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La Stampa Rassegna Stampa
20.03.2003 Si festeggia Purim in attesa della guerra
Fiamma Nirenstein ci racconta come gli israeliani vivono Purim, il carnevale ebraico

Testata: La Stampa
Data: 20 marzo 2003
Pagina: 7
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Israele, si festeggia Purim:il protagonista è un Saddam di 2500 anni fa»
Riportiamo un articolo di Fiamma Nirenstein pubblicato su La Stampa giovedì 20 marzo 2003.
PER l´appunto, la vigilia della guerra ha pensato bene di essere anche la festa di Purim, il carnevale ebraico, e molto di più, tuttavia, di un carnevale: una proiezione nei millenni, all´indietro, della storia attuale.
Non era affatto buffo ieri, poche ore prima della guerra, sentire per l´ennesima volta lo scherzo dei genitori e dei soldati che nei centri del Comando Centrale distribuivano le maschere antigas ai bambini in coda per ricevere il kit di salvataggio: «Che bella maschera hai oggi!», diceva il soldato addetto alla distribuzione. Ma no, sorrideva complice, non il costume da gatto, da strega, da astronauta. Intendo, diceva il soldato - uno sguardo anche al genitore che sorrideva compiacente - quella che ti ho appena dato, la maschera antigas. Il bambino non si diverte, anzi ci resta male: credeva di essere così elegante. La maschera in cui fino a un minuto fa si pavoneggiava è tutta colorata, molto meglio di quel teschio di gomma nera; come paragonarla al suo costume da perfido re Assuero, da bellissima regina Ester, da crudele Aman, i personaggi della storia che ispirano la festa di Purim, i protagonisti della Meghilà di Ester, il libro di Ester, con il turbante, la barba, i baffi neri. Perché, per una curiosa nemesi, per uno scherzo della sorte, da due giorni in Israele si festeggia Purim, che oggi appare come un appuntamento carico di ogni possibile significato fatale ed escatologico: il protagonista è uno stupido e prepotente re che, mal consigliato, progetta di uccidere tutti gli ebrei. Il tiranno regnava nell´antica Persia, che comprendeva allora, che coincidenza, anche l´Iraq: nel testo ebraico si chiama Assuero (Achashverosh), nella storia si tratta forse di Serse I, vissuto fra il 485 e il 465 a.C., o di uno dei vari Artaserse (fra il VII e il III secolo). «E´ più cattivo il perfido Aman, il re Assuero o Saddam Hussein?», chiede un soldato a una bambina vestita da satrapo orientale, in giallo e rosso, in coda con la mamma per ricevere la maschera. E´ una bambina di sei anni, Shila, con fitti riccioli scuri intorno al viso truccato, bianco e rosso: «Forse Saddam - dice la bambina molto seria - perché vuole far paura a tutti gli ebrei e non li ha nemmeno mai visti». Ma poi i cattivi, dice la mamma salutando il soldato spiritoso, sono stati puniti, noi siamo ben protetti e Saddam è molto lontano. La bambina non ci pensa più, ma i grandi restano con la strana sensazione della storia infinita, mentre la notte si avvicina. Nelle scuole non si è rinunciato ad andare travestiti, hanno perfino sfilato in varie città alcuni carri con grandi pupazzi di cartapesta (puffi, nani, molti astronauti in onore di Ygal Ramon); i religiosi sono andati al tempio per leggere il testo biblico che racconta il grande pericolo corso a causa del tiranno e la sconfitta definitiva del cattivo: si canta la Meghilà di Ester, una storia biblica ricamata e complessa. E ogni volta che l´antica poesia nomina il perfido Aman, crudele consigliere antisemita del re Assuero, il pubblico, specie i bambini, si scatena con trombette tric trac e lingue di Menelicche per coprire l´odiato suono. Un esercizio che si fa fra grandi risate, a cui soprattutto i religiosi vestiti di nero non sono tanto allenati: e infatti ci si dedicano con passione. Secondo la tradizione sarebbe prescritta ogni forma di gioia, persino l´ubriachezza. Ma ieri a Gerusalemme di ebbrezza non c´era segno. Assuero e Aman non erano tanto lontani. Erano a Baghdad. La storia canta più o meno così: il popolo ebraico, assoggettato da Assuero, deportato a Susa, sotto la saggia guida del patriarca Mordechai è laborioso e rispettabile, ma si rifiuta a qualcosa che il consigliere del re, Aman, non può sopportare: non piega la testa, non si inchina al suo passaggio. «Tutti i dignitari del re si inchinavano e si prostravano di fronte ad Aman... ma Mordechai non si inchinava nè si prostrava». Da qui la decisione di Aman di sterminare tutti gli ebrei, che non si integrano, sono estranei all´impero, nemici orgogliosi e sfacciati. Un apologo che alle orecchie degli israeliani, nella notte in cui Saddam minaccia di attaccarli proprio per la loro supposta prepotenza, per una estraneità all´area continuamente proclamata, non potrebbe suonare più interessante: «Furono inviate lettere per mezzo dei corrieri in tutte le province del regno, con l´ordine di sterminare, uccidere, distruggere tutti gli ebrei, dal giovane al vecchio, bimbi e donne, in uno stesso giorno, il tredici del dodicesimo mese, cioè il mese di Adar, e di predare i loro beni». Per abbreviare la storia, Aman non riesce alla fine nel suo scopo, malgrado l´indolenza del suo re, sempre assiso fra «cordoni di bisso e porpora, fra aste d´argento e colonne di marmo, su letti d´oro e d´argento su pavimenti di porfido, di marmo bianco e di pietre nere, mentre si mesceva il vino reale in tazze d´oro, diverse l´una dall´altra». Interviene la nipote di Mordechai, Ester, moglie di Assuero che, grazie alla sua straordinaria bellezza, ma soprattutto rivelando al re che anch´ella è di origine ebraica, riesce a ottenere fra mille avventure la salvezza del suo popolo e anche la vendetta, che investe non solo Aman ma anche la sua malvagia famiglia (e qui di nuovo suona un campanello...). Aman viene impiccato alla forca preparata per Mordechai, che invece «uscì al cospetto del re coll´abito regale azzurro e bianco, con una grande corona d´oro e un manto di porpora, e la città di Susa era lieta e festosa. Per gli ebrei fu luce, gioia, allegria e onore». Una bella storia da raccontarsi alla vigilia di una guerra in una zona dove non si è mai stati ben accolti, una storia che consola specialmente i bambini, che inopinatamente, per la coincidenza di Purim, sono diventati i protagonisti di questo giorno difficile. A Tel Aviv, in piazza Rabin, buffi missili di cartapesta colorata cercavano di sdrammatizare agli occhi dei piccoli la tempesta che si scorge all´orizzonte. Il ministero della Pubblica istruzione ha litigato tutto il giorno con le organizzazioni che rappresentano i genitori per la sua insistenza nel voler tenere aperte le scuole, salvo emergenze, anche nei prossimi giorni. Gli psicologi insistono nel dire che i bambini, insieme, possono affrontare meglio l´angoscia della maschera antigas e delle ore da trascorrere in pochi metri quadri con poca aria, consigliano di preparare giochi e libri anche nelle stanze sigillate di casa e raccomandano che si parli anche con i più piccoli della guerra, dato che comunque la tv, i giornali, i discorsi dei grandi li riempiono di interrogativi e di brutti sogni. Sharon ha detto più volte che la possibilità di essere attaccati è molto bassa, mentre il livello di attenzione è molto alto. Gli ospedali, i servizi di soccorso e di intervento civile sono al massimo di allerta, gli aerei dell´aviazione militare sono in volo di pattuglia sullo spazio aereo israeliano 24 ore su 24, otto batterie di Patriot e due del nuovo sistema antimissile Hetz (Freccia) sono in piena funzione. Le riserve sono state richiamate, almeno in parte. Assuero, pardon, Saddam Hussein, può pensare quello che vuole, ma anche se pianifica si attaccare Mordechai, pardon, Israele, un popolo provato da sei guerre in cinquant´anni non si spaventa più di tanto. Se dopo due anni terribili come quelli dell´Intifada Ester è sempre là, è chiaro che il perfido Aman e con lui quelli che vogliono male agli ebrei non ce la faranno, assicura la mamma riponendo la maschera di Purim. Adesso che i bambini vanno a dormire, lasciando ai grandi una notte piena di attesa, è tempo per i genitori di dare un´occhiata alle maschere nere e dure.
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