Il terrorista trasformato all’istante in 'vittima' Editoriale del Jerusalem Post
Testata: israele.net Data: 11 dicembre 2022 Pagina: 1 Autore: la redazione del Jerusalem Post Titolo: «Il terrorista trasformato all’istante in 'vittima'»
Il terrorista trasformato all’istante in 'vittima'
Editoriale del Jerusalem Post
(da Israele.net)
Il terrorista trasformato all’istante in 'vittima' La reazione di altissimi funzionari dell’Onu e dell’Unione Europea all’ondata di terrorismo palestinese in corso è a dir poco inquietante. Si prenda il caso dei fatti dello scorso fine settimana a Huwara, poco a sud di Nablus, dove venerdì scorso si è avuto un attacco terroristico luogo la statale 60, la principale autostrada che attraversa la Giudea/Samaria (Cisgiordania). Un palestinese armato di coltello ha tentato di irrompere in un veicolo dove c’era una coppia di israeliani: prima ha cercato di forzare la portiera, bloccata dall’interno; poi ha tentato di sfondare il finestrino con una pietra. A quel punto il guidatore, un ufficiale delle Forze di Difesa israeliane fuori servizio, ha esploso un colpo di pistola ferendo l’aggressore in modo lieve. Il terrorista si è quindi scagliato verso una pattuglia della polizia di frontiera colpendo al viso con il coltello uno degli agenti. I filmati circolati sui social network mostrano il momento in cui un altro agente cerca di bloccare il terrorista senza ricorrere alle armi, mentre altri due palestinesi tentano di liberarlo dalla presa dell’ufficiale che cerca invece di allontanarlo. Il tutto si svolge in una manciata di secondi: il terrorista riesce per un attimo a liberarsi dalla presa e cerca di afferrare il mitra dell’agente. A quel punto l’agente estrae la pistola e colpisce a morte l’aggressore. Questi i fatti. Il giorno stesso, ignorando totalmente la sequenza degli eventi, il Coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, ha twittato: “Inorridito dall’uccisione odierna di un palestinese durante una colluttazione [sic] con un soldato israeliano vicino a Huwara nella Cisgiordania occupata. Le mie più sentite condoglianze alla sua famiglia in lutto. Questi incidenti devono essere indagati in modo tempestivo e i responsabili chiamati a risponderne”. Il portavoce del Ministero degli esteri israeliano Emmanuel Nahshon ha risposto definendo la dichiarazione di Wennesland una “totale distorsione della realtà”. E ha scritto: “Questa non è una colluttazione, questo è un attacco terroristico!”. È già abbastanza grave che Wennesland abbia liquidato come una scaramuccia di poca importanza un’aggressione terroristica che ha messo a repentaglio l’incolumità e la vita di svariate persone. Ma che si sia spinto ad esprimere “sentite condoglianze” alla famiglia del terrorista, e a chiedere immediatamente che fossero criminalizzati gli agenti israeliani che hanno fermato un terrorista scatenato, lascia sbalorditi. In poche parole, Wennesland ha integralmente abbracciato la “versione” palestinese. Il Coordinatore speciale dell’Onu non è stato l’unico ad accorrere in difesa dell’“inerme” terrorista. Il Rappresentante della politica estera dell’Unione Europea, Josep Borrell, ha twittato: “L’Unione Europea è molto preoccupata per il crescente livello di violenza” in Cisgiordania, aggiungendo che “negli ultimi giorni dieci palestinesi sono stati uccisi dalle forze di sicurezza israeliane e la tragica uccisione di ieri di un palestinese da parte di un membro delle forze di sicurezza israeliane ne è stato l’ultimo esempio”. Quindi l’aggressore è stato promosso da terrorista che attacca israeliani a qualcuno che ha subìto una “tragica” sorte per colpa delle forze di sicurezza israeliane. Par di capire che, dal punto di vista di Borrell, un terrorista che pugnala al viso un ufficiale e cerca di impossessarsi di un mitra non costituisce un rischio sufficiente da configurare la legittima difesa. Non basta. Nella risposte automatiche dei funzionari Onu e UE manca totalmente un altro elemento di contesto: i terroristi hanno ampiamente dimostrato (e non solo qui, ma anche in Europa e altri paesi ndr) che uno strumento tagliente e un’auto rubata sono più che sufficienti per commettere attacchi mortali. Proprio il mese scorso un terrorista si è avventato con un veicolo contro dei soldati a Nebi Musa e sebbene questi abbiano reagito sparando, non si è fermato. Poco dopo il terrorista ha ucciso tre civili israeliani: uno accoltellato a una stazione di servizio, gli altri deliberatamente investiti con un’auto rubata prima di essere a sua volta ucciso. La scorsa settimana, una giovane soldatessa è stata gravemente ferita quando è stata deliberatamente investita con un’auto sulla statale 60. Occorre continuare con gli esempi? La reazione all’attentato da parte dei funzionari delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea è allarmante. Ma lo è anche il modo in cui Israele ha gestito la cosa. Sebbene l’attacco sia stato filmato, i palestinesi sono stati i primi a diffondere il video, opportunamente tagliato in modo da mostrare solo il tentativo di arresto ma non ciò che lo aveva preceduto. Le Forze di Difesa israeliane, la polizia e il Ministero degli esteri hanno reagito solo dopo che la “versione” palestinese si era già affermata. Che l’incidente sia avvenuto di venerdì sera non è una giustificazione. Il nuovo capo di stato maggiore e il nuovo governo devono avere ben chiaro che la battaglia per l’opinione pubblica attraverso i mass-media non è meno importante di ogni altro aspetto della lotta contro il terrorismo. Israele deve far conoscere i fatti e farli conoscere prontamente, prima che il terrorista determinato ad uccidere venga trasformato in “vittima”.