Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 16/12/2022, a pag.6 con il titolo "Sergio Cofferati: 'Colpo durissimo alla sinistra troppo cauta nel condannare' " l'intervista di Fabio Martini.
Sergio Cofferati
Sergio Cofferati è particolarmente convinto che la sinistra italiana debba muoversi «senza ulteriori tentennamenti» e assai più energicamente di quanto abbia fatto finora, perché incombe un rischio molto serio: «Nell'immaginario collettivo l'onda corruttiva può avere effetti devastanti in termini di immagine e di credibilità anche su organizzazioni non direttamente coinvolte come tali». A cominciare dalla sinistra europea e italiana, che peraltro, sostiene Cofferati, «hanno già subito un colpo durissimo». Dal 1994 al 2002 Segretario generale della Cgil, promotore della più grande manifestazione di piazza nella storia della sinistra italiana del dopoguerra, già sindaco di Bologna, Sergio Cofferati è stato europarlamentare (eletto col Pd) e dunque pochissimi come lui conoscono gli ambienti toccati o lambiti dal Qatargate.
L'affare si allarga: aumentano i parlamentari a vario titolo interessati ma soprattutto - ed è persino peggio – aumentano gli Stati sospettati. C'è un rischio valanga? «Siamo davanti a fatti molto gravi e parlo di quelli accertati. La corruzione è sempre da condannare, qualunque sia l'obiettivo di chi la pratica e non è mai giustificabile. Mai. In questo caso è servita a fornire un'immagine positiva a soggetti di un Paese dove latita la democrazia e dove sono state calpestate la dignità e i diritti di tante persone. La corruzione, a quanto risulta, sarebbe servita a "cancellare" i peggiori reati, visto che in Qatar sono stati calpestati diritti fondamentali. A cominciare da quello di vivere, visto che sono morti centinaia di lavoratori impegnati nel realizzare le opere per un Campionato di calcio. E comunque, sì, se fosse confermato il filone che parte dal Marocco, si imporrebbe una domanda altrettanto inquietante: in questo caso quali sono le "motivazioni"?».
Nella Cgil Antonio Panzeri la osteggiava, ma era pur sempre un quadro di prima fascia: è rimasto sorpreso? «La sorpresa, come immagino per tanti altri, è stata molto grande. La sofferenza pure. Anche perché se non c'è una responsabilità dell'organizzazione, l'effetto-immagine che si trasmette, comunque, è alto».
Per quanto siano al momento incalcolabili, non pensa che le ricadute in termini di credibilità riguardino anzitutto il Parlamento europeo, epicentro dell'opinione pubblica dell'Unione e luogo simbolo dei diritti umani? «Certo, c'è il rischio che qualcuno cominci a dire: ma a che serve il Parlamento? Guai, anche perché i commenti di queste ore di Orban e dei soggetti storicamente anti-europeisti sono velenosi. E invece dobbiamo rafforzare il Parlamento come luogo di democrazia sovranazionale e riscrivere i Trattati per andare nella direzione che ci avevano indicato i padri fondatori e dove non siamo mai arrivati».
Da europarlamentare lei ha mai avuto la sensazione che il vasto mondo di collaboratori e consulenti potesse rappresentare un ventre molle e permeabile? «Attorno ai parlamentari si muovono diverse figure ma il ventre molle non sta nella loro funzione. Sarebbe molto importante - e urgente – regolare il rapporto tra il Parlamento e le lobby, in particolare rendendo trasparenti i collegamenti».
A proposito di consulenze, tutti i dirigenti della sinistra politica e sindacale degli ultimi 30 anni, lei compreso, ad un certo punto hanno lasciato la scena pubblica. L'ha colpita la scelta professionale di Massimo D'Alema? «Parlo per me: penso che non dovrebbero esserci trascinamenti successivi alla fine di un'attività pubblica, durante i quali fai valere la visibilità precedentemente ottenuta. Penso non sia utile. Né al diretto interessato né ai valori per i quali ti sei battuto».
Perché non l'hanno convinta la reazione di Articolo uno, del Pd, del sindacato? «È stata espressa una giusta condanna, ma sinora con troppa cautela. In questa occasione sono stati colpiti i valori costituzionali che la sinistra e sindacati hanno sempre cercato di praticare. I sindacati in questa vicenda non sono formalmente compromessi, ma lo stato di esaltazione che ha circondato i Mondiali di calcio non è stato preceduto da una iniziativa visibile e di forte di denuncia delle gravi violazione delle regole di sicurezza sul lavoro».
Durante Mani pulite i comunisti "fermati" dicevano: l'ho fatto per me e non per il partito, quelli di governo sostenevano: l'ho fatto per il partito e non per me. Stavolta ai partiti non pensa nessuno… «In effetti per ora sembra che l'azione corruttiva fosse volta a dare vantaggi materiali ai singoli e non alle organizzazioni. Paradossale: le organizzazioni non hanno vantaggi "materiali" ma solo danni».
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