Da Livorno le armi all'Iran Cronaca di Luca Serranò
Testata: La Repubblica Data: 13 dicembre 2022 Pagina: 21 Autore: Luca Serranò Titolo: «Azienda di Livorno sotto accusa: 'Ha fornito le sue cartucce alla polizia morale di Teheran'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 13/12/2022, a pag. 21, con il titolo "Azienda di Livorno sotto accusa: 'Ha fornito le sue cartucce alla polizia morale di Teheran' ", la cronaca di Luca Serranò.
Il porto di Livorno
Tredici cartucce rinvenute in 8 diverse città iraniane. Una prova schiacciante, secondo le conclusioni di un’inchiesta giornalistica dell’emittente France 24 ,del ruolo avuto nella repressione imposta dal regime degli ayatollah. Esplode la polemica sulla Cheddite, storica azienda con base a Livorno specializzata nella produzione di cartucce da caccia, le stesse che sarebbero state impiegate — con fucili a pompa — dalla polizia morale iraniana sugli inermi manifestanti. Il caso, denunciato anche dall’ex presidente della Camera Laura Boldrini (Pd) e dal segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni con una interrogazione parlamentare, è scoppiato proprio con il ritrovamento delle cartucce con il logo dell’azienda sui luoghi degli scontri: secondo le associazioni per i diritti umani come Amnesty International, si tratta di una grave violazione del regolamento 359 del Consiglio dell’Unione Europea, che vieta di esportare verso il Paese mediorientale attrezzatura militare destinata a reprimere il dissenso. Nessuna replica dall’azienda, come già accaduto nel febbraio di un anno fa con le polemiche per l’uso delle stesse munizioni da parte dei militari impegnati nel golpe in Birmania. Secondo le ricostruzioni di France 24 ,le cartucce da caccia sarebbero approdate in Iran con il tramite diuna terza ditta, forse in Turchia. Un escamotage per aggirare l’“embargo”, insufficiente però secondo diversi osservatori a mettere al riparo da responsabilità il produttore, tenuto a controllare le sue catene di vendita. Restano le immagini circolate sui social iraniani e non solo, le rose di pallini impresse sulla schiena di tante giovani scese in strada per una scelta di libertà. E quell’incisione “Cheddite 12” sulla base dei bossoli. L’azienda, le cui quote risultano in mano alla francese Sofisport Sa, si definisce la più grande produttrice al mondo di cartucce vuote. Il Ceo è un italiano, Andrea Andreani, mentre il cda è a maggioranza francese. Sparso su cinquanta ettari, in una zona defilata rispetto al centro, lo stabilimento di Livorno è una sorta di oggetto misterioso per iresidenti. In pochi sono a conoscenza di quello che accade all’interno dei capannoni: «Si sentono come degli scoppi, abbiamo fatto degli esposti in Comune ma non è cambiato niente», racconta un residente. Altri parlano di un frenetico via vai di camion, segno di floridi affari. Negli anni l’impianto livornese si è specializzato nella produzione di cartucce, e in parte dei componenti, buscioni eborre, mentre quello in Francia, a Bourg Lès Valence, in bossoli e inneschi. Una produzione che ha portato a una posizione da leader in Europa, «con oltre 1,2 miliardi di inneschi e 1 miliardo di bossoli prodotti all’anno». Un colosso del settore, dunque, che nel tempo ha allacciato rapporti in giro per il mondo incamerando commesse su commesse. E che avrebbe imvestito in passato proprio in Turchia, tramite quote della società Yavascalar YAF (a sua volta accusata di aver venduto le cartucce in Myanmar). Un groviglio di cui chiedono ora conto pezzi della politica, associazioni, e soprattutto i giovani iraniani. «La Repubblica islamica sta affrontando da anni embarghi ed embarghi sulle armi — scrive un giovane sulla pagina Facebook dell’azienda — ma stanno usando munizioni Cheddite, realizzate da un’azienda italofrancese. Mettono in pericolo la loro vita provocando loro danni irreversibili. Alcuni hanno perso gli occhi. Noi iraniani vorremmo sapere come è possibile che queste cartucce siano nelle mani del governo sotto embargo per essere usate contro la loro stessa gente». Dura sul caso Laura Boldrini, che parla di chiara violazione dei regolamenti comunitari e della legge italiana » e spiega di essere in «attesa della risposta del governo». Per giovedì alle 15, intanto, sinistra radicale e associazioni pacifiste hanno organizzato un presidio di protesta davanti all’azienda.
Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante