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La Repubblica Rassegna Stampa
23.11.2022 Grande fuga da Kherson
Cronaca di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 23 novembre 2022
Pagina: 14
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «Via dalle bombe e dal gelo, la grande fuga da Kherson dei civili appena liberati»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 23/11/2022, a pag. 14, la cronaca di Daniele Raineri dal titolo "Via dalle bombe e dal gelo, la grande fuga da Kherson dei civili appena liberati".

Festival Internazionale del Giornalismo
Daniele Raineri

Kiev, nelle stanze delle torture di Kherson anche adolescenti - Europa -  ANSA

Soltanto dieci giorni fa Kherson è stata liberata dall’occupazione delle truppe russe e le auto in coda passavano davanti a piazza della Libertà sventolando la bandiera ucraina. Adesso ci sono centinaia di auto in fila al posto di blocco in uscita dalla città. Famiglie, auto cariche con la roba schiacciata contro i finestrini, bambini che scendono per una sgambata, tanto la coda è lunga chilometri ed è ferma. È l’inizio dell’evacuazione su base volontaria della città, che da giorni è bersagliata dall’artiglieria di Mosca. Ci sono stati cinque morti in tre giorni e una ventina di feriti portati in ospedale. «È questa la roulette russa – dice un autista in una piazzola –, quando senti un colpo sparato dai russi non sai se tocca a te oppure a qualcun altro». I soldati russi sono dall’altra parte della città rispetto al posto di blocco, ma Kherson con i suoi viali ordinati e i suoi tigli è piccola e c’è soltanto il fiume Dnipro di mezzo. Poco oltre la coda di auto, all’ingresso ufficiale della città, squadre municipali sostituiscono le vecchie pubblicità dei perdenti con quelle dei vincitori. La ritirata dei russi e l’arrivo dei soldati ucraini è anche una questione di cartellonistica. Con una gru ne stanno montando uno tutto giallo, con la scritta: “Kherson città eroica”. Più in là c’è un cartellone con la sagoma in passamontagna di un poliziotto delle squadre speciali: «Vuoi segnalare un collaborazionista o un traditore? Inquadra il codice QR». Il link porta a un canale dove è possibile segnalare uno dei collaborazionisti filorussi rimasti in città – e sarebbero molti, a dar retta alla gente. A duecento metri dalle squadre municipali c’è ancora un cartellone della propaganda di Mosca che invita a prendere il passaporto russo. Daniel è un diciassettenne con coda di cavallo bionda, siede in uncaffè inaugurato dai russi nella hall del cinema Ucraina, davanti a piazza della Libertà, che è diventato uno dei tre posti più civili della città. Ride a mezza bocca: «Ma come! Ci hanno detto che siamo un pezzo di Russia e che siamo tutti cittadini russi e adesso ci bombardano? Stamattina un colpo di cannone è arrivato a duecento metri dal mio palazzo, il mio quartiere è uno dei più presi di mira. Per quel che ne sappiamo potrebbe arrivare un colpo anche qui in questo momento. Mi sto preparando ad andare via». Daniel è stato due giorni in prigione perché durante l’occupazione, in un bar qui vicino, ha detto a un amico che «l’ottanta per cento della gente di Kherson adesso è senza lavoro». Un informatore l’ha sentito, la frase suonava poco patriottica, i soldati l’hanno bloccato mentre ancora era al bancone e l’hanno portato via. Solita procedura, controllo del telefono, notte in galera ad ascoltare le urla che arrivavano dal piano di sopra, interrogatorio che è finito con la frase «per noi tu non sei nulla». «Adesso loro se ne sono andati e noi siamo liberi. Ma ci bombardano. Non ci era ancora successo perché loro erano qui. Vado via». Il caffè porta una parvenza di normalità, funziona grazie a un generatore diesel e a un grande serbatoio d’acqua in plastica, perché i russi prima di andarsene hanno distrutto la centrale elettrica e l’acquedotto. Era il 18 ottobre quando le autorità russe hanno ordinato l’evacuazione di Kherson perché gli ucraini erano troppo vicini e l’hanno fatta andare avanti al ritmo di cinquemila sfollati al giorno. Era il 19 ottobre quando anche le autorità ucraine hanno chiesto agli abitanti di Kherson di evacuare la città perché i russi sono troppo vicini e tra poco le condizioni saranno insostenibili. Gli ucraini liberati per dieci giorni non hanno potuto superare i posti di blocco attorno alla città, perché come in tutti i territori occupati e poi liberati, l’intelligence e le forze di polizia ucraine devono prima fare verifiche – l’idea è quella di evitare che i collaborazionisti vadano in altre città e facciano perdere le loro tracce. Adesso molti cominciano a ottenere i permessi per uscire, ma il primo viaggio fuori, per molti, è anche una fuga.

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