Russia Stato terrorista, un'arma in più contro Mosca Analisi di Gianni Vernetti
Testata: La Repubblica Data: 24 novembre 2022 Pagina: 15 Autore: Gianni Vernetti Titolo: «Russia Stato terrorista, un'arma in più contro Mosca»
Riprendiamo dalla Repubblica online di oggi, 24/11/2022, con il titolo "Russia Stato terrorista": perché il voto del Parlamento Europeo è un'arma in più contro Mosca, l'analisi di Gianni Vernetti
Gianni Vernetti
Il Parlamento Europeo ha approvato una Risoluzione storica che muterà profondamente e nel tempo i rapporti fra l’Europa e la Federazione Russa. Da oggi la Russia è qualificato come uno Stato che sponsorizza il terrorismo e che compie azioni e usa metodi terroristici ed è la prima volta che tale “status” viene assegnato ad un paese membro del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite. Come ha dichiarato la Vicepresidente del Parlamento Europeo, l’italiana Pina Picerno (PD): “La risoluzione ribadisce senza esitazioni che gli attacchi deliberati e le atrocità perpetrati dalla Federazione russa contro la popolazione civile dell'Ucraina, la distruzione di infrastrutture civili e altre gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale costituiscono atti terroristici contro la popolazione ucraina e sono crimini di guerra”. Sono passate poche ore dal voto praticamente unanime a Strasburgo e se c’era bisogno di una conferma sulla bontà della Risoluzione, questa è giunta sotto forma di un attacco terrorista di un gruppo hacker vicino al Cremlino che ha messo fuori uso il sito web del Parlamento Europeo e tutta la connessione wi-fi degli edifici. L’esercito russo, dopo essere stato sconfitto militarmente sul terreno nelle campagne di Kiev, Kharkov e Kherson (tre “K” che rimarranno a lungo nella storia delle guerre), dopo avere perduto oltre il 50% del territorio ucraino che aveva occupato nella folle avventura bellica iniziata il 24 febbraio, sta conducendo da diversi mesi una campagna militare quasi esclusivamente contro la popolazione civile. Le camere di tortura e le fosse comuni di Irpin e Bucha, le migliaia di civili uccisi nella distruzione sistematica e pianificata di Mariupol, la guerra asimmetrica per impedire le esportazioni di grano, gli attacchi alle infrastrutture energetiche all’inizio dell’inverno ucraino, le azioni sconsiderate ed ad altissimo rischio per il controllo della centrale nucleare di Zaporizzja, l’attacco terroristico al gasdotto North Stream 1, sono tutti indicatori di un disegno che non è più soltanto militare, ma ha tratti e caratteristiche “genocidare”. L’obiettivo non è soltanto più la sconfitta militare dell’Ucraina, resa oramai impossibile dalla determinazione degli ucraini e dal significativo sostengo bellico occidentale, ma l’annichilimento di un’intera popolazione: una sorta di Holomodor 2.0 per fa pagare un prezzo altissimo alla popolazione civile come vendetta per la propria sconfitta militare sul campo. La risoluzione votata ieri al Parlamento europeo ha poi compiuto anche un passo ulteriore, chiedendo al Consiglio Europeo di inserire il gruppo Wagner e la milizia cecena di Ramzan Kadirov nella lista delle organizzazioni considerate “terroriste” della Unione Europea. Le due organizzazioni, da “braccio violento” del regime di Mosca, si sono progressivamente trasformate in strutture e organizzazioni militari in grado di condizionare in modo significativo il Cremlino a cominciare dal presidente Vladimir Putin. Eugheny Prigozhin, l’oscuro imprenditore del catering di San Pietroburgo noto come lo “chef di Putin”, è diventato, alla guida dell’esercito privato di Wagner, una componente fondamentale della politica estera e delle strategie militari della Federazione Russa e del suo zar in declino, non soltanto in Ucraina. Pensiamo alle molteplici azioni di guerra asimmetrica nei confronti dell’occidente guidate dalla “fabbrica dei troll” di Prigozhin: dall’interferenza nelle elezioni presidenziali Usa del 2016, all’ondata di fake news per screditare la gestione europea e americana della crisi pandemica, al sostegno post-ideologico a diversi movimenti populisti e sovranisti fra le due sponde dell’oceano. Poi, con la milizia Wagner, il gruppo ha avuto un ruolo sempre più attivo nella gestione delle crisi e dei conflitti in tutti i teatri militari in cui era coinvolta Mosca, gestendo in “outsourcing” le attività più brutali, collezionando una lunga lista di crimini di guerra fra il Medio Oriente e l’Africa, a cominciare da un ruolo attivo nei recenti colpi di stato in Mali e in Burkina Faso. Il gruppo Wagner ha affiancato l’esercito russo nella prima guerra d’Ucraina nel 2014 nelle provincie di Donetsk e di Luhansk, è stato attivo nel conflitto siriano in sostegno al presidente Bashar al Assad con oltre 5.000 uomini, ed ha assunto la leadership sul capo nel conflitto in Ucraina dal febbraio del 2022, rendendosi responsabile di centinaia di crimini di guerra, ampiamente documentati. Il caso delle milizie cecene di Ramzan Kadirov è simile a quello del Gruppo Wagner e la storia di entrambe ricorda quanto già accaduto in altri regimi dittatoriali nella storia recente: dalle Schutzstafell (le SS) del regime nazista alle milizie dei Basij, la forza paramilitare dei Guardiani della Rivoluzione, responsabile della violentissima repressione in corso in queste ore in tutti l’Iran per soffocare la rivolta nata dopo l’uccisione della giovane Masha Amini. Milizie e gruppi paramilitari, nati per fare il “lavoro sporco” del regime, ma presto diventati l’anima vera del regime stesso. Da oggi la Corte Penale Internazionale ha uno strumento in più per giudicare i crimini di guerra e contro l’umanità commessi in Ucraina dalla Russia.
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