Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 21/11/2022 a pag. 10, l'articolo 'La libertà si cerca sempre degli alibi per limitarsi o distruggersi'.
Pascal Bruckner
Nel saggio “Le Sacre des pantoufles”, Pascal Bruckner denuncia la “tirannia sedentaria” delle società moderne sottomessa alla “grande dimissione”. Osservatore inquieto di un’epoca in crisi di ideali, il filosofo francese traccia il ritratto senza concessioni delle nostre vite imbevute di confort e polverizza quelli che, come l’eroe della letteratura russa Oblomov, vivono distesi e diventano progressivamente degli esseri rimpiccioliti. Un saggio salutare e corrosivo.
Revue des Deux Mondes – “Le Sacre des pantoufles” annuncia il coronamento di una società ripiegata su se stessa per la paura del rischio. Quand’è che ha cominciato a percepire questa “tirannia sedentaria”, quella della rinuncia al mondo esterno?
Pascal Bruckner – A dire il vero, il mondo occidentale è sempre stato combattuto tra gli appetiti del mondo esterno e le seduzioni della vita intima. Benjamin Constant definiva la democrazia come la sicurezza nei piaceri privati e Tocqueville vedeva nell’amore per il benessere una causa dell’abbandono della politica. Il Covid e soprattutto i successivi confinamenti hanno accelerato un processo latente che era presente dai tempi della caduta del Muro: poiché il nemico era scomparso, ci si poteva finalmente concentrare solo su di sé.
Secondo il suo punto di vista, la pandemia e la sua sequela di confinamenti non hanno fatto altro che confermare un movimento più profondo. Questa grande dimissione non è a suo avviso la manifestazione definitiva della stanchezza dell’occidente? C’è forse una stanchezza dell’occidente, ma dove sono le società dinamiche e toniche? Vedo ovunque soltanto dei regimi autocratici o teocratici, che soffocano le aspirazioni dei loro cittadini alla libertà, o delle società anarchiche che gestiscono il caos a detrimento dei più poveri. La Russia di Putin è in ginocchio, la Cina di Xi Jinping è chiusa a chiave, l’Iran dei mullah ha messo il suo grande popolo persiano nella prigione dei dogmi. Quanto all’islam, di cui si vanta la vitalità, vedo soprattutto una religione malata, come diceva il poeta e filosofo tunisino Abdel Wahabb Medeb, lacerata tra due estremismi: il terrorismo in nome di Dio e la tentazione dell’ateismo repressa rapidamente dai chierici.
Quando il mondo appare pericoloso, la tentazione dell’isolamento non è forse legittima? Certo, chi può vantarsi di non essere inquieto dinanzi alla situazione catastrofica del nostro presente? Rischi nucleari, rumore degli stivali, stravolgimenti climatici, attentati vari: ciò che è cambiato, nel 2022, è che il confinamento ha fatto giurisprudenza. Ha provato che 4 miliardi di uomini potevano vivere a casa loro senza grandi problemi e che alcuni lo trovavano persino piacevole col rischio di averne nostalgia, un po’ come quei detenuti che rimpiangono le sbarre della loro cellula quando vengono liberati. Questo stile di vita home sweet home è allestito nelle case della maggior parte dei nostri compatrioti, con tutte le raffinatezze del confort, e permette, grazie alla rivoluzione digitale, di ricevere tutto a domicilio. Qual è dunque il vantaggio di uscire se il mondo esterno è già a casa nostra? Tutto può essere consegnato a domicilio, anche i partner sessuali.
L’uomo contemporaneo fugge dalla realtà verso un’esistenza virtuale e fantasticata che lo soddisfa. In cosa l’amore per la reclusione è legato agli schermi? Lo smartphone rende la realtà superflua perché è la realtà, al posto della realtà stessa. Inoltre, questo strumento geniale e catastrofico allo stesso tempo, ha come particolarità quella di essere il luogo di microeventi permanenti: par parodiare un vecchio slogan della Samaritaine, accade sempre qualcosa nel mio telefono, mentre la vita mi offre avventure soltanto col contagocce. Per non parlare del Metaverso, ancora agli inizi, che è il trionfo di un vuoto riempito di sogni più o meno vietati: in questo spazio virtuale posso essere pirata, monarca, stupratore e assassino in totale impunità.
Il discorso catastrofista influenza il nostro universo mentale, in particolare la nostra tolleranza alla privazione dei nostri diritti che è sempre meno contestata. Come ha potuto la libertà diventare un tale peso? La libertà si cerca sempre degli alibi per limitarsi o distruggersi: se il pianeta deve morire, la mia libertà individuale non ha più alcun peso. Vediamo riapparire la vecchia idea del sacrificio per una causa superiore. Ma in realtà, l’invocazione di questa causa non è altro che un pretesto per farla finita con le nostre libertà e i nostri diritti. E’ il trionfo dello stato d’eccezione decretato da una piccola falange di spiriti superiori che “sanno”, mentre la grande massa resta nell’ignoranza. Bisogna terrorizzare questa massa con delle azioni eclatanti.
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