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Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 15/12/2022, a pag. 1, con il titolo "La vera ciccia del Qatar gate", il commento di David Carretta. David Carretta
Bruxelles. L’inchiesta giudiziaria sul Qatar gate, il più grande scandalo di corruzione che abbia mai colpito il Parlamento europeo, è partita da un’indagine del 2021 dei servizi segreti del Belgio sulle ingerenze di una potenza straniera. Nessuna soffiata di una talpa interna o di un ex assistente arrabbiato per il mancato rinnovo di un contratto: secondo le rivelazioni del Soir, la Sûreté de l’Etat stava raccogliendo informazioni sulla minaccia per la sicurezza del paese, in particolare per “ingerenza nei processi decisionali”. A un certo punto, durante l’indagine, alcuni agenti sono entrati clandestinamente nell’abitazione di Antonio Panzeri, scoprendo circa 700 mila euro. Solo allora – era il 12 luglio 2022 – il dossier è stato trasferito alla procura federale, che ha iniziato a raccogliere formalmente le prove che hanno portato all’accusa di corruzione, associazione a delinquere e riciclaggio nei confronti di Panzeri, Eva Kaili, Francesco Giorgi e Niccolò Figà Talamanca, alle perquisizioni e ai sigilli negli uffici degli assistenti parlamentari, al sequestro di 1,5 milioni di euro in borse, sacchetti, scatole e valigie. All’indagine della Sûreté de l’Etat avrebbero collaborato i servizi segreti di altri cinque paesi europei. Il ministro belga della Giustizia, Vincent Van Quickenborne, ha spiegato al Soir che la collaborazione tra servizi ha permesso di “mappare i sospetti di corruzione di deputati da diversi paesi”. Secondo l’emittente greca Mega Tv, gli inquirenti starebbero indagando su 60 eurodeputati. La mappa della presunta corruzione del Qatar fa temere un ampliamento dell’inchiesta giudiziaria.
La domanda “chi sarà il prossimo” resta sulla bocca di tutti a Bruxelles. Ma al di là dell’estensione della corruzione dentro il Parlamento europeo, il Qatar gate ha un’altra dimensione: l’Ue non può tollerare che un paese autocratico eserciti la sua influenza e ingerenza con mezzi illegali o al limite della legalità per condizionarne le sue decisioni. Se vuole diventare protagonista della geopolitica attuale, l’Ue deve andare in fondo sul Qatar per inviare un segnale anche a Russia e Cina. Russia e Cina, come altri regimi autocratici, usano diversi strumenti per esercitare la propria influenza sull’Unione europea. Alcuni sono legali, altri illegali, altri ancora al confine tra i due. Prima della guerra contro l’Ucraina, Vladimir Putin ha sostenuto i populisti antieuropei attraverso le campagne di disinformazione (con Russia Today e Sputnik, compresi movimenti sovversivi come i gilet gialli in Francia), sostegno finanziario (come i prestiti a Marine Le Pen per le campagne presidenziali) e favori a politici (Gerhard Schröder e altre personalità europee favorevoli a Mosca hanno ottenuto posti nei consigli di amministrazione di diverse società statali). Sono scoppiati scandali di presunta corruzione che non hanno avuto conseguenze, come quello dell’Hotel Metropol di Mosca con l’esponente della Lega Gianluca Savoini. In Bulgaria il governo ha espulso diversi diplomatici russi per aver pagato in nero politici, giornalisti e opinionisti. L’Ibizagate ha fatto cadere il governo dei conservatori con l’estrema destra in Austria, dopo che il vicecancelliere, Heinz-Christian Strache, aveva accettato di farsi corrompere da una donna russa che si spacciava come la figlia di un oligarca. La Cina ha altri strumenti, ma obiettivi simili. Pechino scommette sulle relazioni bilaterali per sfruttare la posizione di debolezza dei singoli paesi europei. Usa la sua “wolf warrior diplomacy” per intimidire i propri interlocutori e promuovere i suoi interessi attraverso una fitta rete di organizzazioni come gli istituti Confucio. Sulla scacchiera della geopolitica regionale, ci sono giocatori meno ingombranti, ma molto attivi. Emirati Arabi Uniti e Qatar da tempo si fanno una guerra di immagine tra loro. Questi paesi hanno una caratteristica in comune: si vogliono protagonisti globali o regionali e promuovono una visione opposta alla democrazia liberale occidentale e ai valori universali. La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha reagito al Qatargate denunciando un “attacco” contro “la nostra società democratica e aperta” da parte di “forze malevoli”. Ai maliziosi, le sue parole sono apparse come un tentativo di distogliere l’attenzione dalla corruzione dentro il Parlamento europeo. In realtà, illustrano l’altra dimensione del Qatar gate: c’è un regime autoritario, con cui l’Ue intrattiene rapporti positivi, che corrompe attivamente dei responsabili politici per condizionarne le decisioni a suo favore. Continuare con il “business as usual” con il Qatar significherebbe inviare un messaggio agli altri regimi autoritari di tolleranza nei confronti delle interferenze contro l’Ue. Il Parlamento europeo sembra voler passare dalle parole ai fatti, votando oggi una risoluzione in cui sospende tutte le decisioni legislative che riguardano il Qatar. Non solo l’accordo sulla liberalizzazione dei visti, ma anche quello sull’aviazione, che dovrebbe aprire i cieli interni dell’Ue a Qatar Airways. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, invece appare propensa a continuare con il “business as usual”. Lunedì ha spiegato che la Commissione dialoga con il Qatar “su questioni regionali come la pace e la stabilità in Afghanistan e medio oriente e su questioni bilaterali come la diversificazione dai combustibili fossili russi”. Fino a quando non ci saranno “nuove informazioni, siamo allo status quo”, ha detto von der Leyen. Ieri l’Alto rappresentante, Josep Borrell, ha detto di voler aspettare le decisioni della giustizia prima di chiedere ufficialmente spiegazioni al Qatar. Con la guerra della Russia e il rischio del taglio totale delle forniture, la Commissione e i governi vogliono dare priorità alle forniture di gas. Ma mostrarsi deboli rischia di incoraggiare gli altri autocrati a cercare altre mele marce europee da usare a proprio vantaggio. Intanto, sul piano giudiziario, ieri la Camera di consiglio del tribunale di Bruxelles ha confermato il carcere preventivo per Panzeri e Giorgi, mentre a Figà Talamanca sono stati concessi i domiciliari con braccialetto elettronico. Kaili ha chiesto un rinvio dell’udienza, che ora è fissata al 22 dicembre.
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