Meloni tiene a bada gli alleati di Putin: armi a Zelensky Analisi di Tommaso Ciriaco
Testata: La Repubblica Data: 01 dicembre 2022 Pagina: 1 Autore: Tommaso Ciriaco Titolo: «Nei nuovi aiuti a Zelensky anche i missili Aspide per la difesa aerea delle città»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 01/12/2022 a pag.1 con il titolo "Nei nuovi aiuti a Zelensky anche i missili Aspide per la difesa aerea delle città" l'analisi di Tommaso Ciriaco.
A destra: Volodymyr Zelensky
Questo pomeriggio, in Consiglio dei ministri, il governo di Giorgia Meloni approverà il decreto che garantisce copertura legale a tutti gli invii di armi a favore dell’Ucraina per l’intero 2023. E’ la precondizione per dare il via libera - tra fine dicembre e inizio gennaio - al sesto decreto interministeriale con nuove forniture militari a Kiev. Lo farà ignorando i tentativi di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi di sgambettare, rallentare, annacquare l’operazione. Nel testo, che non può essere al momento reso pubblico perché secretato come i precedenti cinque pacchetti, sarà prevista anche - salvo inconvenienti tecnici dell’ultimo minuto - la spedizione dei missili Aspide.
Giorgia Meloni incontra Ronald Lauder, presidente del World Jewish Congress
Una novità, perché mai finora erano stati forniti all’Ucraina da Roma. Un segnale politico. Un messaggio in totale continuità con l’esecutivo precedente, che aveva già avviato una ricognizione proprio per garantire questi strumenti alla difesa ucraina. Ma di cosa si tratta? Gli Aspide sono missili terra-aria di vecchia generazione, che la nostra Aeronautica ha tolto dal servizio lo scorso anno. Ma per Zelensky sono armi preziose, perché la sua contraerea d’origine sovietica è a un passo dal collasso e proprio gli Aspide sono considerati molto precisi. Anche la Spagna li aveva in dotazione e ha deciso di fornirli a Kiev, addestrando il personale: la prima batteria è già stata consegnata da Madrid. Quanto ai missili in possesso dell’Italia, sono depositati negli hangar di Rivolto (Udine), dove i tecnici hanno iniziato a “rivitalizzare” i propulsori. L’ipotesi è di donare quattro batterie complete di radar, ciascuna con 18 missili: il raggio d’azione è diventi chilometri, sufficiente a proteggere una città dai droni e dai cruise russi. Non è un dettaglio, come detto. E di certo non risponde alla sensibilità di Salvini e Berlusconi, che nelle ultime ore hanno prima collaborato a far saltare il blitz dell’esecutivo costruito attorno all’emendamento al decreto Calabria – che prevedeva proprio la copertura legale per l’invio di armi per tutto il 2023 – e poi hanno costretto la maggioranza a modificare la mozione approvata ieri sull’Ucraina, mettendo in testa al documento la richiesta di impegno per la pace e per uno sforzo diplomatico. È il massimo che è disposta a concedere Meloni.
Silvio Berlusconi, Matteo Salvini
Oggi spiegherà infatti ai suoi ministri che non esiste un margine per evitare nuove forniture, né per far slittare il sesto decreto interministeriale, e neanche per dare un segnale di discontinuità rispetto alla linea di Mario Draghi sul sostegno a Kiev. In questo senso, va anche la continuità alla Difesa tra Lorenzo Guerini e Guido Crosetto. E d’altra parte, la certezza dell’impegno dell’esecutivo – nonostante le resistenze di Lega e FI – era evidente già durante il G20 in Indonesia. La presidente del Consiglio si era ritrovata faccia a faccia con Joe Biden. E aveva avuto modo di chiarire un punto già anticipato qualche giorno prima durante un colloquio telefonico: «L’Italia manterrà gli impegni assunti con gli alleati dal governo precedente». E, semmai, li amplierà. Nasce in questo contesto la decisione del governo italiano di inviare anche materiale mai inviato finora. Inclusi i missili Aspide. Un discorso a parte va invece fatto per le batterie antimissile Samp-T. L’idea, a cui lavorava già l’esecutivo Draghi, era quella di fornire lo strumento bellico, lasciando ai francesi il compito di garantire il radar e i missili da lanciare. Qualcosa si è incastrato, forse per ragioni tecniche, forse anche per alcune recenti incomprensioni con Parigi. Al momento, comunque, questo strumento non sembra destinato a far parte del nuovo decreto.
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