Continua la polemica sulla mostra di Fossoli Franco Perlasca, in seguito alla polemica sulla mostra organizzata dal Comune di Carpi, riceve continuamente lettere antisemite e antisraeliane
Testata: Libero Data: 20 marzo 2003 Pagina: 16 Autore: Dimitri Buffa Titolo: «L'Unità scarica il figlio dello Schindler italiano»
Riportiamo un articolo di Dimitri Buffa pubblicato su Libero giovedì 20 marzo 2003. "Il Consiglio Comunale di Carpi sapeva benissimo che quella mostra fotografica di donne islamiche velate piazzata lì a sormontare le scritte lasciate dalle vittime del campo di concentramento di Fossoli poteva essere equivocata come tentativo di equiparare quello che 50 anni fa facevano i nazisti agli ebrei a quello che secondo la vulgata di sinistra odierna, vagamente antisemita, sarebbero gli israeliani a fare ai palestinesi. Il presidente del consiglio comunale, infatti, il diessino Mauro Benincasa, con cui esposi le mie lagnanze il giorno della memoria, convenne con me che era meglio toglierle da lì in concomitanza con la mostra su mio padre.. quello che mi fa rabbia e che tre giorni dopo le abbiano rimesse.." Franco Perlasca non vuole rilanciare polemiche dopo l'articolo di ieri sull' "Unità" di cui dice di apprezzare i contenuti ma non il titolo, ma di certo non si dichiara soddisfatto della lettera con cui l'assessore Salvarani ha tentato di "arrampicarsi sugli specchi" per "giustificare la quanto meno poco felice scelta, l'accostamento di dubbio gusto". Perlasca junior, come prova del fatto che aveva visto giusto e non era lui a essersi sbagliato, riceve continuamente vergognose lettere (più di 50 in pochi giorni) antiisraeliane che lo rimproverano di non volere constatare l'evidenza che i nuovi nazisti oggi sarebbero gli ebrei dello stato di Israele e i nuovi perseguitati i palestinesi. Non ci credete? E allora leggete ad esempio cosa scrive tale Piero Calì: ".. (la mostra) non offende certamente la mia coscienza. Quello che mi offende profondamente è la "gente" come te , come Oriana Fallaci, come Ariel Sharon e tutte quelle fecce che stando al congresso americano difendono e foraggiano i sionisti che stanno compiendo un genocidio di proporzioni immense verso un popolo indifeso al quale è già stato rubato tutto, anche la speranza di un domani. Vergognati e impara da chi ha il coraggio di esprimere questa sensibilità". Meno insultante ma altrettanto fuorviante quello che scrive a Perlasca tale Gian Carlo Scotuzzi: "...è difficile negare che lo stato d'Israele è nato a scapito dei palestinesi, così come è difficile mettere sullo stesso piano la religione ebraica con un esercito israeliano barbaro al punto da essere l'unico del mondo a praticare legalmente la tortura." Addirittura si è scomodato a scrivere ad Augias, e per conoscenza a Perlasca, in risposta alla sua lettera di protesta contro il comune di Carpi pubblicata da "Repubblica", anche un italiano, Arturo Camillacci, che vive a Baku in Azerbaijan: "..il Sig. Perlasca, e chiunque la pensa come lui, dovrebbe venire qui in Azerbaijan a vedere con i propri occhi come una comunità ebraica sa e può vivere in armonia e nel reciproco rispetto con il resto della popolazione di un Paese, in maggioranza di religione musulmana di rito sciita, almeno per tentare di capire come l'appartenenza ad una certa religione non è e non deve essere il principale metro di giudizio per condannare o assolvere "a priori" persone, governi e nazioni che praticano azioni di terrorismo e sanguinose rappresaglie contro parenti e amici di presunti terroristi, nonché perpetrano politiche di sterminio pianificato e crimini di genocidio contro la propria popolazione." Insomma nonostante le vibrate proteste dell'assessore Brunetto Salvarani che ha respinto intenti provocatori e ancor meno antisemiti della mostra in questione (inondando con i propri comunicati tutte le compiacenti gazzette dell'Emilia rossa che hanno dato molto spazio alla replica indignata), Perlasca, dal tono delle lettere ricevute, sembra invece avere colto nel segno: quelle donne velate in quella mostra, quegli accostamenti con la shoah, sembravano fatti apposta per portare acqua ai propugnatori dell'azzardata tesi che gli ebrei fanno oggi ai palestinesi quello che ieri era fatto loro dai nazisti. Speriamo che adesso il Comune di Carpi ne tenga conto e anticipi i tempi di chiusura di questa non artisticamente irresistibile manifestazione. Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione di Libero. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.