Ucraina, il generale inverno Commento di Anna Zafesova
Testata: La Stampa Data: 23 novembre 2022 Pagina: 20 Autore: Anna Zafesova Titolo: «Il generale inverno»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 23/11/2022, a pag.20 con il titolo "Il generale inverno" il commento di Anna Zafesova.
Anna Zafesova
"«Oggi, 22 novembre, in tutta l’Ucraina sono previste soltanto interruzioni di elettricità secondo il piano, dalle 00.00 alle 24.00». Quella annunciata al mattino dall’ente elettrico Ukrenergo è una buona notizia, perché significa che i black out ci saranno, ma seguiranno un grafico pubblicato sul sito e si potrà pianificare la giornata: decidere quando ricaricare computer e telefono, quando lavorare, quando cucinare e quando fare i compiti con i figli. Il premier ucraino Denys Shmyhal però non nasconde ai suoi concittadini che non tutte le giornate saranno così fortunate, «stanno arrivando le gelate e vediamo il consumo di energia crescere», perciò ci saranno ancora dei black out «avariyny», cioè imprevisti, dovuti a emergenze e non soltanto alla necessità di non sovraccaricare la rete. Gli «avariyny» possono iniziare in qualunque momento e durare ore: nei condomini multipiano di Kyiv gli inquilini lasciano sedie e kit di sopravvivenza – torcia, acqua, biscotti, salviette, coperta, una busta per eventuali emergenze igieniche e spesso anche qualche pasticca di calmante – per chi resta bloccato in ascensore. I black out insegnano a cogliere e apprezzare l’attimo: può capitare di andare a fare la spesa per doverla poi lasciare al supermercato, perché in tutto il quartiere si spegne la luce, portandosi via la possibilità di pagare alla cassa, cucinare sul forno elettrico e mettere via gli avanzi in frigo. I black out insegnano a pianificare, e a razionare: il riscaldamento, il cibo caldo, le ore di studio e di lavoro, le docce, gli spostamenti, i film alla tv, gli zoom con i parenti rifugiati in Europa e le chat con gli amici al fronte.
Volodymyr Zelensky
Nel 2022, il «generale inverno» viene arruolato dagli strateghi del Cremlino in una versione tecnologica: con una regolarità premeditata e spietata, una pioggia di missili russi si abbatte sulle centrali elettriche ucraine, sugli impianti termici e sugli snodi della rete idrica. «Non abbiamo praticamente impianti elettrici idrici o termici illesi», ha confessato il capo di Ukrenergo Vladimir Kudritsky, e il premier Shmyhal stima il danno alle infrastrutture energetiche in quasi due miliardi di dollari. L’ipotesi di evacuare Kyiv è stata smentita dalle autorità, ma Hans Kluge, responsabile europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità, teme comunque una nuova ondata di profughi: «Questo inverno, il problema sarà la sopravvivenza», ha detto dopo un sopralluogo negli ospedali ucraini. Per l’Oms, potrebbero essere almeno 3 milioni i civili ucraini in fuga dal gelo, e la vicepremier Irina Vereshuk ha invitato i concittadini rifugiati in Europa a non rientrare a casa prima della primavera. Per ora l’inverno è stato mite, ma le prime nevicate, e le previsioni di minime ben sotto lo zero, l’incubo della catastrofe umanitaria ha già spinto molti Paesi occidentali a cambiare la lista degli aiuti all’Ucraina, inviando generatori, pannelli solari e soprattutto pezzi di ricambio per la rete elettrica sotto attacco. L’ultimo bombardamento, il 15 novembre scorso, è stato il più pesante dall’inizio dell'invasione, con più di 100 missili sparati contro le infrastrutture civili. Il giorno che Vladimir Putin deciderà di lanciarne un altro – e non ha nascosto che ordina di far partire i missili in rappresaglia per le controffensive ucraine – la fragile soglia di sopravvivenza, al buio e al freddo, potrebbe venire superata in molte città. È vero che l’Ucraina non rimarrà completamente al buio grazie alle centrali nucleari – sperando che i russi non le bombardino – ma le infrastrutture vulnerabili sono tante, troppe. La lista dei bersagli comprende dighe, centrali elettriche e termiche, stazioni di pompaggio dell’acqua, reti ad alta tensione: l’obiettivo dichiarato è «costringere Kyiv alla pace», dicono i commentatori militari moscoviti, altrimenti «l’Ucraina verrà ridotta al XVIII secolo», proclama il vicepresidente della Duma Pyotr Tolstoj, pronipote del grande scrittore pacifista. La risposta degli ucraini è il mantra coniato da Volodymyr Zelensky dopo i bombardamenti: «Senza la luce o senza di voi? Senza di voi». È una guerra asimmetrica contro i civili, e Kluge riferisce di 703 strutture sanitarie ucraine colpite, molte delle quali «non più in grado di erogare funzioni base» come incubatrici, sale operatorie o apparecchi di rianimazione. Difficile immaginare che i generali putiniani pensano seriamente che gli ucraini fermino la riconquista inarrestabile dei territori occupati per non vivere a lume di candela. Le rappresaglie missilistiche sono però chieste dai «falchi» militaristi, i blogger che inneggiano alla morte degli ucraini e gli «inviati di guerra» della propaganda che si infuriano perché Putin non ordina di bombardare il palazzo di Zelensky a Kyiv. Lasciare l’Ucraina al buio non farà vincere i russi, ma potrebbe sembrare al Cremlino un prezzo accettabile per aver perso.
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