ieri ha iniziato a pagarlo con le manette ai polsi, arrestata «per incitamento ai disordini». Non c’è giorno in cui la spirale di terrore che avvolge Teheran e l’Iran non crei nuove vittime, nuovi motivi per scendere in piazza. Migliaia di iraniane e iraniani lo stanno facendo dal 16 settembre. In principio fu Mahsa Amini, la 22enne curda morta tra le mani della polizia morale per un velo in disordine. Oggi sono Aida Rostami, Arya Jafari e Taraneh Alidoosti, ultime vittime della ferocia di questa anziana e misogina teocrazia iraniana. E sono anche Donya Farhadi, la studentessa 21enne di Izeh sepolta ieri tra una folla dolente: il suo corpo l’aveva restituito il mare, dove l’avevano gettata dopo la morte di un agente; e l’avvocato Mohammadali Kamfiruzi, lui osava difendere il giornalista e la fotografa che avevano denunciato il caso di Mahsa Amini ed è finito in carcere come loro, accusati di «propaganda» e «cospirazione».
L’elenco dei crimini di Stato è una lista in aggiornamento continuo, e ieri è stata un’altra giornata straziante aperta dall’ipocrisia. Le autorità hanno restituito alla famiglia il corpo martoriato della dottoressa Rostami e hanno provato a camuffarlo con «un incidente d’auto»: «Allora fateci vedere l’auto», hanno risposto i genitori e di fronte alla furia delle proteste le autorità hanno cambiato versione, è «caduta da un cavalcavia », è volata giù «dopo una lite verbale e fisica con uomo», un fidanzato tradito alludono. E invece no, non è un femminicidio ma il coraggio e l’eroismo di una dottoressa 36enne che curava i manifestanti a domicilio, perché chi si presenta in ospedale finisce dritto in galera e i medici con il cuore grande fanno come lei, come Aida Rostami uscita dall’appartamento di un manifestante ferito «per acquistare le medicine necessarie» e sparita nel nulla. La mattina dopo, un agente in una stazione di polizia locale ha telefonato ai genitori: «È morta in un incidente stradale, il suo corpo è all’obitorio». Ed è disarmante anche la brutalità con cui gli uomini del regime hanno arrestato e portato via in una prigione ancora ignota una delle più famose attrici iraniane, Taraneh Alidoosti, 38 anni e una gran carriera nel cinema d’autore, spesso a fianco di un regista come Asghar Farhadi. Con lui, nel 2016, girò Forušande , “Il cliente”, Oscar come miglior film straniero che lei boicottò: non lo ritirò per protestare contro le limitazioni razziste imposte dall’allora presidente Trump ai viaggi in America per i cittadini provenienti da Paesi musulmani. Cinema “impegnato” come le sue scelte di vita: «Qualsiasi organizzazione internazionale osservi questo bagno di sangue senzareagire è una vergogna per l’umanità », scriveva su Instagram l’8 dicembre dopo l’impiccagione di Mohsen Shekari. Ieri il suo canale Instagram è stato oscurato: «Taraneh è stata arrestata per avere pubblicato recentemente notizie false, e per avere incitato ai disordini».
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